Triplo appuntamento, questa settimana, per il Teatro Stabile. Da stasera a domenica 11 dicembre in scena tre spettacoli molto interessanti, rispettivamente al Carignano e al Gobetti, a Torino, e alle Fonderie Limone di Moncalieri.
SPETTRI
di Henrik Ibsen
Teatro Carignano, piazza Carignano 6, dal 6 all'11 dicembre. Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.45; domenica ore 15.30. Info: www.teatrostabiletorino.it
In scena al teatro Carignano “Spettri” di Henrik Ibsen, nella versione italiana e adattamento di Fausto Paravidino, per la regia di Rimas Tuminas. Si tratta di uno dei drammi più significativi di Ibsen, considerato una commedia sociale, o più propriamente un dramma borghese. Come nei grandi miti della tragedia greca, qui si mescolano incesto, follia, verità terribili dopo anni di menzogna. L’ambientazione però è quella di un’allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, come l’animo dei personaggi, da una pioggia battente; un luogo in cui il sole e il calore arrivano inutilmente e sempre troppo tardi.
Questa nuova versione del capolavoro del drammaturgo norvegese si svolge in uno spazio onirico, molto nella testa della signora Alving la quale, anni dopo la vicenda di cui Ibsen narra, è visitata dai fantasmi di quella vicenda stessa e continua a riviverla. Ciò che avviene sulla scena è un continuo passaggio tra passato e presente in cui personaggi reali e fantasmi si fondono come in un sogno. Spettri viene spesso considerato l’altra faccia di Casa di bambola: la signora Alving è una Nora che non riesce a fuggire, che si lascia plagiare da un moralismo puritano e convenzionale incarnato dal Pastore Manders, una sorta di coro in questa moderna tragedia.
"La verità è la cosa più difficile da rivelare", spiega il regista Rimas Tuminas, "e in questa produzione è ben rappresentato non solo il disvelamento di segreti familiari, ma anche l’esternazione dei fantasmi che si nascondono e vivono dentro tutti noi".
FINE PENA ORA
di Elvio Fassone
Teatro Gobetti, Via Rossini 8, dal 6 all'11 dicembre. Orari: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.45; domenica ore 15.30. Info: www.teatrostabiletorino.it
Da un libro di Elvio Fassone, ex magistrato e componente del CSM, Simone Schinocca ha realizzato uno spettacolo che racconta la reale corrispondenza, durata oltre trent’anni, tra un ergastolano e il suo giudice. Un tempo che salverà anche la vita al detenuto, portando a un’amicizia inaspettata che si farà largo tra i suoi demoni, per aprire barlumi di speranza.
Due vite completamente diverse, all’apparenza inconciliabili, che lettera dopo lettera riescono a trovare un punto di incontro. Un’opera commovente, adattata per la scena, che ci interroga su come sia possibile conciliare la domanda di sicurezza sociale, e la detenzione a vita, con il dettato costituzionale del valore riabilitativo di ogni pena.
Lo spettacolo "Fine pena ora" vede in scena Salvatore D’Onofrio, Costanza Maria Frola e Giuseppe Nitti. "In questo tempo in cui tutti urlano la propria posizione, il proprio sentire, e il trovare un punto di incontro e conciliazione sembra impossibile, abbiamo scelto di dare luce a questo testo", racconta Schinocca. "Una storia che ci insegna che un punto di incontro esiste sempre, anche tra mondi distanti e impossibili. Il filo del dialogo esiste sempre. Questa è in fondo la vera ragione per cui ho creduto così tanto in questo lavoro".
OYLEM GOYLEM
di Moni Ovadia
Fonderie Limone, via Pastrengo 88, Moncalieri, dal 6 all'11 dicembre. Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì ore 20.45; sabato ore 19.30; domenica ore 15.30. Info: www.teatrostabiletorino.it
Moni Ovadia torna in scena con il suo storico spettacolo Oylem Goylem. In scena insieme a lui la Moni Ovadia Stage Orchestra.
La lingua, la musica e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di questo spettacolo che ha la forma classica del cabaret comunemente inteso. Alterna infatti brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che la comprovata abilità dell’intrattenitore sa rendere gustosamente vivaci. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
Moni Ovadia e i suoi musicisti danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull’autoironia, sull’alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. Oylem Goylem è un esempio di come in uno spettacolo di centoventi minuti si possono fondere umorismo e tradizione, intelligenza colta e gusto popolare in una formula linguisticamente internazionale.