- 20 luglio 2021, 07:30

Scemo e più scemo

Domenico Beccaria affronta il tema del Green Pass

foto di repertorio

Domenico Beccaria affronta il tema del Green Pass

In questi giorni i cittadini italiani assistono alla lotta titanica, tra i governi francese e britannico, a chi affronta la crisi sanitaria innescata dalla maledetta pandemia cinese nel modo più demenziale. Da una parte Londra spalanca le porte di tutti gli esercizi commerciali, i luoghi di ritrovo ed incentiva i cittadini a tornare a vivere, seppur con attenzione, dall'altra Parigi vincola ogni minimo spostamento o tentativo di socializzazione, all’esibizione di un pass vaccinale.

Se stiamo a guardare le reazioni dei rispettivi popoli, con il suo “freedom day” BoJo sbanca alla grande e straccia in popolarità Macron ed il suo lasciapassare e quindi, il governo italiano, o almeno la sua parte più sinistrorsa, ben nota quest'ultima per la sua abilità a giocare sul cavallo perdente, sposa l’impopolare linea rigorista dei cugini d'oltralpe e spinge per portare in scena l'indimenticabile gag di Troisi e Benigni “Quanti siete? Dove andate? Cosa trasportate? Un fiorino...”, che se nella quiete bucolica della medievale campagna italiana poteva avere un suo perché, nella frenetica vita cittadina non solo non fa ridere come nel film, ma fa montare la carogna a molti.  

Non voglio addentrarmi, che tanti altri più bravi di me lo hanno già fatto, sugli aspetti costituzionali e morali della vicenda, ma mi permetto di fare alcune osservazioni. Innanzitutto, il cosiddetto Green Pass, è un documento o no?  

Facciamo finta che lo sia, anche se ne dubito fortemente, perché non reca la fotografia del titolare. Chi ha titolo di richiederlo? Un pubblico ufficiale. Quindi, baristi, ristoratori, tramvieri, buttafuori ed altri soggetti simili, non potrebbero: alla loro domanda “ha il Green Pass” io rispondo si ed il richiedente dovrebbe restare sulla fiducia che la mia autocertificazione verbale abbia fondatezza e valore.  

Oppure non lo è, quindi me lo può richiedere chiunque, ma io potrei avere la fotocopia di quello di mio nonno novantenne, che è stato il primo a riceverlo, insieme al vaccino, anche se essendo inchiodato al letto di una RSA non sa che farsene e me lo ha regalato. Quindi andrebbe accompagnato da un mio documento di identità, che certifichi che la persona titolare del Green Pass sia la stessa che lo sta esibendo. Ma, ahimè, i soggetti succitati non hanno titolo a richiedermi un documento di identità e quindi stiamo daccapo.  

Risolto in qualche modo questo basilare problema iniziale, anche se sinceramente non so come, ma ho fiducia nella fantasia illimitata di chi ci governa, passiamo al secondo: le statistiche dell'altro giorno, cito a memoria, dicevano che nella fascia dei ventenni solo il 20% ha ricevuto il vaccino. La quota sale al 27% nei trentenni, al 42% nei quarantenni ed al 57% nei cinquantenni. A spanne, una media del 35/40% della forza attiva del Paese è a posto, il resto dovrebbe stare chiuso in casa, oppure spostarsi a piedi o in macchina e comunque non potrebbe frequentare bar, ristoranti, cinema, stadi, concerti, salvo che esibisca il certificato del nonno novantenne, quello che dicevamo sopra, inchiodato al letto di una RSA, che non sapendo che farsene gliel'ha regalato.  

Quindi il povero novantenne, che oltre a difettare  di voglia di uscire non ha nemmeno più la salute per farlo, sta in RSA ed il nipote, che invece avrebbe voglia e salute e magari spenderebbe anche un po' di quei soldi che finalmente sta tornando a guadagnarsi dopo un lungo periodo di inattività forzata, è forzatamente chiuso a casa, perché benché sia ansioso di vaccinarsi, non lo può fare, perché i geni della politica hanno vaccinato suo nonno al posto suo.  

Ma dopo essersi bevuto le vacanze, a ottobre, finalmente il nostro baldo ventenne, ottiene entrambe le dosi del vaccino ed il sospirato Green Pass, col quale parte a spron battuto per tardive ma sospirate vacanze, dalle quali torna, ovviamente senza saperlo e senza volerlo, magari infetto, perché ormai ci hanno spiegato che il vaccino serve a diminuire gli effetti del covid, non a proteggerci dal contagio.  

E dunque il nostro bel Green Pass, è servito a permetterci di andare in giro e poi tornare a casa ad infettare il resto del mondo.  

Se qualcuno trova un senso in tutto questo, ed è così gentile da spiegarmelo, gliene sarò grato.

Domenico Beccaria

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