Cultura e spettacoli - 23 gennaio 2022, 14:51

I conflitti esistenziali dei migranti di seconda e terza generazione in un documentario girato tra Torino e il Marocco

“La vita in mezzo” di Andrea Parena è stato presentato questa settimana con 2 proiezioni al Cinema Massimo e al Baretti: il film ripercorre la vicenda personale di Omar e della sua famiglia

"La vita in mezzo"

"La vita in mezzo"

Essere di origine marocchina, in un paese occidentale come l'Italia, genera evidenti conflitti interiori soprattutto nei migranti di seconda e terza generazione, che si trovano a dover bilanciare la propria esistenza in equilibrio precario tra stili di vita e culture agli antipodi. A cercare di indagare questo aspetto, il più delle volte sommerso, è il documentario “La vita in mezzo” di Andrea Parena: il film, girato tra Torino Khouribga, è stato presentato in anteprima questa settimana con due proiezioni al Cinema Massimo e al Baretti organizzate dall'Associazione Museo Nazionale del Cinema e dall'Associazione Bizzeffe.

La storia di Omar e della sua famiglia

La vita in mezzo” ripercorre la vicenda del giovane Omar confrontandola con quella del padre Hassan, arrivato in una mansarda sovraffollata di Porta Palazzo ad inizio anni '90 e poi rientrato nella città natale con la moglie dopo anni di duro lavoro e una vita passata seguendo principi e dogmi della religione musulmana. Dopo un figlio avuto da una ragazza italiana e alcuni problemi giudiziari, Omar sceglie la via della stabilità e delle proprie origini sposandosi a Khouribga in un matrimonio combinato; anche in questo caso, però, il protagonista tornerà a fare i conti con i propri dubbi.

La sospensione tra due mondi”

Il film è stato prodotto da BabyDoc in collaborazione con 2M TV e Images du Sud, ricevendo il sostegno di Film Commission Torino Piemonte; al suo interno sono contenuti filmati di repertorio dell'archivio Armando Ceste e del fondo Corrado Iannelli: “Inizialmente - spiega il regista – avrei voluto girare un documentario generico sulla comunità marocchina torinese, la più grande in Italia e una delle più grandi in Europa. Incontrando e intervistano parecchie persone, però, mi sono accorto che uno dei punti di convergenza era rappresentato dalla situazione di sospensione tra due mondi che vivono le famiglie; la crisi economica iniziata nel 2008 ha poi minato le certezze acquisite nel corso del tempo, portando moltissimi migranti a riconnettersi con le proprie origini”.

Un film che pone delle domande

La visione sua visione non può che mettere lo spettatore davanti a inevitabili riflessioni: “L'incontro con Omar – conclude – e con il padre Hassan mi ha invitato a riflettere sulla costruzione dell'identità all'interno della nostra società: i ragazzi di seconda e terza generazione, infatti, si trovano nella difficoltà di dover conciliare i due mondi che vivono in lui. Il mio film non ha l'intento di cercare risposte quanto, piuttosto, quello di porre delle domande”.

Marco Berton

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