Una media di oltre 173mila lavoratori protetti ogni mese, in Piemonte, mentre sono stati i precari a pagare un conto salato alla pandemia, con circa 50mila posti di lavoro persi. È il bilancio che fa l'ufficio studi della Uil Nazionale sul fronte della cassa integrazione in periodo di pandemia.
In particolare, per quanto riguarda il Piemonte, emerge che da aprile 2020 a settembre 2021 sono state autorizzate 530.508.781 ore di cassa integrazione (280.473.952 di cassa ordinaria, 147.532.117 di fondi di solidarietà e 102.502.712 ore di cassa in deroga). A livello nazionale, nello stesso periodo, sono state autorizzate 6.383.583.489 ore.
Il Piemonte è al quinto posto in Italia per ore richieste, preceduto da Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna.
“Nella valutazione di un periodo molto critico dal punto di vista sanitario, economico e sociale, possiamo sostenere, a ragion veduta, che la cassa integrazione con causale Covid-19 e il blocco dei licenziamenti hanno garantito la conservazione del posto di lavoro ad un’ampia platea di lavoratrici e lavoratori piemontesi - commenta il segretario generale Uil Piemonte, Gianni Cortese -. Nel lasso di tempo preso in considerazione sono state complessivamente autorizzate a livello regionale oltre 530 milioni di ore di cassa integrazione Covid-19, che hanno salvaguardato, in media mensile, circa 173.000 lavoratrici e lavoratori. Nell’ultimo anno hanno perso il lavoro oltre 50.000 persone, impiegate per lo più con forme contrattuali precarie e a tempo determinato, alle quali non è stato rinnovato il contratto. Ѐ inconcepibile parlare seriamente di ripresa senza il perseguimento dell’obiettivo di una occupazione stabile e senza mettere in campo efficaci azioni legate alle politiche attive".
"La rinascita del Piemonte - aggiunge Cortese - sarà possibile solo con investimenti adeguati, con la valorizzazione del lavoro, la creazione di posti di qualità, politiche formative efficaci, una gamma di ammortizzatori e misure di sostegno al reddito adeguatamente riformati e applicabili a tutti i settori. Diversamente, si continuerà a parlare di crescita del PIL, peraltro ancora distante dai livelli precovid, realizzato senza ricadute positive sull’occupazione, in particolare giovanile”.