Che il mondo femminile sia quello che sta pagando più pesantemente la crisi pandemica si nota anche da alcuni dettagli. Uno di questi è la composizione del tessuto economico piemontese a livello artigiano: secondo l'ultima rilevazione di Confartigianato, infatti, proprio le aziende "in rosa" hanno accusato il colpo, perdendo quell'impulso che negli anni passati aveva invece regalato vivacità al comparto. E lo stesso si può dire anche del mondo delle imprese "giovani".
A fine dicembre 2020, secondo i dati di Unioncamere, le imprese femminili in Piemonte erano in netto calo: 95.879, rispetto alle 96.591 di fine 2019 (-712). Per quanto riguarda invece le imprese guidate dagli under 35, sempre nel 2020, si è registrata una flessione pari a -4,5% rispetto all’anno precedente.
Il rischio "bomba sociale" a fine giugno
“La ripresa del Piemonte - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - sarà condizionata dall’andamento del piano vaccinale; accelerare il passo è un primo elemento indispensabile per far fronte alle diverse conseguenze negative derivanti dallo shock pandemico che si è riverberato su famiglie e imprese, aggravando la condizione generale del contesto economico e sociale. Il nuovo Decreto Sostegni con altri contributi a fondo perduto per le imprese ed un pacchetto lavoro, cercherà di contenere l’esplosione di quella che potrebbe essere una bomba sociale anche a seguito della possibilità di poter tornare a licenziare a fine giugno”.
“Non va tuttavia dimenticato che la ripartenza - continua Felici - dipenderà anche da altri fattori meno legati al contesto contingente e invece già ‘endemici’ prima dell’avvento della pandemia, che rischiano di condizionarla negativamente. C’è bisogno di misure urgenti per rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, e investimenti sulla formazione e sulle competenze dei lavoratori per contribuire a costruire un futuro di lavoro per le nuove generazioni".
La ricetta: "Politiche attive e apprendistato"
A fronte di queste difficoltà e di queste incognite, è difficile individuare una sola ricetta vincente, ma ci sono diversi ingredienti che sembrano tornare utili. “Per affrontare la ripartenza - riflette Felici - occorre, in primis, rimuovere gli ostacoli che scoraggiano le imprese ad assumere. Sul fronte delle politiche attive del lavoro sosteniamo la necessità di rilanciare gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici e di investire sulle competenze professionali a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e puntando sull’apprendistato duale e professionalizzante”.
“E’ proprio dall’apprendistato – prosegue il presidente regionale degli artigiani – che passa la ripresa dell’occupazione giovanile, strumento che si conferma quale il contratto a causa mista più adatto a soddisfare le esigenze formative dell’artigianato e delle piccole imprese e a preparare i giovani ad entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze tecniche evolute imposte dalla rivoluzione digitale”.
Anche le piccole imprese si preparano a grandi cambiamenti
Un recente studio di Confartigianato Imprese, Unioncamere e Anpal, peraltro, ha fotografato i cambiamenti del mondo del lavoro delle "piccole professioni" al tempo delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale. I numeri dicono che la domanda di nuovi impieghi delle piccole e medie imprese sfiorerà i 2 milioni di nuovi posti di lavoro e profili tecnici. Le figure dei nuovi tecnici "intelligenti" saranno le stesse che erano già note, ma con una carta di identità cyber e high-tech: cyber-idraulici e tecno-elettricisti per case ed elettrodomestici connessi, meccatronici (ovvero la fusione linguistica e delle competenze di meccanici e elettrauti per la manutenzione delle nuove automobili), orafi, sarti e calzaturieri in grado di utilizzare stampanti 3D e foot scanner, artigiani delle costruzioni per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, installatori e manutentori di parchi, giardini e aree verdi, riciclatori di rifiuti (in tessuti e arredamenti), produttori e manutentori di apparecchiature mediche ad alta precisione, animatori digitali per musei ed edizioni virtuali.
“L’artigianato post Covid-19 - conclude Felici - dovrà necessariamente ripartire dalla trasformazione di mestieri tradizionali che si dovranno adeguare al cambiamento del mercato e delle esigenze dei consumatori”.