Al Teatro Astra di Torino prosegue la stagione Re:RE/START con Festen. Il gioco della verità, una nuova produzione TPE tratta dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese del 1998 diretto dal Premio Oscar 2021 Thomas Vinterberg, scritto da Mogens Rukov e BO Hr. Hansen, prima opera aderente al manifesto Dogma95. A firmarne la regia in questo primo adattamento italiano è Marco Lorenzi, fondatore della compagnia Il Mulino di Amleto.
Lo spettacolo debutta domani, 31 maggio, alle ore 19.30, e sarà replicato fino al 6 giugno.
Festen è il primo film realizzato da Vinterberg secondo i dettami del Dogma, nato nel 1995 dall'unione di intenti tra . La semplicità nella realizzazione, la mano magistrale del regista e il profondo significato politico sociale di critica alla società danese fanno del film un cult fondamentale. Vinse nel 1998 il Gran Premio della Giuria a Cannes (all’epoca presieduta da Martin Scorsese), numerosi Robert (gli Oscar nordici) e anche alcuni Independent Spirit Awards.
La pièce racconta di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, i Klingenfeld, che si riunisce per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla cerimonia sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del maggiore, Christian che, una volta pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e strappando via maschere. La festa si trasforma così in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, indicibili segreti, relazioni di potere malsane.
Spiega il regista Lorenzi, che ha anche curato con Lorenzo De Iacovo la traduzione italiana e la riscrittura: «Festen ci chiama in causa, ci sposta dall’indifferenza in cui pericolosamente rischiamo di scivolare ogni giorno di più, soprattutto in un tempo costellato da paure e incertezze come il nostro, un tempo di divertissement e entertainment mentre intorno a noi tutto si sgretola, un tempo in cui è facile voltare lo sguardo per continuare a dirci che “Dopo questo piccolo – come potremmo definirlo – intermezzo, possiamo riprendere i nostri posti per proseguire la festa”. Festen sembra, apparentemente, raccontare una festa di famiglia per celebrare i 60 anni del patriarca, ma in verità ha a che vedere con il nostro rapporto con la verità, con il potere e con l’ordine costituito. Sono sempre più sicuro che il nostro Festen sia una comunità di esseri umani che recitano una commedia mentre uno di loro combatte come un pazzo per mostrare che in realtà sono tutti in una tragedia. Per questo Festen è politico, radicalmente politico».
E aggiunge: «Sento che in questa tensione tra due forze, così opposte e profonde, stia la forza del nostro spettacolo che ci porterà a mostrare quanto sia necessario strappare quel velo, quel diaframma che ci impedisce di vedere realmente le cose come stanno».
L’opera scava all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la relazione con la figura paterna, la verità, il rapporto con il potere e l’autorità imposta. Impossibile non pensare ad Amleto, alla tragedia greca, ma anche all’universo favolistico dei Fratelli Grimm.
In scena: Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Roberta Calia, Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca.





