Nuove Note - 22 luglio 2022, 10:45

I suoni della terra di Earthphonia incontrano le stelle al Planetario di Torino

Intervista a Max Casacci, autore e produttore

I suoni della terra di Earthphonia incontrano le stelle al Planetario di Torino

I suoni della terra di Earthphonia incontrano le stelle al Planetario di Torino

Questo venerdì i suoni della terra raccolti nel disco Earthphonia di Max Casacci incontreranno il pubblico sotto le stelle del Planetario di Torino. L’appuntamento si inserisce all’interno della terza edizione di A Starlight Serenade che si svolge presso la corte dell’ex risalita al Planetario. La rassegna nasce dalla sinergia tra il Comune di Pino Torinese, Infini.to Planetario di Torino e TUM Torino. Nel cuore verde della riserva MAB Unesco si potrà assistere alla sonorizzazione live del disco che sarà guidata dall’astrofisico Marco Brusa. Un dialogo tra i suoni di radici, fiumi, pietre antichissime, vulcani trasformati in musica da Max Casacci e il racconto delle stelle. Per saperne di più sul progetto Earthphonia- Le voci della Terra abbiamo fatto una chiacchierata con l’autore e produttore Max Casacci

Lei è un uomo di città nato e cresciuto a Torino. Cosa l’ha spinto ad uscire dalla sua zona di comfort per raccontare e far ascoltare, con “Earthphonia”, suoni lontani geograficamente e concettualmente dalla vità metropolitana?

In parte lo stimolo all’esplorazione che mi aveva portato già negli anni precedenti a trasformare in musica rumori e ambienti sonori della città. In parte il caso, che durante una vacanza sull’isola di Gozo mi ha fatto incontrare alcune pietre in grado di emettere suoni. Però anche una sana dose di imprudenza. Perché quando l’artista Michelangelo Pistoletto, dopo avere visto su Youtube il video di “Ta’Cenc” cioè la jam session con quelle pietre, mi ha chiesto: “Casacci potresti fare qualcosa di simile con i suoni dei fiumi di Biella? Ma non solo con i rumori, proprio anche con le note come un’orchestra”, gli ho risposto: “Sì, certo”.  Senza avere la minima idea di come poter portare a termine la promessa di fare suonare un fiume che, a dispetto di quelle pietre che per qualche inspiegabile motivo si comportavano da strumenti, continuava a fare il fiume e basta. Ho sperimentato in quella occasione tutte le tecniche possibili, dalle più semplici a quelle più elaborate, per trasformare in musica, sempre senza alcuno strumento musicale, i suoni della natura. In qualche modo tutto è nato così.

Venerdì presenterà il disco in una location particolare, la corte dell'ex risalita al Planetario, che è legata doppiamente alla Terra perché riserva MAB Unesco e al Cielo perché legata al Planetario. A quale elemento si sente più vicino e quale esprime al meglio il suo concetto di musicalità?

Il cielo esercita su di me, da sempre, una forte attrazione, la stessa che mi ha spinto a scrivere “Il cielo su Torino”. Il cielo notturno che spalanca le porte alla percezione dell’Universo ha influenzato interi capitoli della Storia della musica. Ma in questo momento Earthphonia mi ha legato molto alla Terra, alla natura, agli ecosistemi e mi ci sento più vicino.

Sarà accompagnato dall’astrofisico Marco Brusa, in che modo dialogherà con lui? Come si unirà la musica alla scienza delle stelle?

Ho dialogato in un passato piuttosto recente con l’astrofisica per un album e uno spettacolo: “Planetario” dei Deproducers. Sul palco al posto del cantante c’era la scienza dei pianeti e delle stelle, incarnata dall’astrofisico Fabio Peri. Non escludo quindi momenti di contatto.“Earthphonia” live necessita già di per sé di alcune brevi parentesi di racconto, anche solo per spiegare come un canto di balena diventa un pianoforte, come un ululato possa produrre una bass-line, o come il verso dell’ape regina si trasformi in un oboe immaginario e l’intero alveare i un’orchestra barocca.

La presentazione rientra nel format A Starlight Serenade, quale sarà la sua personale serenata che dedicherà ai boschi torinesi?

Credo che, in quel contesto, sarà emozionante eseguire “Roots Wide Web” brano realizzato grazie allo studioso dell’intelligenza delle piante Stefano Mancuso, che mi ha regalato il suono utilizzato dalle radici per orientare i propri spostamenti nel terreno. Il bosco svolge la sua intensa attività cognitiva sottoterra, e quel brano rappresenta la foresta vista dal lato visibile e da quello nascosto.

Stiamo vivendo una delle estati più torride, cominciata già a maggio, nonostante i tanti gradi di latitudine che ci separano dall’Equatore. Questo è il sintomo che il cambiamento climatico non è una beffa come alcuni dicono. La questione climatica è un’urgenza che non può più essere sottovalutata. Oltretutto nei prossimi giorni Torino ospiterà il Climate Social Camp che radunerà giovani da tutta Europa. Quale contributo può dare lei come musicista alla causa?  

Ho già avuto modo in passato di suonare la musica di Earthphonia durante alcune manifestazioni di “Fridays For Future” e di Extinction Rebellion. Sono orgoglioso del fatto che sia Torino ad ospitare il Climate Social Camp europeo e infatti sono già in contatto con i ragazzi per organizzare qualche cosa insieme. 

Federica Monello

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