Cultura e spettacoli - 28 febbraio 2021, 07:33

Due venti contro: "Riflessione e delicatezza ispirano la mia musica"

"La pandemia? Il mio rammarico è non poter suonare 'Menelao' davanti alle persone a cui voglio bene, magari in un piccolo locale in Vanchiglia"

Due Venti contro gruppo musicale

Due Venti contro gruppo musicale

Due Venti Contro, al secolo Giacomo Reinero, è un progetto cantautoriale che nasce nel 2012. I dischi pubblicati sono stati due a distanza di due anni, 2014 e 2016, per poi fermarsi. Il periodo di pausa ha visto il cantautore impegnato nella ricerca della massima valorizzazione della sua musica e di un nuovo sound. Menelao, il singolo uscito da poco e che anticipa il nuovo disco, racconta di un viaggio ma anche di una mancanza. Il videoclip, nato da un’idea di Giorgio Blanco e Giacomo Reinero, è misterioso e semplice ed ha come intento far scaturire in chi lo guarda sentimenti intimi.

Come Giacomo Reinero è diventato Due Venti Contro e perché si chiama così?

Dopo infinite esperienze musicali fin dai primi anni della mia giovinezza, nel 2012 ho sentito la necessità di sviluppare un mio progetto musicale e dargli uno pseudonimo tutto mio. Ho creato un’immagine: quella dei due venti che si scontrano, che nasce da un ricordo estivo di un viaggio siciliano legato all’Isola delle Correnti e dalla volontà di inserire il mio numero ricorrente: il ventidue.

Cosa ispira la scrittura dei suoi testi?

Nel primo disco, narravo di ciò che succedeva fuori da me: cose che avevo bisogno di esprimere e cristallizzare. Ricordo di essere stato ispirato prevalentemente dalla voglia di esprimere gioia e affermare me stesso: canzoni per spiegare il mio punto di vista delle cose e trovare il modo di gettare sempre e comunque speranza. Nel secondo e futuro disco invece, mantenendo sempre un atteggiamento positivo, sono sceso più in profondità: i testi parlano di me in maniera più intima e matura. Ho trovato ispirazione nella riflessione e nella delicatezza.

É tornato nella scena musicale dopo uno stop di due anni, come mai si era fermato e cosa lo ha spinto al ritorno?

Lo stop è dovuto ad un periodo di lunga riflessione: volevo valorizzare al massimo il lavoro e andare alla ricerca del sound che potesse davvero esprimere quello che avevo in mente. Grazie anche alla spinta di alcune persone che sono parte attiva del mio progetto musicale, ho continuato a produrre visto che non ho mai avuto un calo d’ispirazione.

“Menelao” è il singolo uscito da poco, mixa i suoni della natura agli strumenti. Quale storia ci racconta?

Menelao è molte cose. È la storia di un viaggio, ed è anche un omaggio a coloro che hanno perso emotivamente qualcuno. La natura fa parte della vita e ho inserito il suono della Dora, che dalla Val di Susa giunge a Torino, proprio perché rappresenta ciò che è per me la vita: un flusso e uno scorrere.

C’è un disco in programma, ci può svelare qualcosa?

Si, c’è un disco in programma. Durerà 37 minuti e 13 secondi, sarà composto da 10 canzoni e avrà 3 featuring con amici musicisti torinesi.

La sua Torino musicale e non.

Torino è la mia casa in affitto, le strisce di cielo tra i palazzi stretti, il parcheggio difficile, gli abbracci facili e vicini, è l’aria acida, è orientarsi con la collina ed è la nostalgia di serate bellissime in locali con un nome oggi diverso.

Teatri e cinema chiusi, la musica confinata alle cuffie. Come si vive da artista questo difficile momento per la musica?

Si fatica non poco. Tutto è stato giustamente sospeso l’anno scorso, ma sono sinceramente contrario alla gestione per quanto riguarda il settore da settembre in poi: le chiusure forzate e prolungate, senza programmazione e senza progettazione hanno danneggiato prima gli italiani e poi l’Italia tutta. È una scelta che sinceramente non comprendo. L’arte fa parte della nostra storia, oltre che del nostro bilancio culturale ed economico.

Nel mio piccolo, il rammarico è non poter suonare Menelao davanti alle persone a cui voglio bene, magari in un piccolo locale in Vanchiglia.

Federica Monello

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