La vera sfida della medicina contemporanea e di tutto il mondo sanitario è sicuramente quella di essere più vicina possibile alle persone. È in questa prospettiva che si colloca il nuovo servizio di telemedicina per monitorare le gravidanze, presentato ieri mattina all'ospedale ginecologico Sant'Anna di Torino. La 'stazione telematica di centralizzazione e sorveglianza per il monitoraggio del benessere materno e fetale' consentirà di collegare controllare da remoto, fuori dalle stanze di degenza e in contemporanea ben otto apparecchiature cardiotocografiche.
Le innovazioni del progetto
Il progetto è supportato dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna in collaborazione con Compagnia di San Paolo: "Questi tracciati - ha spiegato la presidente della prima e direttore sanitario del reparto di ostetricia e ginecologia del Sant'Anna Chiara Benedetto – vanno fatti almeno tre volte al giorno: eliminando gli spostamenti e la presenza degli operatori nelle stanze riduciamo il rischio di contagi Covid e riusciamo ad impiegare il personale in altre mansioni. Questo investimento in tecnologia va al di là del momento emergenziale, può avere degli sviluppi importanti a livello territoriale ed è sicuramente utile anche alle donne con disabilità che non possono muoversi dalla propria camera”.
La soddisfazione di Università e Città della Salute
L'innovazione a servizio della salute vede direttamente interessata anche l'Università di Torino: “La medicina di genere - ha affermato il vice-rettore alla ricerca biomedica Alessandro Vercelli – sta diventando una branca sempre più importante anche nel campo delle tecnologie: le apparecchiature in grado di lavorare a distanza rendono più efficiente tutto il settore”. Sulla stessa lunghezza d'onda è anche il direttore generale della Città della Salute di Torino Giovanni La Valle: “La collaborazione con associazioni e fondazioni - ha aggiunto – e il coinvolgimento del territorio sono fattori fondamentali per riuscire a spingerci oltre le nostre possibilità, negli ultimi anni l'approccio al paziente è cambiato andando verso una direzione multidisciplinare”.








