Il tema dei danni alla salute umana provocati da radiazioni non ionizzanti (Radiofrequenze e Microonde: RF/MO) usate nella telefonia mobile cellulare è un tema molto scottante che divide come sempre il mondo scientifico in due fazioni: da una parte coloro che negano ogni nesso e dall’altra patologi e tossicologi che attribuiscono a queste radiazioni una forte corresponsabilità nella genesi di importanti degenerazioni, soprattutto a livello cerebrale.
Molti medici ricercatori stanno mettendo in guardia dai possibili effetti collaterali, apportando come prova diversi studi scientifici che dimostrano che esposizioni prolungate alle RF ai livelli considerati di sicurezza per la salute umana, o a livelli superiori, possono dare luogo alla formazione e allo sviluppo di tumori nell’uomo.
Esistono diversi studi epidemiologici sull’aumento del rischio oncogenetico (tumori al cervello) dovuto all’uso di telefonini che riportano aumenti statisticamente significativi del rischio di tumori al nervo vestibolare (neurinomi) e al cervello (gliomi) negli utilizzatori di telefoni mobili, ma anche l’aumento di tumori al seno, ai testicoli, alla tiroide, nonché di leucemie.
Il problema è che la discussione sulla necessità o meno di minimizzare le esposizioni ai campi elettromagnetici non ionizzanti si protrae da più di mezzo secolo e vedendo contrapposte due posizioni antitetiche e inconciliabili, a oggi non abbiamo ancora una risposta sicura e definitiva su questo tema così delicato e importante.
Importante perché gli “utilizzatori” di tali dispositivi elettronici dovrebbero essere messi al corrente dei reali possibili effetti nocivi. Secondo i produttori gli unici effetti collaterali sarebbero quelli acuti di natura termica, cioè dovuti ad un eccessivo riscaldamento dei nostri tessuti e, di conseguenza, alla stimolazione di nervi periferici e all’induzione di scosse, ustioni, ecc.
Secondo i ricercatori invece esisterebbero anche effetti non di origine termica, in particolare, effetti cronici a lungo termine (tumori e malattie neurodegenerative) ed effetti biologici (alterazioni epigenetiche, cellulari, metaboliche, funzionali).
L’esposizione prolungata a radiazioni di basso livello danneggerebbe l’organismo attraverso il processo dell’ossidazione che distrugge le strutture cellulari. In ogni caso la questione sembra non volere giungere a una soluzione in quanto gli eventuali danni alla salute sia acuti che a lungo termine, non sarebbero sufficientemente documentati o sarebbero documentati in maniera contraddittoria, e pertanto non vengono considerati dagli organi competenti ai fini della definizione dei limiti di esposizione.
Il problema è che, mentre le due fazioni si affrontano e si scontrano sul tema, milioni di persone nel mondo ancora non sono informate su quali potrebbero essere gli eventuali effetti collaterali di questa “globale diffusione elettromagnetica”.
Antenne, telefonini, wifi, computer, televisioni, fax, stampanti, elettrodomestici ecc. sono diventati parti integranti del nostro ambiente. Non le vediamo, non ne percepiamo la presenza, ma queste radiazioni ci sono e sicuramente provocano una qualche interferenza energetica cellulare.
Quello che bisognerebbe capire è se questa interferenza può essere nociva, come molti scienziati sostengono, oppure no. Come sempre il mio contributo vuole essere informativo e di stimolazione alla ricerca, perché ognuno di noi non deve accontentarsi di ciò che viene trasmesso come pensiero unico, ma deve abituarsi a mettere in dubbio, ad analizzare le cose con buon senso, indipendentemente dal proprio grado di conoscenza.
Molte volte è stato proprio il buon senso, unito alla mia conoscenza tecnico/scientifica che mi ha permesso di trovare la causa di profonde alterazioni fisiologiche/metaboliche e di aiutare quindi la persona a ritrovare la salute. Personalmente sono abituata ad affrontare i problemi di salute con spirito critico, analizzando tutte le possibili cause, in modo da evitare, una volta trovate, di reiterare i comportamenti sbagliati.
Allora mi chiedo, se l’iperstimolazione ossidativa è alla base del danno e dell’invecchiamento cellulare, dal momento che esistono studi che denunciano che l’eccessiva esposizione a queste radiazioni potrebbe causare un aumento anomalo e pericoloso proprio dell’ossidazione delle nostre cellule con una conseguente alterazione delle loro funzioni…non potremmo correre ai ripari e cercare di limitare i danni? Io direi proprio di sì, ricollegandomi al motto “prevenire è meglio che curare”! Allora, il primo consiglio, dettato unicamente dal buon senso, è sicuramente quello di limitare al minimo indispensabile l’utilizzo di questi dispositivi, soprattutto negli ambienti chiusi e di evitare di tenerli accesi nella camera da letto o di tenerli a stretto contatto con la pelle. Invece come esperta in Nutrigenomica, non posso non porre in primo piano l’alimentazione.
E sì, perché il cibo, quando naturale, stagionale e ricco di bioattivi, è un potente strumento di salute e può aiutarci anche a ridurre gli eventuali danni indotti dall’inquinamento elettromagnetico. Innanzi tutto, dobbiamo garantirci un “assorbimento selettivo”, vale a dire assorbire solo ciò che serve alle nostre cellule, evitando di assorbire ciò che è nocivo. Ad esempio, se abbiamo abbastanza calcio o iodio nel nostro sistema, l’organismo non tenderà ad assorbire lo stronzio-90, che è relativamente simile al calcio, o lo iodio 131. Se invece siamo in carenza di tali minerali, allora lo stronzio-90 e lo iodio 131 saranno assorbiti più facilmente. Ma dobbiamo anche garantirci una efficiente funzione dei nostri organi emuntori, magari assumendo alimenti che hanno una azione “chelante”, come la fibra alimentare insolubile contenuta nei semi integrali o quella solubile come la pectina.
Ad esempio, le mele biologiche (consumate con la buccia), sono molto ricche di pectina, un polisaccaride che si trova nelle pareti cellulari delle piante e della frutta. Agendo come chelante naturale, la pectina è in grado di legare i residui radioattivi trascinandoli fuori dai tessuti e dal sangue, in modo che possano essere eliminati attraverso l’urina o le feci. Altri frutti ricchi di pectina sono: guaiava, prugne, uva spina, arance, limoni, pompelmi.
La scelta della frutta, per ovvie ragioni, dovrebbe cadere su quella di derivazione biologica, anche se la pectina è facilmente reperibile in polvere. Ottimo il miso biologico, un condimento fermentato, non pastorizzato, che contiene batteri, enzimi, vitamine e minerali; così come il riso integrale biologico, grazie alla presenza dei beta-glucani.
Efficaci anche gli alimenti ricchi di beta-carotene come le verdure a foglia verde, carote, zucca e patate dolci. Altro accorgimento è quello di assumere alimenti ricchi di antiossidanti ed enzimi digestivi come le verdure crude, che vanno ad annientare i radicali liberi creati durante l’esposizione alle radiazioni (ossidazione cellulare).
Alcune ricerche scientifiche indicano che il pH dei liquidi cellulari potrebbe influenzare la risposta della cellula alle radiazioni e che un pH neutro o leggermente alcalino favorisce la resistenza proprio alle radiazioni. Tra gli alimenti alcalinizzanti vi ricordo, le mandorle e le noci del Brasile o dell’Amazzonia per il loro alto contenuto di selenio; tra i cereali vi consiglio il miglio; tra i semi, sono alcalinizzanti la chia e il girasole, la zucca, la canapa, il sesamo e i semi di lino (preferibilmente ridotto a farina).
Tutti possono essere utilizzati nei frullati o nelle insalate. Tra i semi proteici voglio segnalarvi la quinoa e l’amaranto; tra i legumi, i piselli freschi e alcuni tipi di fagiolini. Vi ricordo che gli alimenti più acidificanti sono la carne e i latticini, ma anche gli zuccheri e cereali raffinati. E’ bene dunque ridurne il consumo e preferire alimenti alcalinizzanti. Tra i miei preferiti ci sono le alghe, molto efficaci nel “rimuovere” le radiazioni dal corpo in quanto contengono alginato di sodio. Ve ne ricordo alcune: Arame, Wakame, Kombu, Hijiki, Lattuga di mare, Dulse, Chlorella, Spirulina e alghe AFA (mi raccomando, in caso di problemi alla tiroide, dovete rivolgervi ad un medico specializzato). Hanno una azione protettrice contro le radiazioni anche gli alimenti contenenti clorofilla come l’alga Klamath blu-verde. Molto efficaci sono i funghi terapeutici come il Reishi, utilizzato nella medicina tradizionale cinese.
Altri cibi che contengono principi attivi che potenziano l’attività cellulare antiossidante sono: bietola, cime di rapa, aglio selvatico, cipolla, crescione, zucca, senape, spinaci, asparagi, cavolo, cocomero, ananas. Molto interessante è la barbabietola che ha tra le sue proprietà quella di contribuire ad abbassare la pressione arteriosa, aiutare la ricostruzione dei globuli rossi, combattere l’anemia, disintossicare il sangue e proteggere il sistema nervoso.
I benefici della barbabietola sono probabilmente dovuti anche al fatto che, essendo ricca di ferro, protegge contro l'assorbimento del plutonio. Il succo crudo di barbabietola (ottenuto con estrattori a freddo) può avere effetti depurativi e purificanti sul fegato, ottimo, se unito al succo di carota. Anche il polline è un nutrimento interessante: rinforza il sistema immunitario e previene il deterioramento dei globuli rossi e bianchi dovuto alle radiazioni. Esso è ricco di vitamine A, B, C, E, di acidi nucleici, lecitina, cisteina e minerali come il selenio, il calcio ed il magnesio.
Insomma, l’elenco è veramente lungo, ma vista l’importanza dell’argomento, dedicherò a questo tema anche il prossimo articolo.