Valle di Susa - 06 marzo 2021, 09:26

Cacciatori di teste nel labirinto del sacro

Dai miti celtici ai Santi taumaturghi tra portali, capitelli, demoni e superpoteri

Cacciatori di teste nel labirinto del sacro

 

Gli occhi si riempiono di bellezza, portici armoniosi dai caldi colori di terracotta antica, dolce Avigliana… “che per toa bontà ses sprofondà”, ribatte perfido il vecchio proverbio alludendo all’origine dei due laghi: che ne sapevano gli antichi di morene e di remoti ghiacciai.

Eppure qualcuno ti osserva! Un silenzioso incoraggiamento alla fotocamera del cellulare, che riesca a convertire in pixel tutta questa armonia e questa luce magica da ultimo giorno di vacanza, e non riesci a scacciare il sottile senso di disagio, perché qualcuno continua a osservarti. Il grigio freddo del capitello di pietra stacca brusco dal tepore della colonna in mattoni, prende forma di occhi sgranati, di una bocca inespressiva, taglio dritto nello stupore della materia.

Gli occhi saltellano irrequieti ora, di colonna in colonna, alla ricerca di queste mute entità che osservano. Un'altra, e poi ancora altre, munite di spalle e braccia… Di tanto in tanto, fiori e stemmi, messi lì quasi a confondere, e poi dalla fuga della prospettiva si staccano altri volti.

Architravi e capitelli non sono più semplici elementi architettonici, sono diventati presenze, nascondigli di occhi e di teste, ora barbute, come a Sant'Antonio di Ranverso, ora incappucciate e beffarde come alla Sacra.

Le “Tetes Coupées”, le teste mozzate! A dire il vero, questo appellativo si riferisce a modelli più antichi, presenti nel Sud della Francia. Le teste scolpite nella pietra sono retaggio e simbolo di riti sanguinosi, in cui le tribù celto-liguri conficcavano su pali le teste dei nemici uccisi in battaglia per scacciare gli spiriti maligni e invocare prosperità e abbondanza sui loro villaggi.

Attraverso i secoli il vento del Cristianesimo spazza l’Europa dalle tradizioni pagane, ma restano memorie ancestrali. La forza vivificatrice delle terribili teste celtiche si trasforma nel potere taumaturgico dei Santi: la testa diventa reliquia, diventa sguardo protettivo e benevolo.

Santi dotati di virtù sovrumane, che hanno subìto il martirio per decapitazione, come San Giovanni Battista (la cui festa cade nel Solstizio, la cui testa è Sole alto, levato sopra la Terra), come San Pantaleone, come San Giorgio che sconfigge il Drago… Santi militari, come i Martiri Tebei, come il giovane San Pancrazio che nel cuore di noi ombrosi Vaiesi ha da sempre un posto speciale.

Le teste di pietra sono ancora lì, ci osservano coi loro occhi sgranati, meravigliate dalla nostra fretta, o forse ci accompagnano nella lotta contro i draghi e i demoni in agguato tra i nostri giorni così veloci e affollati.

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Grazia Dosio

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