Un tavolo tecnico per arrivare a un percorso formale di formazione complementare dell'Operatore Socio Sanitario nel territorio regionale: è quanto il Coordinamento regionale piemontese degli Ordini delle Professioni Infermieristiche ha chiesto al presidente della Regione Alberto Cirio, all'assessore piemontese alla sanità Luigi Icardi e alla collega di Giunta con deleghe alle politiche sociali Chiara Caucino.
Una richiesta che, vista l'importanza dell'argomento, nasce in relazione al quadro epidemiologico attuale e tiene conto delle azioni intraprese da altre regioni italiane con l'obiettivo di coordinamento tra gli attori coinvolti della Regione e gli OPI piemontesi.
"Sull’esempio di quanto già intrapreso dalla Regione Veneto con la delibera 305/2021, dove questo coordinamento respinge totalmente sia nella forma che nei modi, è necessario arrivare a un accordo che salvaguardi la popolazione dalla possibilità di utilizzare gli Oss rispetto ad atti propri dell’assistenza clinica di competenza esclusiva di medici e infermieri", commenta Massimiliano Sciretti, presidente del coordinamento, a nome di tutti gli Ordini infermieristici piemontesi.
Per il Coordinamento OPI la delibera del Veneto, che consente agli Oss di eseguire alcune prestazioni sui pazienti, non è ammissibile nemmeno nell’emergenza della pandemia dal momento che porrebbe a serio rischio sia la persona assistita che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale.
E proprio nell’ottica di valorizzare le differenti professionalità, gli Ordini delle professioni infermieristiche di tutto il Piemonte si propongono come attori attivi per delineare un percorso ad hoc. "Un iter - puntualizza Sciretti - che veda il professionista Infermiere come responsabile dell’assistenza Infermieristica, sulla base dell'articolo 1 del DPR 739/94". Una assistenza infermieristica che si potrà avvalere - entro ambiti definiti da un progetto formativo specifico - della figura di supporto dell'Operatore socio-sanitario come già previsto dall’accordo Stato Regioni del 2001 che può essere ampliato e rivisto "anche in considerazione dell’evoluzione delle competenze dell’infermiere del terzo millennio".