Non solo guerra e sanzioni. Non solo auto e combustibili fossili. In questi giorni l'Europa si è espressa anche su un tema trasversale come quello del salario minimo: una direttiva che per ora è in bozza e attende il semaforo verde di Parlamento e Consiglio Ue. Ma che intanto indica in maniera evidente una strada, un percorso che ogni Stato, con le proprie particolarità, dovrà seguire.
Una direttiva, soprattutto, che trova il plauso anche a livello regionale. Per esempio da parte di Enzo Lavolta, componente della segreteria regionale del Pd con delega al Lavoro. "L’accordo sulla direttiva UE per il salario minimo è una buona notizia. Una regola comune europea è un vantaggio per tutti, anche per le imprese".
Può essere una soluzione utile per un territorio come quello di Torino e come il Piemonte, che in questo momento soffrono?
"Certo! Le aziende che stanno affrontando la crisi post pandemica e i costi che ne conseguono sanno quanto importante sia la qualità del lavoro, una qualità che va però riconosciuta, anche a livello economico".
E il salario minimo può essere una base di partenza?
"Chi investe nella qualità del lavoro, lo fa perché ha capito che è un elemento di competitività utile allo sviluppo dell’azienda stessa. Per il futuro della nostra Regione fortemente caratterizzata da comparti come il terziario avanzato,il turismo e i servizi servono persone motivate e sufficientemente valorizzate. In questo senso, il salario minimo e più in generale l’aumento dei salari rappresentano uno strumento prezioso, utile anche ad affrontare situazioni che sono diventate davvero particolari".
Per esempio?
"Penso alle farmacie: fanno fatica a trovare farmacisti, figure necessarie, perché chi si laurea in questa materia preferisce fare altro e dedicarsi ad altre attività, che garantiscono uno stipendio più alto rispetto a quello che prende un farmacista al banco. Un profilo peraltro che, lo ha dimostrato anche l'ultimo biennio di Covid, ha un ruolo professionale, ma anche sociale in questo momento".
La situazione in cui ci troviamo, però, sembra incoraggiante.
"Beh, non solo a Torino o in Piemonte. Dal 1990 ad oggi l'Italia è l'unico paese europeo in cui è calato lo stipendio medio delle lavoratrici e dei lavoratori. In Italia c’è una questione salariale. L’Italia ha avuto una crescita salariale tra le più basse d’europa e questo ha rappresentato un danno sia per la competitività del paese sia per la giustizia sociale".
Altrove non è così?
"In Germania e in Francia i salari medi sono stati incrementati rispettivamente del 33,7% e del 31,1%. Un dato sconcertante confronto al nostro, se pensiamo che sono Paesi europei con economie simili alla nostra. Il 13% dei lavoratori dipendenti in Italia nonostante lavori tutti i mesi vive sotto la soglia di povertà e questa fragilità oggi è aggravata dall’inflazione".
E a livello piemontese, la fotografia cosa mostra?
"Nella nostra regione, con una forte vocazione terziaria e nei servizi mi preoccupa molto il dato che vede negli ultimi anni proprio i dipendenti di questi comparti tra i più penalizzati. Spesso vittime di part-time involontario Per loro precarietà e fragilità sono determinati dalle ore lavorate. Adesso quindi è necessario che tutte le forze politiche in Parlamento concorrano al rafforzamento dei contratti collettivi nazionali prevedendo giusti salari".
Ma fissando un salario minimo, quindi uguale per tutti, non si rischia di anestetizzare la la contrattazione?
"No. Se ben definito. In Europa il salario minimo è il risultato di confronto con le parti sociali. L’introduzione del salario minimo non può prescindere dalla contrattazione. Per almeno due motivi. Il primo è che la contrattazione è il più efficiente e civile sistema di regolazione dei rapporti di lavoro. Il secondo, se vogliamo più concreto è che la qualità del lavoro e la sua giusta retribuzione debbono essere oggetto di una costante e continua analisi delle rappresentanze datoriali e sindacali. Come ho già accennato, bisogna riconoscere la qualità del lavoro e per farlo bisogna conoscerlo e conoscere come cambia".
Altrimenti c'è qualche paradosso in agguato?
"Per esempio quello che potrebbe vedere 4 cassieri di 4 aziende diverse che, pur svolgendo la stessa mansione e con lo stesso orario di lavoro, possono avere 4 contratti collettivi diversi che significa 4 regole diverse e 4 retribuzioni diverse. Una semplificazione ed una eliminazione dei contratti pirata è quanto mai necessaria".