“A fronte dell'esperienza durissima del Covid, abbiamo la responsabilità di ripensare alla scuola in termini sfidanti, valorizzando coloro che la vivono quotidianamente, dagli studenti alle loro famiglie, fino al personale che vi opera, senza dimenticare il contesto sociale e culturale in cui la scuola può e deve tornare a radicarsi. Nella consapevolezza che non vi è "una" scuola ma "molte scuole" che possono concorrere - ciascuna con la propria identità - a ricostituire il rapporto virtuoso con la Città e le sue risorse, è necessario ritrovare la bussola che a molti è sembrata persa”. La capolista del Pd Gianna Pentenero, ex assessore regionale all'istruzione, commenta così, in occasione del ritorno in classe degli studenti che si trovano di fronte a un nuovo anno, attraverso le linee guida del suo pensiero e interne al suo programma, per la scuola e per Torino.
"La nostra città è stata per anni riconosciuta come leader in campo educativo, per i suoi investimenti in edilizia scolastica e per i suoi contributi all'integrazione della didattica e dei servizi. Oggi quello scenario si è offuscato, e non soltanto a causa del Covid. Anni di riduzione nei confronti degli enti locali hanno determinato una diminuzione dei servizi complementari, insufficienti interventi di recupero edilizio e una mancata programmazione a medio termine, che hanno fatto segnare il passo. E chi ne paga lo scotto sono i più giovani, e cioè il futuro di Torino. Per superare lo stallo attuale occorrono proposte concrete e condivise, che trovino nel Recovery Fund la loro collocazione economica e nel contesto sociale la loro legittimazione. E che siano "alte e veramente impegnative".
Fra le principali proposte in programma, dedicate alla scuola: sulla base del patrimonio scolastico considerato in rapporto alla demografia, alle risorse e alle caratteristiche dei quartieri cittadini, "è necessario stilare un programma di intervento per migliorare le strutture esistenti, per il loro efficientamento energetico, per consentire forme più innovative di didattica, in presenza e a distanza ma sempre in dialogo con il territorio".
La scuola può diventare, all'interno del Piano Regolatore, "un luogo privilegiato di attenzione strategica per il rilancio, sociale, culturale, economico e resiliente della Città e del territorio metropolitano. L'edificio scolastico potrà così essere il centro nodale dei percorsi a mobilità lenta, inserirsi nel sistema delle aree verdi, creando osmosi e collegamenti sicuri tra le aree verdi scolastiche e quelle pubbliche. Con l'obiettivo di ricollocare al centro l'esperienza fisica e mentale degli studenti dentro e fuori la scuola".
Fra le iniziative in programma anche quella di sostenere e promuovere percorsi di scambio tra le diverse realtà territoriali per rendere tangibile la “Comunità educante torinese” – latente ma reale - che ha, dopo il Covid, bisogno di essere rinsaldata, per far comprendere che persone e organizzazioni, anche molto diverse fra loro, possono condividere obiettivi comuni mantenendo la propria diversità. La diversità è ricchezza, la scuola di tutti è la scuola di ciascuno, e si realizza con il concorso di più voci, più esperienze, più coraggio nel cercare strade nuove.
È necessario che "tutti tornino a considerare la scuola come luogo privilegiato del territorio dedicato ai più giovani, capace di intercettare il disagio delle famiglie più deboli. Perché la città cresce se tutti vi possono concorrere. È altresì importante rendere la scuola, ancor più di quanto già lo sia oggi, protagonista all’interno della rete sociale che sostiene donne, uomini e nuclei familiari fragili di qualsiasi provenienza e origine, ma spesso invisibili. Perché anche la solidarietà è un traguardo educativo".