Economia e lavoro - 17 aprile 2022, 15:30

Pandemia, guerra e inflazione. A Torino consumi a picco rispetto a due anni fa: -27,6%

Lo svela l'osservatorio Confinmprese. In Piemonte, rispetto a marzo 2019, il calo è del 27,8%. Peggio che in Italia (-19,3%). Soffrono soprattutto accessori e abbigliamento, mentre recupera la ristorazione

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Calano i consumi rispetto al periodo pre pandemia a Torino e in Piemonte

Crisi, pandemia, guerra, inflazione. È una ricetta quasi letale, quella che sta minando i consumi (anche a Torino e in Piemonte). Lo conferma l'ultima rilevazione effettuata dall'osservatorio permanente Confimprese-EY, che analizza l’andamento dei consumi di mercato di marzo 2022 su marzo 2019 nei settori abbigliamento e accessori, cibo e bevande (ristorazione, bar e simili) e non food (cosmetica, arredamento, servizi, cultura).

I numeri, che a livello nazionale segnano un -19,3% rispetto a marzo 2019, anno pre-pandemia, vedono il Piemonte chiudere a -27,8%, con la città di Torino a -27,6%. Un vero e proprio crollo. Curioso il caso di Napoli, in cui i consumi sono addirittura cresciuti (+35,4%), ma se le altre sono in calo, la diminuzione è decisamente meno evidente rispetto a Torino. Milano fa -4,6%, Palermo -6,2%, Genova -6,8% e Roma -12,6%. Peggio della città della Mole fanno solo Venezia -35,8%, Bologna -34% e Firenze -28,6%.

A livello regionale, il Piemonte è al terzo (scomodissimo) posto alle spalle solo di Veneto -31,9% e Marche -28,9%. Aumentano però le regioni che riescono a rimanere sotto i dieci punti percentuali di calo, tra cui Campania -2,7%, regione con il trend migliore, Abruzzo -6,3%, Calabria -6,6%, Puglia -8,2% e Sicilia -9,6%. Segue, poco distante, la Liguria -10,5%. Le altre regioni faticano a tornare ai livelli pre-pandemia con Lazio -11,4%, Sardegna -12,8%, Lombardia -17,5%, Toscana -24,7%, Friuli-Venezia Giulia -25,8%, Umbria -26,4% ed Emilia-Romagna -26,9%.

"Il mese di marzo – spiega Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese – mostra un discreto recupero della ristorazione, che peraltro deve affrontare significativi problemi sul lato dei costi e della disponibilità di materie prime ed energia. Conferma, invece, una fortissima contrazione il comparto abbigliamento-accessori, che vede ulteriormente aggravarsi la situazione. Questo scenario desta preoccupazione, anche perché aggravato dall’aumento dall’inflazione e dal conflitto in Ucraina, che pone seri dubbi su una ripresa a breve termine del retail. Un segnale di distensione arriva dal travel, che con una flessione contenuta del -18,6%, fa ben sperare in un ulteriore recupero nei prossimi mesi, che saranno cruciali sia per l’andamento della situazione geopolitica sia per quello dei consumi".

Massimiliano Sciullo

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