E’ di questi giorni la notizia di Coldiretti, di minacciare l’intervento del Prefetto e dell’Esercito per cacciare i cinghiali, che devastano in modo tangibile la nostra agricoltura piemontese. "Dal Carmagnolese al Canavese in Provincia di Torino, come dal Cuneese all’Alessandrino.
Sempre di questi giorni rileviamo l’increscioso aumento degli incidenti stradali, creando di fatto un problema: sanitario, infrastrutturale e di sicurezza", sottolineano Fausto Fogliati, Referente Agricoltura Piemonte, e Matteo Maino, Vicesegretario Regionale e Coordinatore Nazionale Agricoltura di Azione, il partito fondato da Carlo Calenda.
"Il problema diventa ancor più complesso considerando che sui cinghiali abbiamo il problema della PSA, tema trattato in una conferenza di Azione ad Asti il 20 maggio di quest’anno.
Continuiamo a rilevare, purtroppo, che le azioni adottate dal Commissario Straordinario, non siano proficue nel contenimento ed eradicazione della malattia. La siccità inoltre, garantisce ai cinghiali “autostrade” lungo i fiumi pressoché in secca, alimentando la circolazione inter regionale della malattia".
"Le nostre Proposte sono di informare la popolazione (attenzionando il problema e facendo adottare le dovute precauzioni sanitarie), dare nuovo vigore alle recinzioni promesse dal Commissario Straordinario, fare rete con gli agricoltori ed i cacciatori per offrire proficue opere di contenimento e segnalazione, non ultimo di adottare soluzioni di depopolazione sui territori piemontesi", proseguono i due esponenti di Azione.
"Le misure da mettere in campo devono preservare uno dei comparti più importanti fra le filiere agroalimentari, che va dall’allevamento, sia esso per ingrasso o riproduzione, alla distribuzione, sia essa per retail oppure horeca. Una filiera dall’imponente indotto, basti pensare ai mangimifici, ai prosciuttifici e salumifici, alla logistica che gravita sul settore, oltre al forte impatto occupazionale, tanto nel settore agricolo che per il settore della trasformazione".
"Dal punto di vista territoriale, Lombardia rappresenta circa l’88% del patrimonio suinicolo nazionale, seguito da Piemonte e Emilia-Romagna, rispettivamente con quote del 15% e del 12%. Qui occorrerà concentrare fin da subito le misure contenitive e una forte sensibilizzazione, anche tramite le rappresentanze di categoria", concludono gli esponenti del partito di Calenda.