"La cultura va alimentata leggendo, informandosi e confrontandosi. Definire il Risorgimento come una guerra etnica, il Museo di Antropologia criminale come una fossa comune di meridionali e il Forte di Fenestrelle quale lager sabaudo è una pericolosa menzogna nonché un’ingiusta offesa nei confronti di coloro che hanno scritto una delle pagine più importanti della nostra storia". A sostenerlo, mediante un ordine del giorno depositato recentemente in Circoscrizione 2, è il capogruppo di Torino in Comune Juri Bossuto, che torna sulla bagarre scatenata negli ultimi giorni dal senatore Saverio De Bonis.
Alla luce delle pioggia di invettive caduta sul Museo Cesare Lombroso, e su tutto l'ateneo universitaio torinese che lo contiene, accusato di divulgare "razzismo scientifico", l'atto di Bossuto chiede al consiglio circoscrizionale di "esprimere preoccupazione per l’uso strumentale della storia, riscritta in chiave revisionistica a vantaggio di progetti politici tendenti a minare i valori unitari e di fratellanza tra le genti", con l'auspicio che il museo "continui a dare il suo prezioso contributo nella formazione di giuristi che facciano propri i valori di critica alle prime teorie lombrosiane stesse, comprendendo invece la necessità del recupero sociale di chi commette reati poiché nessuno nasce criminale".
A prendere le parti dell'ente - riallestito nel 2009, a cent'anni dalla morte del suo ispiratore - era stato, domenica scorsa, anche il presidente del consiglio regionale Stefano Allasia, dichiarando che "la cultura dell’oblio non appartiene alla nostra città", e tantomeno le prese di posizione di quel "partito del no che tanti danni e disastri ha creato al nostro Paese".
Non la prima, e forse nemmeno l'ultima, questa ennesima sferzata al Lombroso rischierebbe dunque di alimentare pericolose derive censorie e destabilizzanti, facendo perdere di vista i reali corsi storici e l'evoluzione del pensiero scientifico che proprio su quelle teorie si è innescato, rilevandone poi l'infondatezza.
L'invito al consiglio di Circoscrizione 2, quindi, è di unirsi in segno di "solidarietà piena e assoluta al personale e alla direzione universitaria del museo", conclude Bossuto.