Economia e lavoro - 03 giugno 2021, 07:00

Rosa stinto per l'artigianato piemontese: nel 2020 calano sia le addette che le imprese giovani

Persi 712 posti, mentre le imprese under35 sono calate del 4,5%. Felici (Confartigianato Piemonte): “Da giugno, se torneranno i licenziamenti, si rischia la bomba sociale. Bisogna formare i cyber-artigiani di domani”

Donna al lavoro seduta alla scrivania

Calano le donne impegnate nell'artigianato: pagano il conto di un 2020 di crisi

Che il mondo femminile sia quello che sta pagando più pesantemente la crisi pandemica si nota anche da alcuni dettagli. Uno di questi è la composizione del tessuto economico piemontese a livello artigiano: secondo l'ultima rilevazione di Confartigianato, infatti, proprio le aziende "in rosa" hanno accusato il colpo, perdendo quell'impulso che negli anni passati aveva invece regalato vivacità al comparto. E lo stesso si può dire anche del mondo delle imprese "giovani".

A fine dicembre 2020, secondo i dati di Unioncamere, le imprese femminili in Piemonte erano in netto calo: 95.879, rispetto alle 96.591 di fine 2019 (-712). Per quanto riguarda invece le imprese guidate dagli under 35, sempre nel 2020, si è registrata una flessione pari a -4,5% rispetto all’anno precedente.

Il rischio "bomba sociale" a fine giugno

La ripresa del Piemonte - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - sarà condizionata dall’andamento del piano vaccinale; accelerare il passo è un primo elemento indispensabile per far fronte alle diverse conseguenze negative derivanti dallo shock pandemico che si è riverberato su famiglie e imprese, aggravando la condizione generale del contesto economico e sociale. Il nuovo Decreto Sostegni con altri contributi a fondo perduto per le imprese ed un pacchetto lavoro, cercherà di contenere l’esplosione di quella che potrebbe essere una bomba sociale anche a seguito della possibilità di poter tornare a licenziare a fine giugno”.

Non va tuttavia dimenticato che la ripartenza - continua Felici - dipenderà anche da altri fattori meno legati al contesto contingente e invece già ‘endemici’ prima dell’avvento della pandemia, che rischiano di condizionarla negativamente. C’è bisogno di misure urgenti per rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, e investimenti sulla formazione e sulle competenze dei lavoratori per contribuire a costruire un futuro di lavoro per le nuove generazioni".

La ricetta: "Politiche attive e apprendistato" 

A fronte di queste difficoltà e di queste incognite, è difficile individuare una sola ricetta vincente, ma ci sono diversi ingredienti che sembrano tornare utili. “Per affrontare la ripartenza - riflette Felici - occorre, in primis, rimuovere gli ostacoli che scoraggiano le imprese ad assumere. Sul fronte delle politiche attive del lavoro sosteniamo la necessità di rilanciare gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici e di investire sulle competenze professionali a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e puntando sull’apprendistato duale e professionalizzante”.  

E’ proprio dall’apprendistato – prosegue il presidente regionale degli artigiani – che passa la ripresa dell’occupazione giovanile, strumento che si conferma quale il contratto a causa mista più adatto a soddisfare le esigenze formative dell’artigianato e delle piccole imprese e a preparare i giovani ad entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze tecniche evolute imposte dalla rivoluzione digitale”.

Anche le piccole imprese si preparano a grandi cambiamenti

Un recente studio di Confartigianato Imprese, Unioncamere e Anpal, peraltro, ha fotografato i cambiamenti del mondo del lavoro delle "piccole professioni" al tempo delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale. I numeri dicono che la domanda di nuovi impieghi delle piccole e medie imprese sfiorerà i 2 milioni di nuovi posti di lavoro e profili tecnici. Le figure dei nuovi tecnici "intelligenti" saranno le stesse che erano già note, ma con una carta di identità cyber e high-tech: cyber-idraulici e tecno-elettricisti per case ed elettrodomestici connessi, meccatronici (ovvero la fusione linguistica e delle competenze di meccanici e elettrauti per la manutenzione delle nuove automobili), orafi, sarti e calzaturieri in grado di utilizzare stampanti 3D e foot scanner, artigiani delle costruzioni per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, installatori e manutentori di parchi, giardini e aree verdi, riciclatori di rifiuti (in tessuti e arredamenti), produttori e manutentori di apparecchiature mediche ad alta precisione, animatori digitali per musei ed edizioni virtuali.

L’artigianato post Covid-19 - conclude Felici - dovrà necessariamente ripartire dalla trasformazione di mestieri tradizionali che si dovranno adeguare al cambiamento del mercato e delle esigenze dei consumatori”.

Massimiliano Sciullo

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