Economia e lavoro - 06 novembre 2020, 14:34

Pininfarina Engineering: vertice azienda-sindacati, ma non si fanno passi avanti. "Si aggira lo stop del governo ai licenziamenti"

Sono 135 i lavoratori a rischio. I sindacati chiedono di fare ricorso alla cassa Covid, ma per il momento non ci sono aperture. "Così è impossibile per i lavoratori ricollocarsi. Intervenga la Regione"

Lo sciopero che si è tenuto la scorsa settimana di fronte allo stabilimento

Lo sciopero che si è tenuto la scorsa settimana di fronte allo stabilimento

Un incontro senza punti di svolta, ma con l'intenzione di aggiornarsi la prossima settimana. E' quello che si è tenuto oggi - sul caso Pininfarina Engineering - dopo che già ieri c'era stata una riunione tra il responsabile territoriale di Fim Cisl Arcangelo Montemarano, alcuni lavoratori (anche iscritti alle altre sigle metalmeccaniche come Fiom Cgil), le rsu e l'avvocato Giuseppe Civale dello studio Civale/Mazziotti. Un incontro con l’obiettivo è quello di ricercare e approfondire le dinamiche societarie avvenute in Pininfarina nel recente passato laddove si è deciso di scorporare la divisione Engineering dalla capogruppo (la cessione del ramo d'azienda è avvenuta a maggio del 2018). Proprio la divisione che adesso, con l'avvio della procedura di liquidazione, mette a rischio 135 posti di lavoro che non sarebbero "fermati" nemmeno dall'attuale divieto del Governo, non rientrando nella categoria dei licenziamenti.

Quello tra azienda e sindacati, invece, è stato un vertice previsto dalla procedura attivata dalla Pininfarina Engineering sulla cessata attività. "L’azienda continua a perorare la posizione assunta in maniera unilaterale dichiarando un indebitamento di 11,6 milioni di euro - dice Montemarano - che dovrà essere ripianato dalla capogruppo. Come Fim Cisl abbiamo richiesto il ritiro della procedura e l’attivazione della cassa Covid per tutti i lavoratori, congelando di fatto il conto alla rovescia dei 75 giorni. Oggi in pieno lockdown non si può continuare a insistere sui licenziamenti collettivi senza che ci possa essere un quadro economico più sereno e discutendo in modalità remota del futuro di centinaia di persone coinvolte".

Peraltro, ricordano i sindacati, "Pininfarina in questi due anni di vita non ha mai utilizzato gli ammortizzatori sociali mostrando uno stato di salute sostenibile. Mentre oggi dichiara la chiusura e un forte indebitamento. Questa è la parte ancora più assurda di tutta la vicenda. Inoltre esprimiamo forti dubbi sulla scelta dei progetti industriali a sostegno della costituzione della nuova società Engineering. Riteniamo grave la scelta della cessata attività poiché aggira il blocco dei licenziamenti che il Sindacato ha ottenuto dal Governo fino a marzo 2021. Continueremo a condurre le nostre iniziative di sensibilizzazione anche verso le istituzioni locali e nazionali per difesa occupazionale e territoriale che vede in atto lo smantellamento di una casa automobilistica storica e gloriosa come la Pininfarina".

Sullo stesso tema, la Uilm di Torino ha proposto alla società del gruppo Mahindra di trasferire i lavoratori in esubero dalla Engineering alla casa madre di Cambiano per poter accedere a tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione ed evitare il licenziamento dei lavoratori. L'azienda non avrebbe però manifestato l'intenzione di percorrere questa strada. "Non è accettabile, in un contesto come quello che stiamo vivendo - commenta Cono Meluso, responsabile Pininfarina per la Uilm di Torino - che l'azienda non valuti soluzioni alternative all'esubero di un così elevato numero di lavoratori, di fatto aggirando il blocco dei licenziamenti dichiarato a livello nazionale. Si tratta di un fatto grave, che avrebbe inoltre l'effetto negativo di far perdere competenze e ‘know how’ a un territorio già pesantemente segnato dalla crisi economica prima e dalla pandemia poi”.

E la stessa proposta è stata avanzata anche dalla Fiom-Cgil. "Riteniamo già gravissima la scelta di attivare la procedura di cessata attività, ma ancor più grave è il rifiuto da parte dell'azienda di sospenderla, anche alla luce del fatto che avrebbe la possibilità di collocare tutti i dipendenti in cassa integrazione senza nessun tipo di esborso economico - dicono Edi Lazzi, segretario generale della Fiom di Torino e Ugo Bolognesi, responsabile della Quinta Lega Fiom -. Questa presa di posizione è da irresponsabili, aggravata dal fatto che è in corso un nuovo lockdown e per i lavoratori licenziati sarebbe di fatto impossibile ipotizzare di ricollocarsi altrove. Per questi motivi chiediamo alla Regione Piemonte di attivare da subito un tavolo di crisi finalizzato a trovare delle soluzioni. Continueremo le iniziative anche in questo contesto così drammatico, non è tollerabile che a pagare il prezzo debbano essere i lavoratori".

Nel corso del pomeriggio è giunto anche il punto di vista dell'azienda che, fermo restando l'impossibilità di revocare la messa in liquidazione della Pininfarina Engineering, conferma in una nota "l'impegno a perseguire tutte le strade che la normativa mette a disposizione per la tutela dei lavoratori". Pininfarina conferma inoltre "l'impegno ad attivarsi sul territorio per favorire ogni opportunità di reinserimento perseguibile in questa fase".

Le parti si incontreranno nuovamente il 13 novembre, mentre per il giorno precedente (12 novembre) è previsto l'incontro in Regione con l'assessore Elena Chiorino.

Massimiliano Sciullo

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