Nervi tesi in Sala Rossa, in quello che di fatto è stato uno degli ultimi Consigli comunali prima della pausa estiva. Motivo della discordia che ha fatto litigare l’ex Cinque Stelle Damiano Carretto (oggi Movimento 4 Ottobre) e gli ex colleghi penstastellati, la votazione della delibera a prima firma Daniela Albano che mira a modificare il numero di firme necessarie per presentare petizioni, proposte di delibera di iniziativa popolare e referendum. L’obiettivo della consigliera pentastellata è chiaro: agevolare la democrazia diretta e partecipativa.
Delibera e problema emendamento
Se la delibera in sé non ha sollevato troppe polemiche, l’emendamento proposto da Carlotta Tevere e sostenuto da gran parte della maggioranza per chiedere che non fosse applicata la retroattività sulle varie iniziative ha invece agitato gli animi tra i banchi di Palazzo Civico. Diversi i consiglieri che hanno pensato che negare la retroattività fosse necessario per non agevolare iniziative su cui la politica si era già espressa quali il referendum sulla Cavallerizza Reale o la raccolta firme per il prato Parella. “Si può immaginare che questa sia una modifica ‘ad raccoltam’ per la Cavallerizza: questo atto, se votato così com’è, darebbe beneficio a questa raccolta. Voterò a favore dell’emendamento Tevere e solo con l’emendamento voterò la delibera” ha affermato Massimo Giovara (M5S). A dar manforte a questa posizione Federico Mensio (M5S): “Se c’è la volontà di raccogliere le firme nei tempi e nei modi giusti, le firme si raccolgono come stiamo facendo con l’eutanasia”.
Carretto e Albano contro l’emendamento
Immediata la replica di Carretto: “La maggioranza ha paura di un referendum. Spero che il referendum sulla Cavallerizza raccolga 10.000 firme e sarà un piacere aiutare a raccoglierle”. “Volete diminuire le firme necessarie per le iniziative popolari, ma solo di quelle che vi fanno comodo” è l’accusa mossa dal consigliere di M4o. Più pacata, ma sulla stessa lunghezza d’onda Daniela Albano (M45s): “Pare un emendamento presentato contro determinate istanze. Non parteciperò al voto di questa delibera così emendata”.
Il risultato della querelle è un atto rimandato, perché approvato senza il raggiungimento della maggioranza assoluta. La delibera dovrà quindi ritornare in Consiglio, per una nuova votazione. Il paradosso? A fermarla, proprio un problema di quorum.