Economia e lavoro - 27 maggio 2021, 07:00

Il primo trimestre dell'anno riporta il segno positivo: l'economia piemontese festeggia un +5%. Torino è tra le migliori

Bene la maggioranza dei settori e dei territori. Il capoluogo segna un +6,3%, anche se la digitalizzazione resta un problema, soprattutto per le aziende più piccole

Persone al tavolo con penna e carta

Segnali di ripresa per l'economia torinese nel primo trimestre del 2021

Non è più "l'anno della pandemia", anche se i contati (e i vaccini) sono ancora di attualità. Ma il 2021 - almeno per quanto riguarda i primi tre mesi - restituisce finalmente all'economia piemontese un segno positivo. Lo fa con un +5% addirittura, come confermano i dati dell'analisi congiunturale effettuata da Unioncamere Piemonte.

Una positività diffusa, ma che deve tenere presente di un primo trimestre 2020 (con cui si confronta) che dopo due mesi di normalità, a marzo ha visto un blocco pressoché totale. Ma si contano 584 imprese in meno, a livello regionale, rispetto all'inizio del 2020, con un totale di 8.185 imprese perse in dieci anni in Piemonte.

Dati confortanti (quasi) ovunque

Le cifre della produzione si abbinano a un +5,4% degli ordinativi interni e un +3,4% per gli ordinativi esteri. Anche il fatturato sale con decisione (+6,2%), con una componente estera che registra un miglioramento pari al +3,1%.
Anche il grado di utilizzo degli impianti aumenta (comprensibilmente, in assenza di lockdown), salendo dal 57 al 64,2%, ma resta sotto il 66,2% dello stesso periodo del 2019. "Abbiamo recuperato molto, insomma - spiega la responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte, Sarah Bovini -, ma non ancora del tutto".

Tra i settori, il miglioramento è generalizzato. Ma fanno eccezione l'abbigliamento (-4,6%) e l'alimentare (-1,9%). Ma se nel primo caso si tratta di una difficoltà che si prolunga, nel secondo fa sentire il suo peso un settore che non è mai calato, nonostante la crisi pandemica. Anzi.

I miglioramenti più significativi sono quelli dei metalli (+11,4%) e dei mezzi di trasporto (+7,8%). Ma vanno bene anche le industrie meccaniche (+6,4%) e i settori del legno, dell'elettricità e dell'elettronica (tra il +5,4 e il +5,2%).
In alcuni casi (metalli, ma anche aziende elettriche ed elettroniche e la chimica e materie plastiche) si è addirittura tornati a livelli pre crisi.
A livello geografico, ovviamente, incidono le specializzazioni: ecco perché solo Biella (con il suo tessile e un -2,5% complessivo) è ancora negativa. Mentre Torino, con il suo +6,3%, è insieme a Novara la provincia più vivace, alle spalle solo del Vco con il +7,6%. Cuneo segna un +5,2% e Asti un +3,9%. Alessandria fa segnare un +2%, mentre Vercelli risulta contrastato e stabile, con un +0,4% in cui il tessile fa sentire il suo peso.

Come dimensione, crescono tutte le aziende, ma fanno meglio le medie (+6,6%) e le grandi imprese (+5,9%), mentre le piccole fanno segnare un +3,4% e le micro "solo" un +1,6%.

Anche l'ottimismo torna a dominare sul pessimismo: il clima di fiducia torna a crescere e gli imprenditori ritengono che in futuro il rimbalzo possa proseguire.

La sfida del digitale: un rebus per i "piccoli"

Rilanciate alla grande con la pandemia, le tecnologie digitali non sono ancora molto diffuse, tra le aziende piemontesi. In media è il 41% delle aziende manifatturiere utilizza tali tecnologie, peraltro (88%) senza utilizzare finanziamenti e agevolazioni statali. Ma è una situazione in cui pesa molto la "dimensione": se si considerano le imprese di grandi dimensioni l’impiego sale però al 100%. Per le imprese medie si attesta all’89%, solo l’11% si dichiara, infatti, estranea al fenomeno. Il peso delle realtà ancora non coinvolte nel processo di digitalizzazione aumenta al diminuire della dimensione. Nelle imprese piccole solo 37% utilizza servizi e tecnologie digitali e nelle micro realtà lo fanno solo tre aziende su dieci.

Tra i servizi e le tecnologie più utilizzati troviamo i software gestionali (ERP, CSR; SCM; etc), seguiti dai sensori per monitorare la produzione, il controllo digitale di movimento e software di business intelligence/data analytics.

I principali ostacoli alla digitalizzazione evidenziati dalle imprese piemontesi, infine, sono gli alti costi da sostenere per i progetti di innovazione digitale, i problemi organizzativi e di regolamentazione (ad esempio le incertezze burocratiche e normative), l’elevato carico fiscale e la mancanza di personale qualificato

"I vaccini per accelerare e tornare al periodo pre-Covid"

 

"Con il piano di vaccinazione che procede spedito speriamo si possa presto tornare a livelli pre Covid, sia come produzione che come consumi - dice il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia -: bisogna continuare a lavorare per dare nuova linfa alle aziende piemontesi in vista dei prossimi mesi. I dati positivi di questo inizio di anno, ovviamente, va tenuto presente l'anno con cui si fa il confronto". "Abbiamo tutte le carte in regola per affrontare con coraggio e spirito di innovazione questo 2021 - continua -, ma servono risposte concrete ai vari settori, cominciando dal credito e dal sostegno all'export. In questo, confidiamo anche nelle risorse che potranno arrivare dall'Europa".

"I numeri sono incoraggianti, ma la digitalizzazione resta un elemento di preoccupazione - dice Teresio Testa, direttore regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo -. E' qui che gli investimenti devono incidere, insieme all'ambiente e alla riqualificazione dei processi produttivi: è qui che ci giochiamo il nostro futuro. Ma attenzione anche all'export: ci sono mercati come la Cina e gli Usa che sono già ripartiti e le nostre aziende devono farsi trovare pronte".

"Mai come ora c'è un forte legame tra la dimensione aziendale e le strategie che possono applicare - aggiunge Fabrizio Simonini, regional manager Nord Ovest di UniCredit - sia a livello di investimenti che a livello di capitale umano. Lo strumento tecnico da solo non basta: servono persone che siano in grado di sfruttarlo e utilizzarlo al meglio. Anche i meccanismi di aggregazione possono essere decisivi nella capacità di continuare a crescere, pur nel timore di perdere quell'autonomia e quella storia che ogni impresa porta con sé". 

Massimiliano Sciullo

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