Sulla pedonalizzazione sperimentale di Borgo Dora si sono creati, negli ultimi mesi, due schieramenti opposti e apparentemente inconciliabili tra loro. Dopo numerose repliche e provocazioni, formali e informali, sui canali istituzionali e sui rispettivi gruppi Facebook, i contrari hanno presentato al Comune una dettagliata proposta di revisione.
Il progetto, attualmente al vaglio degli assessori Maria Lapietra e Alberto Unia, prevede la riapertura al traffico veicolare di tutta Via Mameli e del tratto di Via Borgo Dora compreso tra l'omonima piazza e la stessa Via Mameli con l'obiettivo di consentire il deflusso a senso unico tra Piazza della Repubblica e Corso Vercelli. Stesso discorso per Via Andreis da Via San Pietro in Vincoli in direzione Corso Giulio Cesare.
I promotori propongono anche di abolire i divieti di sosta ripristinando i parcheggi eliminati dalla sperimentazione, la rimozione degli archetti porta-bici a chiusura di Via San Simone e Via Borgo Dora angolo Corso Giulio Cesare, l'installazione di dossi artificiali nei pressi dell'asilo di Via Mameli e della scuola del Cottolengo, l'istituzione del limite dei 30 chilometri orari all'interno di tutto il perimetro del quartiere e del doppio senso di marcia su Via Cottolengo e Via Cardinale Cagliero.
La pedonalizzazione, tuttavia, non viene bocciata del tutto ma l'idea è quella di mantenerla almeno parzialmente (senza blocchi permanenti) nel tratto di Via Borgo Dora compreso tra Corso Giulio Cesare e Via Mameli, in Via San Simone, nello “slargo” formato da Via Borgo Dora e Via Andreis (con l'installazione di postazioni per monopattini, auto elettriche e biciclette), in Via Lanino tra Via Mameli e Via Cottolengo e in Canale Molassi tra Via Mameli e Via Andreis. L'unica chiusura totale verrebbe inserita nell'interno di Via Andreis retrostante il cortile del Maglio, in prossimità delle scuole del Sermig.
A spiegare le motivazioni che hanno portato a richiedere la cancellazione della sperimentazione è la prima firmataria della petizione da 353 firme Daniela Rodia, presidente del comitato La Voce di Tutti: “I disagi provocati - dichiara – sono innumerevoli e il quartiere è caduto in un lockdown permanente: i residenti, quando rientrano da lavoro, sono costretti a parcheggiare a centinaia di metri di distanza dalle proprie abitazioni in zone buie e poco sicure, mentre i commercianti hanno avuto dei danni economici a causa del mancato passaggio. Come se non bastasse, raggiungere i servizi presenti è diventato molto difficile, così come l'accesso dei mezzi di soccorso, e sulle arterie principali si sono create code interminabili e ulteriore inquinamento”.
A irritare sono state anche le modalità di attivazione: “Il progetto - conclude Rodia – è stato imposto dall'alto senza il coinvolgimento reale di residenti e commercianti; la organizzazioni che l'hanno promosso, inoltre, non sono rappresentative del territorio”.