Economia e lavoro - 17 marzo 2022, 06:00

La guerra e lo shock energetico spazzano via una ripresa da +10,3% in Piemonte. "Ridurre i costi energetici"

Il quarto trimestre del 2021 la produzione industriale aveva mostrato segnali importanti (+6,8%), ma ora è cambiato tutto: regna l'incertezza

La guerra e lo shock energetico spazzano via una ripresa da +10,3% in Piemonte. "Ridurre i costi energetici"

La guerra e lo shock energetico spazzano via una ripresa da +10,3% in Piemonte. "Ridurre i costi energetici"

È stato un 2021 da "rimbalzo" a doppia cifra, ma ora quanto sono attuali questi numeri? Difficile dirlo: la guerra e lo shock energetico influenzano la lettura di dati che gli esperti di Unioncamere Piemonte quantificano addirittura in un +10,3%. E lo stesso quarto trimestre dall'anno aveva mostrato segnali importanti, chiudendo con un +6,8% della produzione industriale dopo il +4,1 del terzo trimestre. Una ripresa superiore addirittura al 2018, quando tutti gli attuali scenari non erano nemmeno immaginabili.

"Il governo intervenga sui costi dell'energia. A cominciare dalle accise"

Adesso però l'intero mondo in cui ci si muove è cambiato, forse per sempre. Scambi, rotte commerciali, costi (e prezzi). Le statistiche sul 2021 sembrano quasi cartoline dal passato remoto. Un nuovo gradino della storia dopo quello già affrontato nel 2020 per il Covid. Tanto che il clima di fiducia è sceso da quasi il 110 al 92,27%, con i pessimisti che tornano a superare gli ottimisti.
Le imprese piemontesi sono riuscite a vincere le sfide poste da un 2021 ancora caratterizzato dalla pandemia, registrando una buona performance della produzione industriale - commenta il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia -. Lo scenario di guerra Russia-Ucraina con cui ora ci dobbiamo però confrontare e le conseguenti tensioni geopolitiche ed economiche internazionali, l’alto prezzo del petrolio e la crisi energetica unite ai costi elevati di altre materie prime costringono il nostro sistema imprenditoriale a mettersi sulla difensiva. Per evitarlo e per proteggere le imprese dai pesanti contraccolpi occorre - da subito - promuovere misure che, a più livelli, riescano a calmierare da un lato il caro bollette e dall’altro l’aumento dell’inflazione”.

E infatti, a fronte di un consuntivo 2021 decisamente positivo emerge già un netto deterioramento del clima di fiducia degli imprenditori piemontesi per i prossimi mesi. Tensioni geopolitiche internazionali, shock energetico, costi elevati delle materie prime, evoluzione del quadro pandemico e vincoli nelle forniture rendono incerte le possibilità di consolidare la ripresa. E da più parti si tentano previsioni, anche se il ventaglio oscilla da una crescita del Pil ridotta dello 0,7% fino a scenari più pessimisti, che si spingono oltre il 3%.

"Quello dei rincari è un dato che accomuna tutti - prosegue Coscia - a cominciare dai materiali di costruzione, passando per i prodotti agricoli, fino ai trasporti e alle infrastrutture. Anche il mondo del credito deve stare accanto alle aziende per continuare a produrre merci e non farci prendere dalla paura. Ma è soprattutto il Governo che deve programmare una linea di difesa, soprattutto sulle accise".

"Fare previsioni non è possibile - aggiunge Paolo Bertolino, segretario generale di Unioncamere Piemonte - e speriamo che si possa presto tornare a una condizione di normalità, così come una nuova alba potrebbe arrivare con le risorse del Pnrr. Una spinta oggi congelata dalla condizione internazionale così critica, a cominciare dal tema energia".

Cartoline dal passato: i numeri del "mondo com'era"

Non solo la guerra, però, ha inciso sull'andamento economico. Pesano ancora anche una pandemia che non regala certezze e un caro prezzi per le materie prime che era già in atto prima dello scoppio del conflitto bellico.
Il Piemonte conta comunque 518 imprese in meno del 2020 e 8264 in meno rispetto a dieci anni fa (per un totale che supera quota 38mila). Ma accanto alla produzione in aumento salivano anche gli ordinativi interni (+6,4%), mentre una lieve flessione accompagnava gli ordinativi sul mercato estero (-0,9%). Il fatturato totale segnava un +13,6%, con la componente estera che addirittura sfiorava il 20%. Il grado di utilizzo degli impianti è salito dal 62,7 del quarto trimestre 2020 al 71,6% di fine 2021.

Bene soprattutto la filiera tessile (+17,1%), che però aveva sofferto in maniera enorme nel recente passato. Variazione superiore alla media regionale del periodo anche per le industria del legno e del mobile (+9,2%), quelle meccaniche (+7,7%) e il comparto alimentare (+7,5%). Un dato in linea con quello piemontese complessivo appartiene al comparto dei metalli (+6,9%). Le imprese dell’elettricità e dell’elettronica segnano un incremento della produzione del 6,5%, le industrie chimiche e della gomma plastica seguono con un +4,7%.

La variazione positiva meno intensa appartiene a uno dei protagonisti della manifattura piemontese: il comparto dei mezzi di trasporto (+3,4%), settore maggiormente penalizzato dai vincoli di fornitura e che già nel IV trimestre 2020 (periodo con cui ci si confronta) cresceva del 3,9%. Ma se il mondo automotive era in stallo (0,7%), una spinta verso l'alto arrivava dall’aerospazio (+10,7%). 

Biella sull'onda del tessile. Ma bene anche Torino

A livello geografico, Biella segna la crescita più elevata (+15,3%), proprio in scia ai risultati del tessile. Nel Verbano Cusio Ossola il rilancio produttivo si attesta al +9,2%, grazie alla filiera tessile e alla metalmeccanica. Gli stessi settori sostengono anche l’aumento della produzione di Novara (+8,4%). Cuneo, grazie alle dinamiche positive del tessile e della meccanica, segna un +6,4% rispetto all’analogo periodo del 2020. Il capoluogo regionale chiude il IV trimestre 2021 con una variazione tendenziale positiva del 6,3%: bene a Torino soprattutto alimentare, tessile, elettricità ed elettronica e metalli. Anche Alessandria manifesta un risultato positivo (+5,9%), grazie alla crescita a doppia cifra del comparto orafo. Asti, sostenuta dal comparto alimentare e dalla metalmeccanica, realizza un +5,2%. La performance espansiva meno intensa viene registrata da Vercelli (+4,8%), dove l’aumento evidenziato dalle imprese della rubinetteria/valvolame e del tessile e abbigliamento viene attenuata dalla dinamica negativa espressa dalla chimica/plastica.

Sostenere le imprese in questa difficoltà

La reazione che si presume possa essere efficace è una revisione dei sistemi produttivi, ridisegnando anche la catena di fornitura delle materie prime e riprogettando la gestione in magazzino – commenta Andrea Perusin, direttore regionale Piemonte Sud e Liguria di Intesa Sanpaolo -. Siamo in una situazione di difficoltà e abbiamo messo a disposizione delle aziende alcuni strumenti per coprire i maggiori costi energetici o di materie prime. Il tema degli investimenti resta comunque centrale, anche in un'ottica di Pnrr: la banca ha stanziato 400 miliardi di cui 120 per le piccole e medie imprese”.

Gli imprenditori oggi ci chiedono informazioni e un aiuto nell’intercettare i fondi del Pnrr - sottolinea la Regional manager Nord Ovest, Paola Garibotti –. Per questo abbiamo ha costituito una task force dedicata e strutturata per supportare le mission del PNRR. La task force coinvolge aree di business, fabbriche prodotto del Gruppo, gestione dei rischi e strutture dedicate ad accompagnare le imprese nell’accesso ai fondi europei grazie a strumenti di finanziamento dedicati alla realizzazione di progetti innovativi e sostenibili".

Massimiliano Sciullo

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