Pinerolese - 05 luglio 2021, 11:02

Dopo quasi quarant’anni da vigile del fuoco, ora Bruno ricomincia “a dormire tranquillo”

È andato in pensione il capo squadra del distaccamento di Torre Pellice testimone di incidenti, incendi e alluvioni: “È l’unico modo per andare avanti: cancellare dalla memoria gli episodi più brutti”

Lorenzo Bruno

Lorenzo Bruno

Durante l’ultimo intervento, racconta di aver provato la fatica che segnala che è giunta l’ora di lasciare spazio ai giovani: “È stato in occasione del grande incendio alla Cia Technima di Roletto: a fine giornata la stanchezza fisica è stata speciale. Per questo penso che sia giusto ‘andare in pensione’ a 61 anni”. Vigile del fuoco dal 1987, quando scelse quel Corpo per il servizio militare, Lorenzo Bruno ha lasciato a giugno il distaccamento dei Vigili del fuoco volontari di Torre Pellice – in cui è stato capo squadra e vice capo distaccamento – perché ha raggiunto l’età della pensione.

“Adesso posso andare a dormire tranquillo – rivela –, non più con la preoccupazione di essere chiamato per qualche intervento”. Nato a Torino, Bruno si trasferì a Torre Pellice negli anni novanta entrando nel distaccamento del paese e ha sempre conciliato il suo lavoro con il volontariato: “Di professione sono addetto al controllo dei disciplinari delle corse nel settore ippico e sono riuscito a trovare il tempo anche per fare il vigile del fuoco perché è un servizio che, dopo averlo fatto le prime volte, poi ‘ti resta dentro’ – racconta –. Spesso però sono dovuti passare in secondo piano gli impegni famigliari”.

Bruno racconta come chi condivida la sua passione, negli anni maturi la capacità di dimenticare gli episodi gravi di cui si è testimoni: “È l’unico modo per andare avanti: affinare la capacità di cancellare dalla memoria gli episodi più brutti”. Tuttavia permane il ricordo della soddisfazione per il lavoro svolto o del senso di impotenza davanti a certe situazioni: “L’incendio al Vandalino che non si riuscivamo mai definitivamente a spegnere, le numerose alluvioni, ad esempio, tutti gli interventi ti lasciano una delle due sensazioni”. L’anomalia invece è legata alla pandemia: “Anche durante il lockdown siamo rimasti in servizio ma tutto sembrava essersi arrestato anche il numero degli incidenti domestici. Poi, da quando le persone hanno ricominciato ad uscire di casa, le richieste di aiuto sono riprese a ritmo serrato”.

L’auspicio di Bruno per il futuro del distaccamento è che venga data la possibilità ai giovani diventare rapidamente operativi: “Sono troppo lunghi i tempi di inserimento: da quando fanno domanda devono poi attendere almeno due o tre anni per avere la possibilità di frequentare un corso... È naturale che si stufino prima”.

Elisa Rollino

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