Siamo giunti al quarto articolo.
Ognuno di essi, a suo e mio modo, cerca di portare la famosa “ventata d’aria fresca”. A voi lettori, stufi di minestre scaldate, luoghi comuni e notizie contraddittorie.
Non si tratta di superficialità; ci tengo a sottolinearlo. È pura, meravigliosa leggerezza.
Quando si è leggeri, solo allora, avvengono i miracoli: arrampicarsi sulle cose, esplorarle, costa meno fatica. Che ci si diriga verso l’alto, verso il basso o verso casa.
Aumenta la destrezza mentale, si rinforza la resistenza emotiva.
E la fune che tiene tutti noi ben stretti, alla vita fisica e alla vita metaforica, non potrà spezzarsi sotto il peso di bigottismo e pregiudizio.
La leggerezza salva.
Oggi Torino è luminosa, accesa come il sole che le brilla sopra. Profuma d’autunno e castagne come solo Lei sa fare. Sentite le foglie secche spezzarsi ad ogni passo? Le vedete tra i rami, poetiche, rosse e gialle, ad appassire nobilmente?
Approfitto del buonumore che spero il meteo e queste immagini abbiano innescato, per introdurre l’argomento odierno. Incredibile quanto bene si leghi al precedente.
Per gli ultimi arrivati, ecco un amorevole breve riassunto: la poesia PUO’ e DEVE occuparsi di realtà.
Ottobre è quasi terminato, vero. Ma questo mese in particolare, con forza, illumina di rosa uno spicchio di quella realtà con cui credo chiunque (direttamente o indirettamente) ha fatto i conti. Spesso, conti che non tornano come previsto.
Sto parlando di cancro, sì.
Molti lo avranno intuito dall’aggettivo usato qualche riga fa, “rosa”, come il fiocco simbolo della ricerca.
Di cancro ce ne sono molti tipi. Di cancro si muore. Quando colpisce, lo fa senza distinzione di sesso, età o geografia. Paradossalmente, la sua logica non potrebbe essere più “leggera”, più libera.
Spesso s’innescano meccanismi inaspettati, spaventosi. Nei casi peggiori, non si tratta di parentesi sfortunate; è l’inferno.
Ora, non sono qui né per deprimere né per elencare dati e percentuali. Ottobre, però, è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno e questo va ricordato!
Si parla di donne, madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie, cugine, nipoti, amiche, vicine di casa, compagne, commesse, artiste, cuoche, sommelier, sportive, impiegate, manager. Avete i loro visi davanti agli occhi? Si parla di un esercito intero, composto da soldatesse addestrate alle peggiori circostanze che, oggi più che mai, possono armarsi di un potente vantaggio: la prevenzione.
Sì, per quanto la mente possa mantenersi leggera, la realtà va affrontata con criterio. Serve un piano d’attacco, come in ogni battaglia che si rispetti. Serve strategia.
Non siamo da meno, perciò! Donne e uomini, facciamo di tutto per non essere trovati impreparati, intimiditi.
Non sottovalutiamo MAI il nemico, non questo.
Preveniamo. Sosteniamo la ricerca. Combattiamo. Usiamo tutte le armi a disposizione: persino un ceffone, se servisse.
A proposito di ceffoni, è giunto il momento di stupirvi con effetti speciali.
Al mio 3, alzate la testa…
Scherzo. Tenetela bassa e godetevi “COME IN UN VENTRE”.
A me ha messo i brividi.
Come in un ventre
paterno imprigionata e
sospesa senza luce d’amore
materno vivo l’essenza di un
mutamento.
Mi aggiro spaurita in
quel buio non cerco pietà né
compassione
non attendo più
alcuna motivazione
mi nutro di forza,
afferro il cordone.
E da sola mi sgravo
da questa prigione,
restituisco il ceffone.
(Antonio Corona, 2020)
Soffermiamoci sul finale: “Restituisco il ceffone”
Chi o cosa aspetta da tempo il vostro?
Pensateci su.