Attualità - 06 febbraio 2021, 15:30

La corsa contro il tempo dopo la valanga: quanto l’autosoccorso può salvarti la vita

Fondamentale la dotazione da avere con sé, così come le manovre da attuare sin dai primi secondi dopo il distacco. “Una persona va estratta entro i 15, 18 minuti dal travolgimento"

Operatori del soccorso alpino

Soccorritori durante un intervento per salvare un escursionista dopo una valanga

In queste ultime ore le montagne del nostro territorio sono tristemente segnate da due gravissimi incidenti in montagna. Episodi che mantengono altissima l’attenzione sulle buone norme da seguire in caso di attività di questo genere. E, specialmente, pongono ancora una volta l’accento sull’importanza delle tecniche di autosoccorso.

Un aspetto sul quale il Soccorso alpino sta portando avanti da tempo azioni di sensibilizzazione: serve massima prudenza sulla neve. Ormai, da anni, ci sono regole base per muoversi in montagna nella maggior sicurezza possibile. Specie quest’anno, con gli impianti sciistici chiusi causa Covid, e con un aumento esponenziale di persone che si sono avvicinate al mondo dello scialpinismo.

Norme che proprio per non sbagliare, ripassiamo insieme al Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico.

Cosa fare a tavolino

Il buon senso parte già molto prima dell’uscita vera e propria sulla neve. Bisogna scegliere una gita adeguata alle condizioni meteo-climatiche e nivologiche e comunque rapportata alle proprie condizioni psico-fisiche e tecniche e a quelle del gruppo con il quale ci si associa.

Al contempo, serve la dotazione ormai d’obbligo per le gite di scialpinismo: Artva, apparecchio di ricerca travolti in valanga, pala e sonda, attrezzatura necessaria per liberare, dopo averli individuati, i travolti dal distacco valanghivo.

Questo perché l’autosoccorso in caso di valanga è fondamentale per liberare vivi eventuali escursionisti coinvolti. Minore è il tempo di intervento, maggiori sono le chance di liberare vivi i travolti. “I dati sul tempo di sopravvivenza sotto una valanga indicano che è fondamentale estrarre una persona entro i 15, 18 minuti dal travolgimento” spiegano dal Soccorso alpino. E la macchina dei soccorsi, per quanto in grado di fornire una risposta immediata, ha dei tempi tecnici che “difficilmente sono in grado di stare in queste tempistiche”.

Prima di partire, dunque controllare anche il buon funzionamento dell’Artva con particolare riguardo alla carica delle batterie, verificare che la sonda da autosoccorso funzioni correttamente e che la pala sia in ordine. Va studiato molto attentamente, inoltre, il bollettino nivo-meteorologico locale, in riferimento alla località della gita. In Piemonte il bollettino viene emesso quotidianamente dall’Arpa.

Vanno evitate situazioni di rischio o pericolo. Questo perché ci sono situazioni in cui l’autosoccorso, infatti, per rimanendo un punto cardine, non sempre basta. Il messaggio del Soccorso alpino è chiaro: “Bisogna cercare sempre di tenere un margine di rischio più basso possibile. Perché, in caso di valanga, si può morire nonostante un autosoccorso efficiente. Fondamentalmente a causa dei traumi riportati durante il trascinamento a valle, all'interno della valanga”.

Utile anche scaricare l’app GeoResQ che, oltre a permettere in presenza di copertura telefonica una veloce localizzazione, garantisce un migliore allettamento del sistema 118-Soccorso alpino.

Il giorno della gita

Il giorno vero e proprio della gita, va indossato sin da subito l’Artva, acceso in modalità di trasmissione, sotto la giacca a vento o comunque sotto gli indumenti in uso. “L’Artva nello zaino o spento – rimarcano dal Soccorso alpino – equivale a lasciarlo a casa!”.

Tutti i componenti della comitiva devono provvedere al controllo dell’Artva, secondo le indicazioni della casa costruttrice, in modo tale che funzioni correttamente sia in trasmissione che in ricezione.

Un altro aspetto importante è che gli sci, così come tavola da snowboard, ciaspole o altra attrezzatura, siano scollegati dagli scarponi e che i bastoncini siano impugnati fuori dai laccioli: ogni legame con sci e scarponi va eliminato, per evitare, in caso di valanga, di farsi trascinare ancor maggiormente dall’attrezzatura.

Tutti devono avere in dotazione pala e sonda individuale: per ogni partecipante deve esserci questa dotazione; non “tiene” la logica di “Una pala o una sonda ogni tre è sufficiente per tutto il gruppo”. Ultimo, ma non per ordine d’importanza, l’abbigliamento pesante ed adeguato, da indossare anche in presenza di temperature elevate, perché “pensare e prevedere il peggio spesso aiuta a prevenire”.

Durante la gita

Durante tutto il percorso della gita, anche nelle parti che si reputano potenzialmente meno pericolose, bisogna valutare con estrema attenzione ogni singolo pendio che si attraversa. E, in caso di sospetto e dubbio, è utile effettuare un test di stabilità del manto nevoso: se l’esito è positivo, e si nota un distacco di neve dopo una minima sollecitazione, sospendere la gita con onestà e senso di responsabilità per sé e gli altri componenti del gruppo. “È preferibile raccontare della ritirata che non avere più la possibilità di farlo”.

Valanga: cosa fare in caso di travolgimento

Sembra facile a dirsi, ma la prima cosa da fare quando ci si accorge di essere coinvolti in un distacco valanghivo è mantenere la calma e, per quanto possibile, cercare di aprire immediatamente gli attacchi ed eliminare ogni altro vincolo possa concorrere a determinare un “effetto ancora”, come sci, bastoncini, snowboard, racchette da neve, ciaspole.

Lo zaino, contrariamente a quanto si diceva un tempo, va vincolato saldamente alla vita, a protezione del dorso. Le vecchie teorie che consigliavano di abbandonarlo sono del tutto superate: lo zaino, infatti, protegge in ogni caso da urti e dal freddo. E permette inoltre di aiutare, con il proprio contenuto (attrezzatura, materiale medico, vestiario), nel caso in cui la valanga non travolga completamente chi lo possiede, gli altri componenti del gruppo, se travolti.

Per quanto possibile, bisogna tentare di galleggiare opponendo resistenza attiva alla neve. Chi rimane in superficie, se cosciente, a valanga ferma, deve prima di tutto controllare le proprie condizioni fisiche e le condizioni della propria attrezzatura, insieme ad una valutazione complessiva della situazione, per individuare pericoli ancora presenti, come possibili successivi distacchi. Fatte le prime valutazioni, controllare immediatamente lo stato del proprio gruppo o di altre persone eventualmente presenti, se ci sono travolti e sepolti.

La chiamata di soccorso

Una volta verificato a vista che non ci sono altri possibili distacchi (valutazione che deve essere veloce quanto certa), commutare l’Artva dalla modalità trasmissione a quella in ricezione ed iniziare la ricerca dei soggetti eventualmente sepolti.

Contemporaneamente, però, allertare immediatamente il numero unico per le emergenze 112 che provvederà a pianificare ed eseguire la missione di soccorso.

Al 112 vanno forniti precisi dati identificativi del chiamante, e, successivamente, serve rispondere alle domande che l’operatore della centrale operativa pone all’utente. Importantissimo indicare numero esatto o presunto delle persone travolte e numero esatto o presunto delle persone sepolte; numero degli infortunati e condizioni di salute, in primis stato di coscienza/incoscienza o difficoltà respiratorie. Fornire una descrizione sommaria dell’incidente, con precisazione dell’ora in cui è accaduto; il luogo dell’incidente o riferimenti che possano rendere facilmente identificabile il posto (gruppo montuoso, versante, valle, canale, cresta, gola, se possibili quota e coordinate), descrizione sulle condizioni meteorologiche del luogo e, in particolare, lo stato della visibilità; esistenza di ostacoli in zona con particolare riferimento ad elettrodotti e teleferiche, ed ogni altro cavo sospeso che possa risultare di qualche impedimento e comunque notizie e particolari che possano facilitare l’intervento.

La ricerca “vista-udito”

Allertati i soccorsi, la ricerca si sviluppa dapprima con la tecnica “vista-udito”, verificando attentamente il campo della valanga e registrando con cura ogni possibile anomalia. In caso di ritrovamento di oggetti come sci, bastoncini, vestiario, zaino, questi vanno posizionati in modo stabile e visibile nello stesso posto in cui sono stati rinvenuti. Secondo le statistiche, infatti, il 58% dei travolti da valanga, non viene completamente sepolto dalla neve: la ricerca “vista-udito” è, quindi, fondamentale, e ogni piccolo rumore va dunque attentamente vagliato.

L’intervento di eventuali testimoni non coinvolti nel distacco

Chi assiste, senza esserne direttamente coinvolto, ad una valanga, è bene, nel limite del fattibile, che memorizzi il punto di travolgimento ed il punto di scomparsa di eventuali scialpinisti coinvolti: tali punti, infatti, in base alla direzione del flusso di valanga, possono indicare le zone di ricerca primaria. Non appena valutato che è possibile intervenire in sicurezza, gli astanti devono dirigersi nella zona valutata di ricerca primaria ed iniziare la ricerca con “Artva-vista-udito”.

Durante la ricerca, ogni oggetto rinvenuto segnerà anche il punto di sondaggio veloce. In caso negativo ogni oggetto vanno riposizionato in modo stabile e visibile nello stesso posto in cui è stato rinvenuto.

Cosa fare in caso di ritrovamento del soggetto sepolto

Se la ricerca “Artva-vista-udito” o il sondaggio danno esito positivo, iniziare immediatamente a spalare la neve accumulata, cercando di raggiungere prioritariamente la testa del sepolto. Gli esperti sottolineano come si debba spalare con estrema attenzione, e sempre a valle del travolto, per evitare pericolose e inutili perdite di tempo, qualora la neve a monte dovesse scivolare verso il punto di escavazione, e per facilitare le successive manovre di estrazione del soggetto sepolto.

Una volta dissepolta la testa del travolto, la priorità va alle vie aeree della persona: occorre disostruire immediatamente le vie respiratorie da neve o da altro materiale presente, facendo attenzione a non causare danni al capo, che non va assolutamente mosso in modo improprio.

Se il soggetto dissepolto si in caso di incoscienza, in assenza di respiro e di attività circolatoria provvedere, se addestrati, alla rianimazione cardio polmonare, attuando tutti gli accorgimenti necessari a mettere in condizioni di ulteriore sicurezza il soggetto.

Se non si trova il soggetto sepolto

Se – invece – nonostante le primissime battute di ricerca, il soggetto non viene trovato, continuare con decisione le operazioni nell’attesa dell’arrivo delle squadre del Soccorso alpino, battendo le zone di accumulo, le eventuali curve formate dal flusso di valanga a nelle aree a valle di alberi o massi presenti sul fronte di accumulo della valanga.

Tenere sempre a mente, con la massima precisione possibile, le modalità dell’evento e tutte le azioni di ricerca svolte e, all’arrivo delle squadre del Soccorso alpino, comunicare quanto svolto sino a quel momento.

Nicolò Bertola - TargatoCn

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