La Cannabis è una delle più antiche piante utilizzate a scopo medicinale nella storia dell'umanità. Sin dalla sua scoperta, è stata sfruttata a uso terapeutico, tanto da essere menzionata in un antico testo medico cinese risalente al 200 o al 300 a.C. Si pensa addirittura che il volume possa risalire al 2800 a.C. e che a scrivere questo vero e proprio trattato di farmacologia sull'utilizzo della cannabis possa essere stato l'imperatore cinese Shen Nung. Qualunque sia la verità su questa storia, studi scientifici adesso lo confermerebbero: la cannabis light avrebbe realmente dei benefici, specialmente antiinfiammatori, per la salute dell'uomo.
L'uso medico della Cannabis light
Il consumo di Cannabis light offrirebbe effetti positivi se impiegato nella gestione di malesseri mentali (come ansia, stress e insonnia), ma anche e soprattutto fisici.
La cannabis utilizzata per curare e alleviare un disturbo o una patologia è anche conosciuta come Cannabis medicinale (o marijuana terapeutica) e si differenzia quindi da tutte le altre tipologie di marijuana per le sostanze benefiche che contiene.
Secondo alcuni studi, all'interno della Cannabis legale sarebbero presenti due molecole in particolare che la renderebbero un valido anti infiammatorio del tutto naturale, trenta volte più potente di una più tradizionale medicina da banco come l'Aspirina. Le molecole in questione sono la Cannaflavina A e la Cannaflavina B, sostanze in realtà già scoperte nel 1985, che non avrebbero effetti psicoattivi (non provocherebbero quindi alterazioni alla mente), non creerebbero nessuna dipendenza e che non solo combatterebbero le infiammazioni, ma sarebbero in grado di colpire il dolore esattamente al punto d'origine.
Gli effetti terapeutici della Cannabis light (o Cannabis sativa) sarebbero stati confermati anche da alcune indagini su un'altra sostanza naturale che aiuterebbe a contrastare i dolori, anche cronici, e lenire le infiammazioni: il CDB, uno dei Cannabinoidi della Cannabis anch’esso non pericoloso e non considerato sostanza stupefacente. Questa sostanza, presente in abbondanza all'interno della Cannabis legale, sarebbe capace di impedire il rilascio di quelle molecole responsabili delle infiammazioni che, se alimentate e non curate correttamente, potrebbero diventare croniche e causare gravi danni ai tessuti.
Il CDB della Cannabis medicinale è soprattutto noto per il suo effetto analgesico, antidolorifico e antiinfiammatorio. Infatti, quando il Cannabidiolo entra in contatto con i recettori presenti nel cervello umano, la risposta che questi danno al corpo sembrerebbe essere un notevole sollievo dal dolore, una riduzione delle infiammazioni e un rafforzamento delle difese immunitarie.
Per questi motivi, il CDB della marijuana legale potrebbe quindi essere impiegato per contrastare il malessere dei pazienti che soffrono di patologie autoimmuni o di quelli affetti da malattie che colpiscono le articolazioni come l'artrite o l'artrosi, o ancora di tutti coloro che combattono la sclerosi multipla, l'epilessia, il cancro, il morbo di Parkinson, l'AIDS o la più comune emicrania.
Non solo malattie gravi, quindi: le sostanze benefiche della Cannabis potrebbero essere associate anche ai trattamenti di disturbi decisamente più lievi correlati alla vita di tutti i giorni, che però contribuiscono, seppur in maniera diversa, alla sofferenza. Oggi questi leggeri malesseri vengono trattati con farmaci come aspirine, ibuprofene o cortisoni, sicuramente efficaci, ma che possono avere effetti collaterali, in modo particolare sull’apparato digerente. Ecco perché i derivati della cannabis e i suoi principi attivi potrebbero essere considerati, in certi casi e sotto consiglio medico, una buona alternativa naturale ai medicinali da banco per quanto riguarda il trattamento del dolore.