Economia e lavoro - 11 marzo 2021, 10:22

Gros Pietro (Intesa Sanpaolo): "Dopo Ubi Banca, nessun'altra operazione è possibile per noi in Italia"

Il presidente del Gruppo bancario: "Raggiunti i limiti concessi dall'antitrust, servirebbero operazioni internazionali". Sul lockdown: "Solo se risolutivo per le vaccinazioni"

Gian Maria Gros-Pietro

Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo

Il matrimonio con Ubi Banca ha chiuso tutte le altre porte, almeno in Italia. Lo dice Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, ai microfoni di Sky Economia: "Abbiamo raggiunto i limiti concessi dall'antitrust, tanto che abbiamo dovuto cedere (a Bper, ndr) parte delle filiali di Ubi".

Ma il numero uno del grande gruppo bancario dice la sua anche sul mercato internazionale. "Servirebbero delle fusioni cross border, ma in questo momento non sono appetibili perché c'è troppa differenza di regolamentazioni e non c'è il mercato unico dei capitali". Ma la direzione, dice Gros Pietro, è quella: "E' un obiettivo che deve essere raggiunto perche' altrimenti non riusciremo a competere con sistemi bancari come quelli di Usa e Cina e  questo condannerebbe a un sottosviluppo l'area economica europea che invece potrebbe competere anche con Stati Uniti e Cina".

"Lockdown e vaccinazioni a tappeto? Sì, se risolutivo"

Intanto, l'attualità è quella legata alla pandemia che non molla la presa e l'orizzonte di nuove restrizioni: addirittura un mese di lockdown per procedere con le vaccinazioni a tappeto. "L'economia soffre molto le chiusure e riaperture e quindi se fosse possibile una soluzione drastica, ma definitiva, certamente sarebbe augurabile, però non sono certo in grado di dire se una soluzione drastica porterebbe a risoluzione definitiva del problema".

"Economia pronta al rimbalzo: dalle banche molte risorse alle aziende"

Ma per il "dopo", il presidente di Intesa non rinuncia a una certa dose di ottimismo. "L'Italia ha una migliore capacità di rimbalzo. C'è una resilienza della nostra manifattura e l'anno scorso nelle esportazioni abbiamo fatto meglio della Germania". "Questa - ha aggiunto - è una crisi diversa dalle altre. Non  appena saranno tolti i divieti per le aziende si riprenderà a  produrre e avremo un rimbalzo maggiore". 

Intanto, proprio la banca sta facendo quanto nelle sue possibilità per essere funzionale al sistema economico, garantisce Gros-Pietro: "Il sistema bancario ha concesso 300 miliardi di moratorie e di questi 145 fanno riferimento alle garanzie del fondo delle piccole e medie imprese". "Le imprese stesse - ha aggiunto - hanno messo fieno in cascina. L'anno scorso sono affluite al sistema imprenditoriale 63 miliardi netti dalle banche. Hanno avuto 63 miliardi nuovi ma i depositi presso le banche sono aumentati di 88 miliardi. Nel complesso le imprese non hanno speso tutti i soldi che hanno ricevuto a credito, ma hanno addirittura accantonato. Quindi hanno una potenza di fuoco non appena ci saranno le condizioni per fare investimenti".

 

Banca dal cuore verde

Intanto, Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana a entrare nella Climate Investment Platform (CIP), l'iniziativa nata dalla partnership tra l’International Renewable Energy Agency (IRENA), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, l’organizzazione Sustainable Energy for All e il Green Climate Fund per aumentare i finanziamenti dedicati alla transizione energetica e consentire a ogni Paese di raggiungere obiettivi climatici ambiziosi.
Intesa Sanpaolo metterà a disposizione di CIP e dei Paesi e degli enti aderenti l’esperienza maturata a livello internazionale nel finanziamento per la realizzazione di grandi impianti per la produzione di energia pulita, oltre alla propria rete di relazioni nei maggiori mercati di capitali e all’assistenza necessaria per rendere bancabili i progetti che rispettano i più alti criteri ESG.

Massimiliano Sciullo

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