Quali (e quanti) interventi per Torino e per il Piemonte, dall'ormai imminente Pnrr, il Piano nazionale di resilienza e ripresa? E' una domanda che - declinata ognuno per le proprie competente - si stanno facendo in tanti territori italiani. Ritardi, opere lasciate a metà, progetti e sogni per il futuro: nel calderone finisce per entrare di tutto. Ma cosa davvero troverà spazio? Lavoro, industria, infrastrutture, rigenerazione urbana e non solo.
"Siamo di fronte a una situazione in cui il mercato e non solo sta continuamente e velocemente mutando", dice Marco Crespi, presidente di Aspesi Torino, associazione che opera per promuovere collaborazioni pubblico-private per la rigenerazione urbana del capoluogo piemontese. "Bisogna recuperare competitività e attrattività per Torino e per il Piemonte".
Possono arrivare 8 miliardi: punti di forza e nuove generazioni
"In futuro potranno arrivare circa 8 miliardi di euro: una cifra enorme. Vogliamo ridurre i divari territoriali, ma al tempo stesso migliorare la collaborazione tra pubblico e privato - spiega Andrea Tronzano, assessore regionale allo Sviluppo Economico del Piemonte -. Ma soprattutto bisogna impegnarsi affinché le risorse arrivino non solo alle grandi imprese, ma anche a quelle più piccole. Altrimenti sarà una sconfitta, o un successo monco. Il Pnrr riguarda poi soprattutto i giovani e le prossime generazioni: ecco perché, per spendere bene questi soldi, è necessario ascoltare loro. Ma gli asset principali rimangono automotive e aerospazio, raggruppando formazione e aziende, come dimostrano Manufacturing center, Cittadella dell'aerospazio e Città della Salute". "Poi vogliamo valorizzare i nostri asset più forti, i nostri distretti e le vocazioni più eccellenti, ma al tempo stesso vogliamo anche attirare investimenti sul nostro territorio. Vogliamo essere attrattivi".
"Bisogna lavorare di squadra, non c'è alternativa - sottolinea Marco Pironti, assessore comunale all'Innovazione e Smart City del Comune di Torino - e bisogna lavorare in sinergia. Il caso dell'idrogeno ne è un buon esempio, di come bisogna valorizzare le eccellenze del territorio e anticipare le decisioni governative. Come città dovremo contribuire alla progettualità su digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, ma anche la rivoluzione verde e la transizione ecologica, le infrastrutture per una mobilità sostenibile, l'inclusione e la coesione".
Risorse come non mai, ma le riforme devono funzionare
"Il lavoro da fare è enorme - dice Giuseppe Russo, direttore del Centro Einaudi - anche perché l'erogazione delle somme, che sono notevoli e sono mancate negli ultimi 20 anni, sono subordinate alla riforme da fare e sul loro successo". "Quanto ai settori individuati, mi sembrano scelte piuttosto logiche - prosegue -, ma bisognerà poi valutare le risposte del mercato. Il tutto, in una città più piccola che in passato, ma che se non crescerà, dovrebbe almeno mantenere il livello attuale e vedere la qualità della vita rialzarsi".Prospettive positive anche dal punto di vista edilizio: "Ci sono margini di interesse crescenti, per la città. Anche grazie a prezzi e costi che sembrano particolarmente bassi in questo periodo e dunque convenienti. Sulla rigenerazione urbana, Torino è un caso estremamente interessante, perché è una città in cui il potenziale da investire è estremamente alto, anche a seguito di un ultimo ventennio in cui si è investito troppo poco e in maniera poco omogenea sul territorio".