Economia e lavoro - 14 novembre 2020, 07:01

Pmi in affatto, ben otto ministeri in ritardo con i pagamenti

La Pubblica amministrazione continua ad avere problemi con il rispettare i termini per il pagamento ai fornitori

Pmi in affatto, ben otto ministeri in ritardo con i pagamenti

La PA amministrazione continua ad avere problemi con il rispettare i termini per il pagamento ai fornitori. Sono ben otto (sui dodici che hanno capacità di spesa) i dicasteri in ritardo con il saldo delle fatture. A rivelarlo è l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese (Cgia), che evidenzia come nel secondo trimestre del 2020 solo quello degli Affari esteri sia in regola con i pagamenti, mentre gli ultimi tre monasteri non hanno aggiornato i dati in merito nemmeno nel primo trimestre. Cosa molto grave, visto l’obbligo di trasparenza previsto dalla Legge.

Un ministero su dodici è in regola: troppo poco

La Farnesina è dunque l’unico ministero in regola con le fatture, facendo registrare un saldo di -17 giorni, grazie ai pagamenti in anticipo ai fornitori rispetto alle scadenze pattuite in base ai termini previsti dalla legge. Scendendo nel dettaglio dei vari dicasteri ritardatari, tra aprile e giugno 2020 i Beni Culturali hanno un ritardo medio di 30 giorni, 49 giorni le Infrastrutture, 53 l’Ambiente, 61 le Politiche Agricole e 62 giorni è il ritardo del ministero dell’Interno. I tre ministeri che non hanno ancora comunicato i dati sono quello dell’Istruzione, quella della Salute e quello della Giustizia. Per gli ultimi due mancano addirittura i dati riferiti al primo trimestre.

Queste inadempienze e ritardi ricadono inevitabilmente sui fornitori della PA, che spesso rispondono a realtà della Pmi. Come evidenziato dalla Cgia, l’impatto dell’emergenza sanitaria dettata dal Covid-19 su questo scenario non può far altro che peggiorare le cose e dilatare i tempi impiegati dalla PA per saldare i propri debiti, specie a livello locale.

La Pmi penalizzata maggiormente

Anche perché, passando in rassegna i pagamenti, è facile scoprire come a essere saldate siano spesso le fatture più consistenti, con i ritardi che sembrano muovere intenzionalmente verso le fatture più esigue. Un modus operandi che, come è facile intuire, penalizza in particolare la Pmi che spesso è costretta a fare i conti con chiusure di attività derivate, non dai debiti, ma dai crediti in attesa di essere incassati.

Attraverso il Decreto Rilancio, il Governo ha stanziato 12 miliardi di euro in favore di Regioni, Asl e Comuni per liquidare, almeno in parte, i debiti accumulati prima di fine 2019. Il problema è che al 7 luglio 2020, termine per accedere ai fondi, la richiesta ha interessato solo il 10% dei 12 miliardi messi a disposizione. Vista la situazione, i termini sono stati prorogati.

La metà del debito della PA è riferibile ai ritardi nei pagamenti

La cosa che stupisce maggiormente è che, nonostante tutte le norme di trasparenza, ad oggi è ancora difficile calcolare realmente a quanto ammonti il debito della PA verso le aziende. La stima fatta nella sua relazione 2018 dalla Banca d’Italia è di un debito vicino ai 53 miliardi di euro, la metà riferibili a ritardi di pagamento.

La proposta della Cgia per provare a mettere un freno a questa situazione che mina sempre più la stabilità economica delle aziende è quella di prevedere precise norme in merito. Per esempio, in caso di mancato pagamento, la Legge deve obbligare alla compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della PA verso le imprese e le passività fiscali e contributive a loro riferite. Un automatismo tanto semplice da attuare quanto potenzialmente efficace, ma che tarda ad arrivare.

DSO un parametro da tenere sotto controllo con l’aiuto giusto

A complicare ulteriormente la situazione della Pmi c’è anche un aumento dell’insoluto da parte della grande impresa. Tutte questi ritardi vanno ovviamente a compromettere il Days Sales Outstanding (qui un interessante approfondimento sulla DSO formula) della Pmi, un fattore molto importante per valutare lo stato di salute della propria azienda. Il DSO, cioè il numero medio di giorni impiegato da un’azienda per incassare il credito mette in relazione i termini medi di pagamento concessi e i giorni medi di ritardo (rispetto ai termini basati sui tempi effettivi di incasso delle fatture).

Per tenere sotto controllo il DSO occorre conoscere i propri clienti, informarsi sul loro conto, offrire diverse opzioni di pagamento, comunicare al meglio e attraverso ogni canale messo a disposizione dalle più moderne tecnologie, fornendo sempre informazioni di pagamento chiare e fatture ben fatte ed emanate con puntualità.

Per attuare queste pratiche e mettersi al riparo da sorprese, rivolgersi a realtà che conoscono alla perfezione tutte le eventualità del caso può risultare la scelta vincente. ADV Trade, per esempio, è una società specializzata nel recupero crediti che plasma su ogni cliente un’apposita strategia dedicata. Un servizio di outsourcing nella gestione del credito, che si avvale del lavoro di professionisti del settore come quello offerto da ADV Trade, permette un proficuo ritorno anche in termini di organizzazione aziendale, riducendo i costi fissi, liberando risorse interne, così da favorire anche una riduzione del DSO.





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