Torna a suonare la campanella. E da questa mattina tutti gli studenti delle scuole elementari e medie tornano in classe, anche a Torino e in Piemonte. Un rientro (seppur parziale) alla normalità, anche se per gli studenti di seconda e terza media si tratta già di un notevole passo avanti, visto che prima della pausa natalizia erano costretti alla dad.
Si tratta, secondo i dati comunicati a inizio anno dalle istituzioni scolastiche, di 63.416 alunni della scuola dell'infanzia, 167.534 della scuola primaria e 111.591 della secondaria di primo grado in tutto il Piemonte. Per Torino e provincia si tratta di 30.021 iscritti alla scuola d'infanzia, 86.257 per la primaria e 57.276 per la scuola media. Un totale di 173.554 ragazzi.
Ci vorrà invece ancora pazienza per i ragazzi (176.925 circa, in tutta la regione, 92.497 a Torino e provincia) che frequentano le scuole superiori: per loro il rientro in classe - andamento epidemiologico permettendo - è fissato per il 18 gennaio, recuperando così le lezioni in presenza e il contatto umano con insegnanti e compagni di classe. Ma per ora ancora dad al 100%.
E proprio per questo domani sono annunciate nuove proteste in piazza Castello da parte degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Con loro ci saranno anche i banchi di Anita e Lisa, le due ragazze "simbolo" della protesta anti dad: anche se le medie infatti tornano in aula, "i banchi saranno la testimonianza di vicinanza nei confronti di chi ancora non può farlo", spiega il padre di Lisa, Stefano Rogliatti.
Questo prevede l'ordinanza che il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha firmato nelle scorse ore, condivisa al termine di un incontro con le Prefetture, i Sindaci dei Comuni capoluogo, i Presidenti delle Province, i rappresentanti degli Enti locali (Anci, Anpci, Upi, Uncem e Ali-Legautonomie), sentiti anche i sindacati, l’Ufficio scolastico regionale e il Ministro della Salute.
"Il Piemonte è pronto a partire - ha detto Cirio -, ma l’attuale quadro epidemiologico ci impone prudenza, perché la curva del contagio in crescita in molti Paesi europei e in altre regioni italiane ci mette concretamente di fronte al rischio di una terza ondata che dobbiamo fare in modo di contenere. Il Governo, inoltre, ha modificato i criteri per la definizione delle soglie di rischio, abbassando i valori per il passaggio di colore tra le diverse zone, per cui è fondamentale avere questa settimana di tempo in più per monitorare l’andamento epidemiologico. Dobbiamo dare sicurezza e certezza alle famiglie e al mondo della scuola, perché non avrebbe senso aprire per poi richiudere dopo qualche giorno".