Spazi relax, area allattamento per l'estrazione del latte, aree di incontro con i sanitari e non solo. E poi luce, colori e una concezione più moderna per la terapia intensiva neonatale dell'ospedale Sant'Anna. Si chiama "Spazi neonati" il progetto che vede coinvolti la Città della salute, la Fondazione per l'architettura e Dear Design around Onlus. Ma soprattutto che ha visto protagonisti i genitori dei piccoli pazienti, cui è stato chiesto di indicare quali fossero le criticità e le soluzioni necessarie.
Qui si combatte la prima battaglia, la più importante
"Qui si combatte la prima battaglia, per la vita, per questi bambini di poche centinaia di grammi. E per le loro famiglie la terapia intensiva diventa una seconda casa. Cercare di rendere questi spazi poi accoglienti è un'evoluzione naturale, per i genitori che possono stare qui 24 ore su 24, ma anche per noi operatori", dice la professoressa Alessandra Coscia, responsabile della Terapia intensiva neonatale. "Sta evolvendo la medicina perinatale e la centralità dei genitori è un elemento di cura per il loro bambino. E mamma e papà hanno diritto di essere informati e parte attiva del programma clinico assistenziale nel suo complesso, compreso quello organizzativo".
I numeri dicono che ogni anno sono oltre 1800 in Piemonte i neonati prematuri (nati cioè prima della 37esima settimana). Di questi, oltre 220 pesano meno di un chilo e mezzo. I ricoveri in Terapia Intensiva al Sant'Anna sono circa 350 all'anno.
"Un grande gioco di squadra per la neuroprotezione"
"È stato un grande gioco di squadra in cui tutti noi abbiamo imparato qualcosa - aggiunge il professor Enrico Bertino, direttore del reparto di Terapia intensiva neonatale universitaria dell'ospedale Sant'Anna - Spesso la cura di questi piccoli non passa solo dagli aspetti medici, ma anche dalla condizione in cui ci si trova a prestare assistenza. Anche questo sta contribuendo ai maggiori tassi di sopravvivenza e di qualità della vita negli anni successivi. Da qui parte un modello e un percorso strutturato che possa essere anche esportato in Italia e fuori dall'Italia".
E' "neuroprotezione" la parola d'ordine: "Vogliamo ridurre lo stress, le manovre invasive per questi bambini - prosegue Bertino - con un'assistenza centrata sulla famiglia. Senza di questo, tutte le altre cure perdono molto del loro valore".
La progettazione è stata materialmente curata dagli architetti Grazia Giulia Cocina e Giacomo Mulas (studio Spaziare). Con l'aiuto di Arteco e Intesa Sanpaolo è stato possibile inserire anche opere d'arte di Silvia Margaria. Pannelli che vogliono comunicare accoglienza e umanizzazione. "Cultura e sociale sono un binomio che in questa città risulta inscindibile", dice Michele Coppola, direttore Cultura e arte per la banca.
"Lavori bellissimi, in un luogo fondamentale"
"In questi tre anni di governo regionale le buone notizie non sono state così frequenti, viste le emergenze locali e mondiali - commenta il governatore del Piemonte, Alberto Cirio -.In questo progetto si applica un metodo nuovo, che forse fa meno notizia delle cose che non funzionano. Sono tante le cose che non vanno, in tempo di pandemia, guerra e caro energia, ma cerchiamo di fare tutto ciò che è necessario per garantire servizi sanitari di eccellenza".
"Sono stati fatti lavori bellissimi - concorda l'assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi - ed è ancora più bello pensare che sia stato un gioco di squadra con le famiglie e i pazienti. È stato realizzato un reparto umanizzato, un cammino che sta procedendo a grandi passi. Soprattutto in un reparto che ha una funzione fondamentale per la nostra società, per i nostri bambini".