Cultura e spettacoli - 25 ottobre 2020, 16:02

Lo spettacolo torinese dice no alla chiusura di cinema e teatri: “Siamo sempre stati luoghi sicuri”

L’assessora alla cultura Francesca Leon ha sottoscritto una lettera inviata al Mibact: “Rivedete il decreto. Tenuta sociale di una comunità è data dalla cultura condivisa”

Lo spettacolo torinese dice no alla chiusura di cinema e teatri: “Siamo sempre stati luoghi sicuri”

È arrivato come una doccia gelata, l’annuncio della chiusura, a partire da domani, di cinema, teatri e sale concerto in tutta Italia. Una misura, contenuta nell’ultimo Dpcm, che fino all’ultimo si è cercato di scongiurare, con un rincorrersi serrato di appelli da parte del comparto culturale, sin dalle prime diffusioni della bozza nella serata di ieri. “È stata una scelta particolarmente difficile - ha commentato il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa -, perché sappiamo bene quanto questo settore sia in sofferenza da molti mesi”.

Eppure la stretta ci sarà, per ora fino al 24 novembre, salvo ulteriori proroghe, andando a colpire nuovamente una macchina che si era appena rimessa timidamente in moto.

Non si sono fatte attendere le reazioni a livello territoriale. In particolare, le amministrazioni locali hanno sottoscritto una lettera inviata dal vicesindaco alla crescita culturale di Roma Capitale Luca Bergamo al ministro Dario Franceschini. Tra i firmatari, anche l’assessora alla cultura della Città di Torino Francesca Leon: "consideriamo opportuna e necessaria una revisione di questa disposizione al più presto, affinché teatri, cinema e sale da concerto possano riaprire prima del termine di efficacia del decreto”, si legge nella missiva. Richiesta inoltre "un'immediata attivazione di ammortizzatori sociali, concreti ed efficaci, per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, con particolare attenzione ai soggetti professionali la cui attività è caratterizzata da intermittenza, occasionalità e precarietà”. Misura cui lo stesso Conte ha fatto cenno illustrando i punti del Dpcm, con l’annuncio della pubblicazione in Gazzetta già da martedì.

"Da amministratori pubblici responsabili delle politiche culturali nei nostri territori, - aggiungono gli assessori - seguiamo con estrema apprensione e preoccupazione l'andamento dei contagi e siamo consci del fatto che nuove misure restrittive siano senza dubbio necessarie per contrastare la recrudescenza del virus nel nostro Paese. Tuttavia, riteniamo necessario portare alla vostra attenzione che la misura appena assunta nei confronti dello spettacolo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già duramente provato e, soprattutto, priverà i nostri concittadini di un importantissimo strumento di condivisione e riavvicinamento sociale, nel pieno rispetto del distanziamento fisico”. 

Nella storia delle democrazie - concludono i firmatari della lettera - la tenuta sociale delle comunità, soprattutto nei suoi momenti più critici e dolorosi, si è sempre fondata soprattutto sulla possibilità di condividere esperienze culturali”.

Ricca la polifonia di opinioni all’interno del tessuto torinese e piemontese dello spettacolo dal vivo, sin dalle prime ore di questa mattina. Simone Schinocca, direttore artistico di Tedacà, impegnato in queste settimane con il nuovo cartellone di Fertili Terreni Teatro, ha scritto su Facebook: “Se la scure deve cadere su di noi, abbiamo bisogno che le promesse diventino fatti, che l’assegnato diventi erogato, che città, regione e Stato vadano oltre all’ordinario, che la cassa integrazione arrivi nel mese dovuto e con cadenza regolare, e forse sopravviveremo”. Così Matteo Negrin, direttore di Fondazione Piemonte dal Vivo, che quest’estate ha portato in scena oltre 100 repliche di eventi all’aperto in tutta la regione: “Le attuali politiche di contrasto al virus hanno come obiettivo il preservare la vita dalla morte. Il Teatro ha invece il compito di indagare il motivo per cui la prima sia preferibile alla seconda. I teatri sono luoghi sicuri, teniamo aperti i teatri”.

Sulla sicurezza dei luoghi di spettacolo non ha dubbi anche il presidente di Fondazione Cirko Vertigo Paolo Stratta, per il quale vanno mantenuti attivi come sempre fatto dalla ripresa a oggi, “con protocolli precisi, distanziamenti e precauzioni uniche. Molto maggiori dei trasporti e dei supermercati, che ovviamente continuano ad essere in funzione”.

E se non basta il richiamo alla funzione sociale essenziale del teatro per l’intera comunità, a parlare chiaro sono i numeri: secondo i dati forniti dal’Agis a inizio mese, dal dal 15 giugno al 10 ottobre, in tutta Italia sono stati realizzati 2782 spettacoli, cui hanno assistito 347.262 spettatori, con un solo caso di contagio.

"Sono stati siglati - ha ricordato l’associazione - accordi e protocolli a livello territoriale e nazionale con le organizzazioni di categoria per garantire la salute e la sicurezza, e tutte le imprese del comparto si sono adeguate assumendosi onerosi investimenti per elevare il livello di prevenzione sia per i lavoratori che per gli spettatori. Chiediamo sin da subito l’apertura di un tavolo al fine di individuare possibili strumenti idonei ad affrontare le situazioni di maggiore sofferenza e a garantire più certezza per il futuro”. 

Allarmato anche il mondo del cinema, che a Torino ha vissuto una stagione estiva in parte più rosea grazie al successo delle arene all’aperto. Il Cinema Massimo chiude questa sera - giusto in tempo - gli appuntamenti del 35° Lovers, ma saranno sicuramente da rivedere quelli previsti per il Torino Film Festival. A commentare le disposizioni, interviene intanto il festival internazionale Seeyousound, ricordando quanto svolto dal lockdown a oggi: “In un momento storico in cui la cultura rimane dimenticata e danneggiata, abbiamo comunque deciso di portare avanti la nostra missione: diffondere l'arte e l'amore per la musica, il cinema e l'educazione culturale. In questi mesi abbiamo organizzato circa 40 proiezioni estese sul territorio nazionale per poter far vivere la nostra e l'economia delle realtà con cui collaboriamo”. Ora ogni strategia di sopravvivenza, per tutte le sale, è nuovamente da rivedere. 

Troneggia, infine, con un lunghissimo post legato all’uscita del suo ultimo lavoro per Einaudi, La città dei vivi, anche l’opinione di Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino: “Facciamo parlare l'ineffabile: secondo la tradizione occidentale, se a una città togli il teatro (fosse anche una rappresentazione al giorno, in una città di un milione di abitanti, con un solo attore, davanti a quattro spettatori distanziati di 100 metri), se non consenti almeno questo, hai ucciso l'anima della città. Per quanto mi riguarda, è come se avessi cancellato, anche sul piano simbolico, una funzione religiosa. Ripensateci”. 

Manuela Marascio

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