Oggi 27 associazioni aderenti alla Rete Più di '194 voci Torino' e Laiga hanno presentato una diffida alla Regione Piemonte perché non applica non solo la Legge 194/1978 ma neppure l’Aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine emanate dal Ministero della Salute, sulla base delle indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità e dell'Agenzia Italiana del Farmaco il 12 agosto 2020 che prevedono il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale in day hospital o presso strutture ambulatoriali/consultori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati all'ospedale ed autorizzati dalla Regione, come in uso nella gran parte degli altri Paesi europei- riconoscendo l’autodeterminazione delle donne e favorendo un importante risparmio per il Sistema sanitario pubblico.
"La Regione Piemonte non solo non si è ancora adeguata alle nuove Linee di indirizzo delle autorità sanitarie nazionali, ma ne ostacola, di fatto, l’applicazione e, in caso di interruzione di gravidanza con metodo farmacologico, continua a richiedere il ricovero sino a tre giorni. Chiediamo che sia consentito a tutte le donne, dopo un’adeguata informazione, di scegliere il metodo (farmacologico o chirurgico) con il quale effettuare l'interruzione della gravidanza e il luogo ove effettuarla (ospedale o consultorio)".
"La diffida della Rete Più di 194 voci Torino e di LAIGA rivolta alla Regione Piemonte dovrebbe far tremare di vergogna questa Giunta, che da quando è in carica non solo si è ‘dimenticata’ di far applicare la Legge 194/197, non solo ha ignorato scientemente l’Aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico, ma ha fatto di tutto per ostacolare l’autodeterminazione e la libertà delle donne, fino all’ingresso delle associazioni pro vita nei consultori", dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.
Condivide la diffida anche la consigliera regionale Sarah Disabato del Movimento 5 Stelle: "Il mancato recepimento delle linee guida del Ministero sull’interruzione volontaria di gravidanza si prefigura come una grave inadempienza della nostra Regione. Esiste una legge e va rispettata".
"Lo stop piemontese alle linee guida Speranza è in linea con la legge 194 e tutela vera libertà di scelta e salute della donna", ha replicato l'assessore regionale Maurizio Marrone. "Le associazioni femministe hanno già fatto un buco nell'acqua al Tar contro l'ingresso del volontariato di tutela materno infantile negli ospedali e nei consultori, e ripeteranno il flop con questa diffida: è proprio la legge 194 a chiarire che il consultorio è luogo di informazione e assistenza per rimuovere le possibili cause sociali della scelta di abortire e non sede dove eseguire le interruzioni di gravidanza, che vanno invece obbligatoriamente limitate a ospedali attrezzati, proprio per affrontare tempestivamente eventuali complicanze".
"Inoltre ad impedire il prolungamento del farmaco abortivo fino al 63° giorno di gravidanza - ha concluso Marrone - è la revoca Aifa sul prostaglandine, che non è più a carico del Ssn dal marzo 2020, ma va comunque prescritto insieme al mifepristone oltre il 50° giorno. Il ministro Speranza non ha osato replicare nulla alle argomentazioni giuridiche e tecniche con cui la Regione Piemonte ha motivato il rifiuto alle linee guida".