Economia e lavoro - 23 febbraio 2022, 11:15

Tim, folla in piazza: i lavoratori mandano un messaggio all'azienda. "No allo spezzatino. Da Draghi silenzio assordante"

Coinvolti 3000 dipendenti in Piemonte e altrettanti nell'indotto: "Chiarezza prima del Piano industriale. Il Governo batta un colpo. Non vogliamo tornare ai tempi dei Capitani coraggiosi"

protesta lavoratori tim piazza castello

Tim, folla in piazza Castello: i lavoratori mandano un messaggio all'azienda

Quale futuro per Tim? Se lo chiedono i circa 2000 lavoratori torinesi (su 3000 piemontesi e 40mila nazionali) e almeno altrettanti dell'indotto, nella nostra regione. Il problema in particolare riguarda le reti, in particolare, dopo le voci che si sono rincorse nelle settimane passate. Ma è tutto il futuro dell'azienda che discende da Telecom a dare preoccupazioni.

PRESIDIO IN PIAZZA CASTELLO

Lo hanno fatto manifestando in piazza Castello, davanti al palazzo della Regione. "Tra pochi giorni sarà presentato il Piano industriale e al momento il management non scopre le carte e il Governo non batte ciglio, senza dire cosa si farà del player più importante a livello italiano - dice Elena Ferro, segretaria generale SLC Torino e Piemonte - Il rischio occupazionale è grande, ma i timori riguardano soprattutto il rischio spezzatino, dividendo i settori oltre alla divisione e razionalizzazione delle sedi che è già in essere".

"Inoltre - aggiunge - rischiamo di non giocare un ruolo importante in una partita di agenda digitale ormai imminente. È un problema occupazionale, ma anche generale. Compresa la fase di ricerca, iniziata qui e che non sappiamo che fine farà: non un buon sintomo, per la salute di un'azienda".

"NON TORNIAMO AI CAPITANI CORAGGIOSI"

"Temiamo si stiano facendo dei giochi finanziari sulle infrastrutture in assenza di regole politiche - concorda Ivano Griffone, segretario generale di UIL comunicazione Piemonte e Valle d'Aosta - Se dividono le aree, con reti e servizi separate così come le aree di staff, siamo in totale assenza di informazioni. Un periodo storico che ricorda i tempi della privatizzazione di Telecom e dei Capitani coraggiosi".

Pesa anche l'età media, soprattutto dei call center. Ma in generale spaventa la prospettiva futura: "Non avere una pianificazione vuol dire rinunciare a un ruolo importante anche a livello europeo, in futuro", dice ancora Ferro.

"POLITICA, ASSORDANTE SILENZIO"

"La politica è in un silenzio assordante - conclude Anna De Bella, segretaria generale di Fistel CISL PiemonteAbbiamo scritto anche al primo ministro Draghi, perché la digitalizzazione e i nostri servizi possono essere fondamentali anche nell'ottica degli investimenti del Pnrr. Dividere un'azienda in questo modo comporta quantomeno dei ritardi".

Massimiliano Sciullo

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