Il Governatore Alberto Cirio lo aveva fissato per oggi, 30 giugno. Era l'ultimatum (ma sarebbe meglio dire la scadenza) oltre la quale istituzioni - Regione, arcivescovo Nosiglia, ma anche Comune di Chieri - e i sindacati volevano una parola definitiva del Governo sul progetto Italcomp. Così da avere tempo per mettere in strada un eventuale piano B.
Nato come scialuppa di salvataggio non solo per Embraco e i 400 lavoratori di Riva di Chieri, ma anche per la Acc di Mel, in provincia di Belluno, quella decantata addirittura con un video celebrativo su Facebook dall'allora ministro Stefano Patuanelli rischia di essere l'ennesima beffa per i lavoratori che oggi, anche oggi, sono con la loro Tenda del Lavoro davanti alla sede della Regione in piazza Castello.
Nel frattempo, oltre a non essere arrivati segnali di alcun genere sul fronte Italcomp, la Acc è stata messa all'asta e questo depotenzia ulteriormente la partita pensata dall'esecutivo quando anche c'era Giuseppe Conte in sella.
Con il calendario che segna 30 giugno e una totale carenza di risposte, l'unico interlocutore accessibile sembra essere la Regione. In particolare l'assessore Elena Chiorino. I sindacati chiedono lumi, se non su Italcomp (come ormai sembra scontato), almeno su nuove prospettive di reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri o di ricollocazione degli operai.
E proprio gli operai - che vedono avvicinarsi l'altra scadenza temibile, quella del 23 luglio, quando cesseranno gli ammortizzatori sociali - tengono il fiato sospeso per la nuova cassa integrazione, promessa dal governo e che ha visto anche la curatela compiere i passi burocratici necessari. Per ora, nessuna conferma definitiva. Si aspetta. Su questo, in Italia, non c'è nessuno che vanta più esperienza dei 400 lavoratori ex Embraco e delle loro famiglie.