Cultura e spettacoli - 26 aprile 2021, 16:48

Il Museo Egizio è il primo a riaprire a Torino: "Speriamo sia l'ultima volta" [FOTO]

Inaugurato il progetto "Nel laboratorio dello studioso": un ciclo di mostre bimestrale porterà i visitatori dietro le quinte dell’attività del Dipartimento Collezione e Ricerca

museo egizio

Il Museo Egizio riapre con la mostra "Nel laboratorio dello studioso"

"Si riapre per la quarta volta e speriamo sia anche l'ultima. Ormai siamo molto allenati come ostacolisti". Così Evelina Christillin e Christian Greco accogliendo questa mattina i visitatori del Museo Egizio, il primo a Torino a ripartire nel primo giorno di zona gialla. "Siamo pieni di entusiasmo, anche se i numeri pesano: si calcola un 70% di calo nei ricavi e un 72% nel pubblico. Sono stati 15 i giorni di apertura nel 2021, 180 nel 2020. Abbiamo ricevuto dei ristori importanti per i mesi da marzo a maggio 2020, aspettiamo di capire cosa possa arrivare d'altro per quest'anno".

Si potrà visitare anche nel weekend con prenotazione obbligatoria online. 1300 visitatori al massimo, pre Covid erano 10 mila.

Il nuovo progetto espositivo Nel laboratorio dello studioso comprende un ciclo di mostre che mettono sotto la lente d'ingrandimento una serie di reperti della collezione torinese, offrendo così ai visitatori un approfondimento inedito.

Ogni due mesi la mostra sarà dedicata a un reperto diverso, che verrà indagato dal punto di vista archeologico, storico e in collegamento con altri oggetti. A rimanere sempre al centro della scena, la ricerca: Nel laboratorio dello studioso, spiegano, "nasce infatti con lo scopo di avvicinare il visitatore all’attività scientifica che quotidianamente si svolge sugli oggetti esposti nelle sale e custoditi nei magazzini del museo". 

Il primo oggetto protagonista è la statua di Hel: di epoca Ramesside (XIX dinastia, 1279-1213 a.C. circa), rappresenta una donna seduta su uno sgabello con cuscino, che stringe nella mano sinistra un fiore di loto e nella destra una collana di perline con contrappeso metallico, detta menat, uno strumento musicale rituale usato nel culto della dea della sensualità, Hathor. Data la tipologia di seduta e la parte posteriore lasciata grezza, era sicuramente collocata in origine in una cappella funeraria, con ogni probabilità a Saqqara, la necropoli di Menfi.

Presenti altre quattro vetrine che approfondiscono i temi evocati dalla statua di Hel, come l’arte e l’attività scultorea del periodo, esemplificate con l’esposizione di alcune statue e steli funerarie, ma anche i culti religiosi e gli strumenti musicali rituali. Dulcis in fundo, una copia di sistro in bronzo realizzata da Marco Sciascia, liutaio specializzato nella realizzazione di repliche di strumenti antichi.

L’allestimento, che durerà fino al 27 giugno, è a cura di Federico Poole

"Speriamo sia una nuova nascita - ha concluso il direttore Greco -. Vogliamo che gradualmente si ritorni alla normalità, anche se in questi mesi non ci siamo fermati un attimo. Abbiamo lavorato nella ricerca, a nuove modalità di comunicazione, alle pubblicazione di convegni. Ma vogliamo tornare a svolgere il nostro servizio essenziale in presenza. Abbiamo sviluppato tanto contenuti nuovi; i visitatori troveranno anche un'illuminazione migliore e delle vetrine finalmente visibili. Almeno per chi sa leggere i geroglifici".

Manuela Marascio

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