Economia e lavoro - 04 novembre 2020, 10:41

I metalmeccanici incrociano le braccia a Torino e in tutto il Piemonte per 4 ore: "Salario e sicurezza"

In tutte le province, così come nel resto d'Italia, sono previsti presidi statici di fronte a sedi di aziende, prefetture e unioni industriali. Per Torino, appuntamento davanti a Leonardo. "Chiediamo di riprendere una trattativa nel rispetto dei lavoratori che stanno mandando avanti il Paese"

I metalmeccanici incrociano le braccia a Torino e in tutto il Piemonte per 4 ore: "Salario e sicurezza"

Quattro ore di sciopero nazionale per protestare, nella giornata di giovedì 5 novembre, contro il mancato rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Anche Torino e il Piemonte si schierano in prima linea, con i sindacati di categoria di Fim, Fiom e Uilm. Una data non casuale, visto che cade a un anno esatto dalla presentazione della piattaforma per il rinnovo del contratto e che coinvolge 150mila persone in Piemonte, di cui 80mila soltanto a Torino.

"Avremo manifestazioni in tutte le province, nei pressi di prefetture, sedi di Unioni industriali e aziende importanti - dice Gianfranco Verdini, coordinatore regionale di Uilm Piemonte - e vedremo con le nuove indicazioni del dpcm cosa ci sarà permesso di fare in termini di spostamenti tra i Comuni. Torino, Novara, Biella, Vercelli e Cuneo saranno in ogni caso interessate dalle manifestazioni".

Per il Torinese, in particolare, un presidio unitario si terrà davanti alla Leonardo – Aircraft Division, in Strada dell’aeroporto 1, a San Maurizio Canavese. L’iniziativa si svolgerà dalle ore 10 alle 12 con la presenza dei segretari generali di Fim, Fiom e Uilm Torino, Davide Provenzano, Edi Lazzi e Luigi Paone, dei delegati e dei lavoratori delle principali aziende metalmeccaniche del territorio.

"Dalla crisi si esce dando le giuste risposte a livello sanitario, ma dando anche i giusti messaggi a livello economico, con risposte positive da mandare ai cittadini - prosegue Verdini - e il rinnovo del contratto nazionale metalmeccanico è uno di questi segnali positivi".

Un cammino che si è interrotto il 7 ottobre, a causa di differenze insormontabili con le parti datoriali, Federmeccanica e Assistal. "Speravamo di essere di fronte, anche alla luce della situazione globale, di una nuova stagione di relazioni industriali. Invece hanno voluto mettere in discussione non solo la piattaforma, ma anche il ruolo del sindacato". Per quanto riguarda i salari, "abbiamo chiesto un aumento dell'8% sulla paga base, ottenuto peraltro da FCA in un periodo di certo non facile, ma da parte datoriale avrebbero voluto, con due rinnovi negli ultimi anni, un aumento di 80 euro francamente inaccettabile".

"Vogliamo rilanciare il settore a livello nazionale, a partire dal Piemonte, che rappresenta sempre un vertice del vecchio triangolo industriale. Forse si devono convocare gli Stati generali del lavoro, per attirare i futuri investimenti del Recovery fund - dice ancora Verdini - e al tempo stesso bisogna mettere soldi nelle tasche dei lavoratori, unica via per rilanciare i consumi. A cominciare dai consumi dei prodotti che noi stessi produciamo, visto che in buona parte rimangono sul mercato interno". E poi "vogliamo nel medio periodo ridurre il precariato e aumentare l'occupazione".

"Abbiamo lottato per tenere aperte le fabbriche, ma al tempo stesso garantendo la sicurezza dei lavoratori attraverso appositi protocolli. Garantiamo responsabilità, ma lo stesso non vediamo in altri ambienti. Non bisogna sprecare questa crisi, se possiamo farla diventare un acceleratore dello sviluppo e della modernizzazione del Paese. Vogliamo tornare al tavolo con Federmeccanica per un contratto che deve essere però dignitoso e rispettoso dei lavoratori, altrimenti Confindustria si prenderà la responsabilità di aver bloccato un rinnovo che riguarda dieci milioni di lavoratori in tutto il Paese".

"Siamo l'unico Paese in Europa che non ha recuperato salario sul 2008 - aggiunge Giorgio Airaudo, segretario di Fiom Piemonte - e siamo contenti che il governo abbia prolungato lo stop ai licenziamenti, ma non accetteremo riduzioni successive. Infine non vogliamo mollare la presa sulla sicurezza: non è il momento di abbassare la guardia, lo diciamo anche agli imprenditori, ma il problema riguarda tutti, anche al di fuori delle aziende. Federmeccanica deve capire che nell'emergenza bisogna dare sicurezza a chi sta garantendo la tenuta di questo Paese, ovvero i lavoratori".

"Bisogna dare un segnale fronte a quel fronte imprenditoriale che cerca di affossare il contratto sfruttando le difficoltà pandemiche attuali - dice anche Tino Camerano, segretario di Fim Piemonte -. Il negoziato deve ripartire, con una trattativa vera ".

La mobilitazione dei metalmeccanici nasce sulla base di diverse rivendicazioni: la difesa dell'occupazione e il rilancio dell'industria metalmeccanica, l'aumento del salario, il miglioramento del welfare, dei diritti e delle tutele, la salute e la sicurezza dei lavoratori, la stabilizzazione dei precari e l'introduzione della clausola sociale nei cambi appalti, il riconoscimento delle competenze professionali, la contrattazione dello smart working e della conciliazione tra tempi di vita e lavoro.

Massimiliano Sciullo

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