C'è anche Torino, insieme a Bari e Firenze, tra le città che sabato vedranno scendere in piazza i sindacati di Cgil, Cisl e Uil per chiedere la proroga dello stop ai licenziamenti. Si comincia alle 10 e al microfono ci sarà il segretario generale Maurizio Landini, che prenderà la parola intorno a mezzogiorno mentre nelle altre due città, rispettivamente, interverranno i colleghi Pier Paolo Bombardieri (Uil) e Luigi Sbarra (Cisl).
Una proroga almeno fino a fine ottobre
La mobilitazione vuole andare contro la fine del blocco generalizzato dei licenziamenti che dovrebbe scattare dal primo luglio prossimo. L'obiettivo principale è conquistare la proroga della moratoria sui licenziamenti almeno fino al 31 ottobre, accompagnata da una riforma degli ammortizzatori sociali e nuove politiche attive per il lavoro.
A Torino saranno presenti delegazioni provenienti dalle regioni del Nord: oltre al Piemonte, anche Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
Grazie alla presenza di megaschermi, sarà possibile ascoltare anche gli interventi dalle altre piazze d'Italia. "Il nostro Paese sta vivendo una delicata fase di transizione - dicono i sindacati -. La crisi pandemica ha arrestato in parte la sua corsa, grazie anche alla campagna vaccinale in atto, ma a preoccuparci è soprattutto la ripresa economica che deve essere il faro per la massima coesione sociale, in grado di creare lavoro stabile e sicuro, a partire dai giovani, dalle donne e dal Mezzogiorno. Nel Decreto Sostegni non vi è contezza e condizione per affermare che ci siano i presupposti necessari a tutto ciò".
Gli industriali torinesi: "Troveremo una soluzione"
Sul tema, proprio oggi, è intervenuto anche Giorgio Marsiaj, presidente dell'Unione Industriali Torino: "Sono sicuro che sui licenziamenti si troveranno delle soluzioni. Abbiamo dimostrato anche nel momento più difficile della pandemia e del lockdown di saper lavorare bene e fare sistema, imprenditori e parti sociali". "Serve una politica di inclusione, in questo momento - ha aggiunto - perché molti hanno sofferto e continuano a soffrire. Ma ci sono anche situazioni di cui a un certo punto bisognerà prendere atto: le ristrutturazioni ci sono sempre state e fanno parte anche del processo che deve far rinascere il Paese, aumentandone la competitività e la produttività".