"Un anno vissuto pericolosamente". Un annus horribilis. Un anno arrivato peraltro dopo un periodo già non semplice, per il mondo dell'artigianato e delle piccole e medie imprese in generale. Il bilancio di Cna Piemonte per questo 2020 non può che essere la testimonianza fedele di 12 mesi difficili come non mai. E a scattare l'istantanea è il Monitor dell’Osservatorio Micro e Piccola Impresa, promosso in partnership con UniCredit e realizzato da Daniele Marini, docente di Sociologia presso l'Università di Padova.
"Siamo nel mezzo di un processo di digitalizzazione che sta sviluppando i rapporti tra le aziende, che finiscono così per collocarsi all'interno di una rete con legami strutturati - dice Fabrizio Actis, presidente di CNA Piemonte -. Ma quel che conta davvero oggi è la resilienza, ovvero la voglia di reagire e superare una situazione ovviamente non positiva".
"Non ci eravamo ancora del tutto risollevati dalla crisi del 2008, di cui osserviamo alcuni postumi - prosegue Actis -, ma nessuno di noi era preparato a una tale crisi sociale e sanitaria, con un conto salato di vittime che stiamo pagando. La pandemia ha accelerato poi ulteriormente alcuni eventi già presenti nella vita di tutti i giorni, che modificheranno i paradigmi del futuro. Ma già oggi, per fare un esempio, il commercio online sta mettendo in ginocchio un sistema di imprese che sono la storia del nostro Paese: dobbiamo tutelarle, per non arricchire pochi a scapito di tanti". "Ogni giorno - conclude - incontro e sento gente spaventata e senza certezze per il futuro. Ma voglio essere fiducioso e positivo: sapremo rialzarci, dimostrando le nostre grandi potenzialità a tutto il mondo".
Un anno di cifre "imprevedibili": numeri in profondo rosso per i primi 6 mesi del 2020
La situazione appare talmente eccezionale che quasi risulta difficile fare dei confronti statistici rispetto al passato recente. E da un gennaio 2020 in cui si pensava che il mondo nel suo complesso potesse crescere di quasi il 3%, ora si è passati a previsioni per il fine dell'anno in calo del 4,4% del Pil globale. "Siamo di fronte a una situazione eccezionale e inedita", conferma Marini.
Le cifre del primo semestre dicono che 3 aziende su 4 segnano una diminuzione del fatturato e 2 su 3 per l'export. Sul fronte dell'occupazione, poco meno di un terzo ha però segnato diminuzione, mentre i restanti due terzi hanno cercato di mantenere la propria base di dipendenti. Notevole infine la differenza tra i costi delle materie prime (aumentati per oltre un terzo del campione), mentre i prezzi dei prodotti finiti sono aumentati solo in un caso su 5, dunque le imprese hanno eroso i propri margini per rimanere sul mercato.
Cosa riserva il futuro? Più di un'azienda su due conta di poter resistere
Per i mesi a venire, a livello mondiale è atteso un rimbalzo nel 2021 di oltre il 5% (complice l'arrivo del vaccino). E per le imprese piemontesi si notano segni meno che rimangono, ma in riduzione rispetto al passato e che dunque "addolciscono" un po' i bilanci a consuntivo di tutto l'anno. A soffrire sono però gli investimenti, mentre le previsioni per l'uscita dalla crisi sono legate all'incertezza. Un terzo del campione prevede di ripartire tra oltre un anno e mezzo. Ma quasi un'azienda su due (48,5%) prevede di rimanere in un equilibrio economico positivo, mentre un 5,7% prevede addirittura un aumento di attività e fatturato, per un totale che supera la metà del totale. E' di circa un terzo la fetta di chi prevede di avere perdite, mentre un 5% teme di chiudere l'attività.
Una crisi che cambia le regole del gioco. "Solo chi sta fermo, è destinato a perdere"
Tra le strategie da adottare per il futuro, le piccole e medie piemontesi puntano sulla riorganizzazione di processi e spazi, oltre alla produzione di nuovi beni (entrambi al 16,9%), anche se non si tratta di prodotti legati al Covid, come mascherine o simili. Nuovi canali di vendita, soprattutto online, per il 12,9% mentre circa il 10% punta a nuove partnership. Il 9,1% abbraccia nuovi modelli di business.
"Con questa emergenza sono tornate centrali le situazioni aggregative, in cui si possano portate all'attenzione una situazione d'insieme e non i singoli casi - sottolinea Fabrizio Simonini, regional manager Nord Ovest di UniCredit -. In questo modo la stessa banca può orientarsi meglio su come orientare interventi e risorse che non sono infinite. Quando si pensa di avere tutte le risposte, spesso cambiano le domande e noi dobbiamo essere pronti a trovare nuove risposte e non bisogna avere paura di avere coraggio. Oggi perde chi sta fermo e non si muove: c'è da creare una nuova traiettoria, perché il saper fare non basta più".
"Il passaggio verso la zona gialla rappresenta un messaggio di speranza - conclude Filippo Provenzano, segretario uscente di Cna Piemonte - così come l'accordo a Bruxelles sul Recovery fund. Ma non deve passare in secondo piano la delicatezza del periodo: l'anno prossimo potrebbe essere il parafulmine delle difficoltà in parte gestite fin qui, anche a livello occupazionale. Abbiamo bisogno, nell'immediato, di dare fiato e traghettare le imprese dall'altra parte del fiume. Serve una tregua fiscale, ma anche un allungamento dei tempi di restituzione dei debiti. E poi, nel medio periodo, si deve rilanciare la fiducia, insieme agli investimenti per innovazione, non solo tecnologica. Le risorse che arriveranno non bisognerà più utilizzarle in maniera Novecentesca, ma andare a sostenere intere filiere produttive".