Oggi è il Dantedì, giornata di celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri istituita nel 2020 su proposta del ministro della Cultura Dario Franceschini. Una data, il 25 marzo 1300, cui gli studiosi fanno risalire l'inizio del viaggio del Sommo Poeta nell'aldilà, attraversando la terribile "selva oscura" infernale per giungere alla visione divina in Paradiso, dove dimora "l'amor che move il sole e l'altre stelle".
A Torino, le celebrazioni comprendono un fitto programma di convegni, lezioni, mostre, rassegne cinematografiche curato dall'Università degli Studi, che oggi prevede, alle 10, sul canale YouTube Letture Dantesche Torino, il Processo a Paolo e Francesca, una lettura commentata del Canto V dell'Inferno. Nel pomeriggio, il padre della lingua italiana sarà invece protagonista di una maratona internazionale, Global Dante: il girone dei lussuriosi verrà decantato in ben sedici lingue, dall'arabo al giapponese, dall'argentino al catalano.
Interverrà, tra gli altri, il professor Donato Pirovano, docente di Filologia e Critica dantesca di UniTo, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e coordinatore di Dante SettecenTo.
Prof. Pirovano, si parla sempre della scuola, pochissimo dell’università. Eppure anche gli atenei da un anno stanno sperimentando continuamente nuove strategie per tenere lezioni a distanza e stimolare l’interesse degli studenti. Come viene recepito nel 2021 Dante in dad?
Va detto fin da subito che Dante è l’unico scrittore della letteratura italiana a vantare una cattedra di studi a lui dedicata. Adesso in alcune università si sta valutando l’ipotesi di aprirne una anche per Giacomo Leopardi, ma non c’è ancora una disposizione ministeriale. Come per tutte le lezioni in cui si leggono testi e si cerca di analizzarli, la presenza è fondamentale. Purtroppo in quest'ultimo anno abbiamo dovuto trovare un nuovo modo di insegnare, non solo la lettura, ma anche l’approccio, commentando, riflettendo sui contenuti, stimolando la discussione. Nell’aula virtuale, in cui ci ritroviamo ogni settimana, io prima leggo il testo e lo commento, poi lascio lo spazio agli studenti per intervenire. Paradossalmente ho notato un maggiore coinvolgimento in questa fase rispetto al passato, lo scambio si fa subito fitto e le domande sono tante.
È soddisfatto?
Malgrado abbia dovuto rinunciare alla retorica e alla presenza "scenica" in aula, il risultato è stato molto buono e mi ritengo soddisfatto, sì. In media ho tra le 80 e le 100 persone collegate in streaming, parlo di fronte a uno schermo con tanti quadratini vuoti, si accende la videocamera solo per porre quesiti. Eppure anche agli esami ho assistito a prove eccellenti, dando tantissimi 30 e lode: ciò significa che gli argomenti sono stati recepiti, approfonditi e studiati bene. Di questo parleremo anche nel convegno per il settecentenario organizzato su UniTo Media, Dante e la didattica universitaria, il 31 marzo.
Su cosa si è concentrato, nel programma didattico dell’ultimo anno? Ci sono nuovi studi danteschi in corso?
Per gli studenti della magistrale sono riuscito a realizzare un corso che non avevo mai fatto prima, dedicato alla rime petrose di Dante [ciclo di componimenti datati attorno al 1296, tra la morte di Beatrice e l’esilio, e dedicati a una certa Madonna Petra, sdegnosa, indifferente e refrattaria all’amore del poeta, ndr]. Nel frattempo ho scritto un nuovo libro, Amore e colpa. Dante e Francesca, che, a partire dalla Vita nova, approda fino al Canto V dell’Inferno.
Una sezione della Commedia che continua ad affascinare tutti…
Sì, il tema del rapporto tra amore e morte, eros e thanatos, è uno dei cardini della cultura occidentale, ha avuto un’enorme fortuna nell’immaginario collettivo; mentre quello tra amore e colpa è meno indagato. Eppure in Dante è fondamentale: per amore ci si salva o ci si perde. Francesca è dannata tra i lussuriosi, mentre Beatrice è redenta in Paradiso. Sono figure che esercitano ancora oggi un fascino incredibile.
I laureandi propongono tesi dantesche interessanti, innovative?
Quelle di ambito filologico sono naturalmente molto tecniche, si basano sugli studi delle tradizioni, applicano un rigore scientifico come si conviene a ogni lettura di Dante. Le tesi di critica, invece, spesso propongono accostamenti con la poesia contemporanea, rintracciando la presenza di influssi danteschi negli autori del Novecento. E, non a caso, questo argomento sarà al centro di un altro convegno organizzato dall’università, dal 21 al 25 settembre, dove parleremo di Zanzotto, Pasolini, Ungaretti, Ezra Pound, Brecht, per citarne alcuni, ma anche Fabio Pusterla, Alda Merini e Patrizia Valduga. Sicuramente sono temi che coinvolgono non soltanto la letteratura, ma anche la sociologia, le arti performative, la storia, i media. Interessante è poi leggera la Commedia come un’opera popolare, che parla a tutti: basti pensare alle numerosissime maratone dantesche che fioriscono ormai dappertutto.
Anche l’università da diversi anni cura un progetto divulgativo da lei curato, “Per Correr Miglior Acque”.
Sì, il comitato è nato nel 2013 dalla volontà di un gruppo di studenti di approfondire e diffondere la passione per Dante. A partire dal Purgatorio, si è proposto alla comunità universitaria e cittadina un ciclo di Lecturae Dantis, inframmezzate da numerose collaborazioni con la Società Dante Alighieri, a cadenza annuale. Quest’anno gli incontri sono stati trasferiti online, con un grande successo di pubblico: alla lezione del linguista Luca Serianni erano collegati 800 utenti, all’università non avremmo saputo dove metterli. Uno dei vantaggi è sicuramente quello di poter radunare in un luogo virtuale persone anche lontane nello spazio. I ragazzi ora continuano l’attività come una staffetta, passando il testimone ai più giovani. I membri del primo gruppo di "Per Correr Miglior Acque" sono già quasi tutti mamme e papà, con una professione: l’eredità si sta trasferendo ai dantisti del futuro. Il viaggio continua.