Economia e lavoro - 05 agosto 2021, 16:42

Codice crisi d'impresa: slitta alla primavera 2022 il nuovo testo normativo sul fallimento

La nuova direttiva comunitaria in materia e il ritardo di molte aziende italiane all’origine dello spostamento

numeri di bilancio

Slittano le nuove norme su fallimenti e crisi d'impresa

Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa (d.lgs 14/2019), il testo normativo che riforma la legge fallimentare introducendo meccanismi atti a prevenire ed evitare il fallimento aziendale, sarebbe dovuto entrare in vigore dal 1° settembre 2021 ma slitterà di quasi un anno. A deciderlo la commissione parlamentare nominata dal Ministro della Giustizia Marta Cartabia

Il testo normativo riforma l’esistente legge fallimentare introducendo indicatori di allerta della crisi – da monitorare trimestralmente – che consentono di correre ai ripari prima che il fallimento diventi inevitabile. La normativa affida al revisore contabile un ruolo più marcato di controllo e lo affianca all’imprenditore per dare vita a un sistema virtuoso di gestione, con l’obiettivo di intercettare per tempo le cause della crisi aziendale e scongiurare l’avvio della procedura di fallimento. 

I motivi di questo slittamento sono da ricercarsi nell’imminente entrata in vigore della normativa europea, che avrebbe potuto costringere il legislatore italiano a rimettere mano alle norme per adattarle ancora una volta, e nel ritardo dimostrato dalle imprese italiane nell’uniformarsi alle nuove disposizioni, soprattutto a causa della perdurante emergenza sanitaria. 

"Ritengo si tratti di una notizia molto importante per le imprese che ancora non avevano avuto modo di adeguarsi al nuovo Codice della Crisi d’Impresa anche a causa dell’emergenza e delle difficoltà gestionali imposte dal Covid-19 – dichiara Barbara Negro, Partner di Revi.Tor – il Codice introduce un sistema virtuoso che potrebbe, in futuro, evitare a moltissime aziende di scivolare nel baratro del fallimento fornendo tutti gli strumenti necessari a individuare e correggere tempestivamente i motivi della crisi aziendale ma in questo contesto, fortemente penalizzato e influenzato dal Covid-19, il rischio sarebbe stato quello di avere imprese già pronte e quindi in grado di sfruttare un vantaggio competitivo e altre in ritardo che avrebbero corso seri rischi. Inoltre occorre valutare che cosa prevederà la nuova normativa europea in materia di fallimento cui il nostro ordinamento giuridico dovrà per forza adeguarsi. L’invito che posso fare a chi non ha ancora nominato un revisore contabile è quello di provvedere al più presto perché tale figura resterà comunque centrale nella gestione della crisi e nella valutazione e nel controllo degli indicatori di allerta".

comunicato stampa

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