Nuove Note - 09 ottobre 2022, 08:16

Èlia: scrivo canzoni, racconto storie, esploro la mia musicalità

Èlia: scrivo canzoni, racconto storie, esploro la mia musicalità

Èlia, al secolo Eleonora Ceria, ha incontrato la musica all’età di due anni iniziando a cantare con la madre per non smettere mai più di farlo. Ci racconta che già all’asilo era per tutti la “bambina che canta”, la sua prima esperienza sul palco arriva a dieci anni e dura fino ai 16. Entra infatti prestissimo a far parte del Coro delle Voci Bianche del Teatro Regio di Torino. Un’infanzia fatta di teatro, opera lirica e professionismo che ricorda come una bellissima e speciale esperienza. La dimensione corale della musica accompagna Èlia anche nel gospel e nella black music. A questa affianca il suo progetto solista nel quale canta di esperienze del suo vissuto o tematiche che la toccano da vicino come razzismo e omotransbifobia. Tra qualche settimana uscirà il singolo “Grandine”, un brano che dice Èlia che ci emozionerà.  

 

Come si è avvicinata Èlia alla musica?

Avevo due anni quando mia madre mi accompagnò con la chitarra la prima volta e mi insegnò a cantare le prime canzoncine. Abbiamo passato così tutta la mia infanzia e io cantavo perché mi faceva stare bene e mi dava la sensazione di avere un posto nel mondo. Già dall’asilo io ero per tutti “la bambina che canta” e questa cosa non è mai cambiata. A dieci anni sono entrata nel Coro delle Voci Bianche del Teatro Regio di

Torino e grazie a questa esperienza durata fino a 16 anni, mi sono trovata catapultata nella dimensione del professionismo. Ho capito ben presto che la musica era una cosa seria, un lavoro fatto di studio, impegno, sacrifici e orari infiniti. Il Coro delle Voci Bianche era attivo nelle Opere Liriche del Teatro, quindi non si andava a dormire prima delle 2 di notte. Il mattino dopo dovevo essere a scuola alle 8, ma a me non ha mai pesato, ho sempre avuto la sensazione di avere avuto un’infanzia sicuramente diversa dagli altri, ma bellissima e speciale.

 

La sua esperienza come corista operista, iniziata in tenera età, quanto ha influito nella musica che fa oggi?

La mia esperienza da corista operista è stata solo il primo tassello di un percorso che mi ha portato a essere l’artista che sono oggi. Sono sicura che se non avessi fatto parte del Teatro Regio a quell’età, forse non avrei mai compreso che avrei potuto aspirare a essere una cantante professionista un giorno. Ho un aneddoto che mi porto dentro e che ha influenzato la mia espressione artistica. Avevo undici anni e con il coro avevamo alcune parti nel Mefistofele. Durante una scena la cantante protagonista si denudava davanti a tutto il pubblico e, dietro le quinte, noi piccoli le chiedemmo sbalorditi se non provasse vergogna a mostrarsi nuda davanti a tutti. Lei ci rispose candidamente che lo faceva per il Teatro e per l’Arte e quindi non c’era nulla di cui vergognarsi. Se oggi faccio del mio corpo veicolo di messaggi positivi è anche grazie a questa lezione insegnatami sul palco. Ma il mio stile musicale ha preso forma dopo un’altra esperienza corale importantissima per me: a 20 anni sono entrata nel Sunshine Gospel Choir, Coro finalista di Italia’s Got Talent 2020. Da quel momento il Gospel è entrato di prepotenza nelle mie vene e non mi ha più lasciata. La Black music influenza totalmente il mio stile e mi diverto moltissimo a mescolare sonorità black con elementi della musica italiana. La sfida è quella di mantenere la fluidità che si attribuisce alla lingua inglese, con testi in italiano. Nelle mie canzoni la prima cosa che compongo sono i cori, mi viene naturale.

 

Ci racconta della sua esperienza nel mondo musicale dei Cori e come è passata da questo ad un progetto solista?

​​L’esperienza corale ha sempre fatto e tutt’ora fa parte della mia vita. Non potrei mai farne a meno perché sono dipendente dalla sinergia che si crea tra persone che cantano insieme. È qualcosa di emotivamente impattante e musicalmente bellissimo. Il mio progetto solista non ha sostituito la dimensione corale, ma è stato solo un’altra necessità della mia espressione artistica. A un certo punto ho sentito l’esigenza di

scrivere canzoni, raccontare delle storie, esplorare la mia musicalità. Così è nata ÈLIA e con lei una serie di canzoni che sto man mano pubblicando sotto etichetta Attic Records.

 

Scrive lei i suoi testi? Cosa la ispira?

Sì, oltre a comporre la musica scrivo anche i testi delle mie canzoni. I temi che tratto sono spesso esperienze del mio vissuto o tematiche che mi toccano da vicino. Le relazioni umane, la sensualità, la passionalità trovano spesso spazio nelle mie canzoni. Tutte le forme di amore che ho provato nella vita mi hanno profondamente segnato e sento il bisogno di raccontarle. Ma amo anche scrivere testi di denuncia: le discriminazioni mi fanno sempre molto arrabbiare ed essendo la musica la mia valvola di sfogo ho scritto canzoni contro il razzismo, l’omotransbifobia e sulle difficoltà di essere donna nella nostra società.

 

Cosa significa per lei fare musica?

Per me fare musica significa essere molto fortunata. Significa aver la possibilità di esprimermi e di essere ascoltata. Significa continuare ad avere il mio posto nel mondo, esattamente come quando avevo due anni ed ero “la bambina che canta”.

 

Il 4 novembre uscirà il singolo “Grandine” senza spoilerare può dirci quale storia ci racconterà?
“Grandine” è una canzone che vi emozionerà. Il suo grande impatto sonoro è dovuto alla partecipazione di un intero coro gospel, di Alberto Marsico all’organo hammond (stimato come uno dei migliori organisti del panorama europeo, ha collaborato con alcuni dei più grandi nomi del firmamento jazzistico mondiale) e Paolo Gambino al pianoforte (pianista di Eugenio Finardi e del Sunshine Gospel Choir). Questa canzone racconta il senso di sconfitta che lascia una storia d’amore in cui si è investito tutto di noi stessi, ma che è comunque finita nel peggiore dei modi. Questa sensazione di amarezza muta durante la canzone, per trasformarsi in un sentimento di rivalsa e rinascita. Insieme all’uscita su Spotify, verrà pubblicato anche il video ufficiale diretto da Mattia Giordano.

 

La sua Torino musicale e non.

Sono una torinese semplice, quando arriva il week end mi riverso nelle stradine di Borgo Dora e tra le bancarelle del Balon e mi lascio trasportare dal fermento di Torino. Mi piace la varietà di persone che si alternano tra i banchi di antiquariato e vestiti vintage. Trovo che Torino sia una città molto artistica: ospita tantissimi musicisti e artisti di ogni tipo. Negli ultimi tempi, soprattutto dopo la pandemia, sento nell’aria una grande voglia di collaborare tutti insieme. Non a caso, proprio quest’anno, ho fondato insieme ad alcune personalità di Torino, un collettivo dal nome “Stormi”: siamo un gruppo di creativi tutti diversi tra noi che stanno unendo le forze per costruire qualcosa di grande e che possa valorizzare la nostra amata città.

 

 

Live in programma, appuntamenti. 

Sto organizzando una serie di miei concerti nella stagione invernale. Non potendo ancora dire le date precise e i locali che mi ospiteranno, vi invito a seguirmi sui miei social per restare aggiornati e non perdervi i prossimi appuntamenti live. Mi trovate su instagram come elia_helleonora e sulla pagina Facebook “ÈLIA”.

Federica Monello

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