Il momento è delicatissimo, il Piemonte sta per diventare zona rossa ("penso che si vada verso questa soluzione, anche se ancora non è ufficiale"), ma il professor Giovanni Di Perri, responsabile malattie infettive dell'Amedeo di Savoia, ha provato a vedere un pò di luce in fondo al tunnel: "Qualcosa è cambiato rispetto a marzo: la situazione è molta seria, ma oggi si intuba meno e si muore meno, abbiamo imparato a conoscere meglio la malattia".
Intervistato da Sky, il virologo ho parlato dell'uso di eparina e endesivir e di come si faccia uso anche del cortisone, "che all'inizio non avevamo utilizzato, perché oggi cominciamo a sapere di più di questo virus. Qualcosa è cambiato, in questa seconda ondata l'età dei colpiti è più bassa, per questo si muore di meno, anche se l'età media è in rialzo in questi ultimi giorni", sottolineando che l'anello debole della seconda ondata "è il tracciamento, per via dei tanti casi di asintomatici".
Per Di Perri sarebbe importante "al di là dell’RT, avere più risorse a disposizione: siamo al 50% del nostro giorno peggiore, il 1° di aprile. Se guardiamo le risorse siamo in zona rossa, la capacità di far fronte alla pandemia sono i letti a disposizione e le terapie intensive: oggi siamo al 50%, per questo si parla di un lockdown light".
Poi, parlando di quello che può produrre (in senso positivo per la sanità) un nuovo lockdown, il professor Di Perri ha fatto notare che "questo non sarà la stessa cosa di marzo e aprile: ci saranno le scuole aperte. Sarà un esperimento a cielo aperto, speriamo che produca un rallentamento della curva: ci serve più tempo per gestire meglio le emergenze e contenere la nuova ondata, questo ci offre maggiore speranza". Poi ha aggiunto, parlando del Governo: "Non bisogna cambiare continuamente gli interventi, ma di fronte a questi numeri si deve fare comunque qualcosa di importante per arginare la crescita dei numeri".
E quando non ci sarà più la zona rossa? "Vediamo che risultati darà questa chiusura, non lo possiamo prevedere adesso", conclude Di Perri. "Io sono ottimista per natura, ora la medicina si sta adeguando meglio al virus. La mortalità è comunque calata moltissimo, rispetto alla scorsa primavera, se facciamo la differenza tra i primi 40 giorni di marzo e la situazione dei malati che sono arrivati in ospedale nelle ultime settimane".