Attualità - 16 aprile 2022, 10:55

Dalla guerra all'amore e alle cure di Casa Ugi: sogni e speranze dei bimbi ucraini malati [VIDEO]

I volontari si prendono cura dei piccoli malati e delle loro famiglie, con un'assistenza continua. I bimbi sono scappati da Odessa, il loro ospedale è stato bombardato e distrutto. "Casa Ugi fa un lavoro incredibile, che porta la pace nei cuori delle mamme e dei bimbi ucraini"

bimbi ucraini malati a casa ugi

Dalla guerra alle cure di Casa Ugi: sogni e speranze dei bimbi ucraini malati

Sono 1788 i chilometri che dividono in linea d'aria Odessa da Torino. La città ucraina e il capoluogo piemontese. I piccoli bimbi malati oncologici, oggi ospiti a Casa Ugi, li hanno percorsi con pochi bagagli, tanta paura e una speranza: quella di guarire dal cancro, dalla leucemia.

Ad accompagnarli nel loro viaggio per la vita, le mamme. Quelle donne che hanno lasciato mariti e padri, fratelli e figli maggiori, in Ucraina. A combattere contro l'esercito di Vladimir Putin, a resistere in città assediate e bombardate. Il tetto sicuro, oggi, è per loro casa Ugi, in corso Unità d'Italia: qui ha sede l'associazione Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini, nata nel 1980 e messasi subito a disposizione delle istituzioni per garantire il supporto in questa tremenda emergenza umanitaria.

Da Odessa casa Ugi: "Abbiamo accolto persone sotto shock"

"Il bene è sempre riconosciuto, fa da ponte a qualunque cosa". Lo dice con il sorriso Marinella Goitre, referente di Casa Ugi. Lei i 22 bambini che risiedono nella struttura, ucraini e non, li conosce tutti per nome: "Gli ucraini che abbiamo in cura provengono dalla regione di Odessa: sono sfuggiti dai bombardamenti e sono arrivati qui. Piano piano si stanno adattando". Nonostante la grande esperienza maturata in trent'anni d'attività, non è stato facile garantire subito la miglior accoglienza: "I bimbi erano davvero sotto shock: oltre alla malattia, hanno dovuto subire sofferenze inimmaginabili. E anche le mamme: sono arrivate spaesate, ma sono rimaste stupite dall'accoglienza. Abbiamo fornito loro di tutto" spiega Goitre.

Alloggi autonomi, sale giochi e mediatrici culturali per gli ospiti

Per superare l'ostacolo della barriera linguistica, Casa Ugi ha messo a disposizione delle famiglie ucraine due mediatrici culturali, che hanno aiutato volontari e impiegati a comunicare. La Casa è composta da 22 mini alloggi autonomi, con cucina e bagno. Gli spazi sono pensati per una mamma e il suo bambino. Poi ci sono le aree comuni, come una sala giochi in grado di accogliere gli ospiti e di farli distrarre con giochi di ogni tipo. Gli adolescenti in cura possono passare qualche ora nella sala con gli strumenti di musica, suonando la chitarra o il pianoforte. Così che la musica possa riportarli a quella leggerezza perduta, tra un ciclo di chemioterapia e un altro.

Olga Hryshchenko: "Gli occhi dei bimbi stanno lentamente cambiando"

Chi lavora da un mese con i piccoli ucraini che hanno abbandonato la loro casa per poter continuare le cure è la mediatrice culturale Olga Hryshchenko. Lei, in questi lunghi trenta giorni, ha visto gli occhi dei bimbi trasformarsi: "Ora sono più sereni, sorridenti. Li vedo giocare, correre, andare in bici". Un mese fa gli stessi pazienti erano completamente diversi. Nei loro occhi profondi avevano dei grandi punti di domanda: "Dove mi trovo? Bombarderanno anche qui? Riuscirò a guarire?" erano le domande che ponevano a chi parla la loro stessa lingua. 

"A Torino hanno trovato tanto amore, accoglienza a 360 gradi, serenità" racconta la mediatrice culturale. "Le mamme ci ringraziano perché possono dormire la notte. Per loro solo questa è una cosa grandissima" prosegue Olga Hryshchenko, raccontando la storia di una madre con il cuore spezzato, che ha dovuto lasciare il figlio di 19 anni al confine.

La chemio e l'incertezza del futuro: dolore su dolore

Ed è proprio quest'incertezza a pesare ancora di più per chi già ogni giorno si ritrova a combattere strenuamente contro un cancro, una leucemia. "Il dolore lo conosciamo, ma questo è particolare. Alla malattia si unisce l'incertezza famigliare, sociale. Bimbi e genitori immaginano sempre un dopo malattia: un luogo, una casa. Qui le persone non sanno che domani avranno, se avranno una casa. Se riusciranno a ritornare e se sì, dove" spiega Enrico Pira, presidente Ugi.

Pira: "Servirà assistenza di lungo periodo"

Ecco perché la vera sfida, secondo il presidente, sarà garantire un'assistenza sul lungo periodo. Che possa durare mesi, forse anni: "Dobbiamo pensare a come potremo garantire a queste persone una casa, un lavoro". Se l'eco delle bombe si fa ancora sentire, il presente di questi bimbi ucraini e delle loro famiglie è amore e cura. Quella fornita dai volontari di Casa Ugi. "I bambini che sono qui - afferma Pira - sono in una fase di remissione o di attesa di un secondo ciclo di chemioterapia. Stanno abbastanza bene, si divertono: vedo la loro gioia, si adattano, hanno un'assistenza che non conoscevano nel loro paese". Il futuro rimane un rebus e pesa come un macigno: "Nelle mamme vedi riconoscenza e affetto, non immaginavano di trovare un trattamento simile. Di fondo però, non avendo una certezza di futuro, il velo di tristezza emerge sempre nei loro occhi".

L'orrore delle bombe e della guerra non può essere cancellato. Ma Torino, ancora una volta, si dimostra città solidale, in grado di dare un supporto morale e concreto a chi è in difficoltà: "Casa Ugi fa un lavoro pazzesco, che porta la pace nei cuori delle mamme e dei bimbi ucraini".

 

Andrea Parisotto

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU