Torino non si arrende allo stop della Corte Costituzionale del referendum per l’eutanasia legale. Ieri i giudici hanno bocciato il quesito referendario perché “non sarebbe preservata la vita umana, specie dei più deboli e vulnerabili".
"La Sala Rossa si impegni per il fine vita"
Un no che non trova d'accordo Silvio Viale, membro del Consiglio Generale dell'Associazione Coscioni e Responsabile Scientifico di Exit-Italia, che in qualità di capogruppo della lista civica per Torino ha presentato un ordine del giorno che chiede alla Sala Rossa di impegnarsi per il sì al fine vita.
Nel 2011 il Registro dei Testamenti Biologici
Viale nel suo atto ripercorre l'impegno del Comune per i diritti, a partire dall'istituzione nel 2011 "del Registro dei Testamenti Biologici". Nel 2013 Torino è stata prima in Italia per firme raccolte "per la proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia legale". Nel 2016 poi il capoluogo ha vissuto "la vicenda pubblica della morte volontaria assistita di Susanna Zambruno Martignetti, che ha dovuto andare a morire in Svizzera, come altri torinesi hanno dovuto fare".
Viale: "Paese più avanti della politica"
Da qui l'ordine del giorno di Viale, che impegna il Consiglio Comunale a sollecitare il Parlamento perché legiferi "sulla morte volontaria medicalmente assistita", così come a trasmettere l'atto ai presidenti di Camera e Senato. "Negli ultimi venti anni il paese è culturalmente cambiato ed è più avanti della politica. Questa sentenza della Corte Costituzionale è uno stop al referendum, ma non all'evoluzione giuridica sul fine vita" conclude Viale.
Si all'eutanasia dal Pd al M5S
E in favore dell'eutanasia legale si è già espressa una parte della Sala Rossa, dall'assessore comunale alla mobilità Chiara Foglietta, alle consigliere del Pd e M5S Ludovica Cioria e Valentina Sganga: i pentastellati in campagna elettorale avevano raccolto ai loro gazebo anche le firme a sostegno del referendum.