Attualità - 25 dicembre 2022, 14:03

Il Natale della comunità rumena a Torino, tra riti religiosi ortodossi e cultura popolare

Le tradizioni più importanti raccontate da padre Gabriel Burcescu, parroco della Chiesa Ortodossa Rumena, e da Rodica Manciu, mediatrice interculturale e studentessa di etnologia

Il Natale della comunità rumena a Torino, tra riti religiosi ortodossi e cultura popolare

Con oltre 47mila residenti, secondo i dati del 2021 riportati sul sito del Comune di Torino, quella proveniente dalla Romania è di gran lunga la più numerosa comunità straniera presente sul territorio della città. Saranno dunque migliaia, come consuetudine, i cittadini rumeni che si apprestano a festeggiare il Natale tra ritualità religiose ortodosse tradizioni popolari.

La religione

A svelare gli aspetti spirituali delle celebrazioni è padre Gabriel Burcescu, parroco della Chiesa Ortodossa Rumena dell'Esaltazione della Santa Croce di via Accademia Albertina: “Come avviene per i cattolici – precisa – anche noi ortodossi rumeni festeggiamo la nascita di Gesù: per prepararci, però, facciamo una seconda Quaresima dal 14 novembre fino alla vigilia di Natale. Durante questo periodo non si possono mangiare prodotti di origine animale come carne, latte, formaggi e uova, mentre è concesso il pesce; i fedeli, inoltre, vengono più spesso a confessarsi e fare la comunione, usanze che a causa del regime comunista si sono perse nel tempo ma che stiamo cercando di far riscoprire attraverso un grande lavoro sia in Romania che qui”.

Una parte importantissima del Natale ortodosso rumeno è rappresentata dalle funzioni: “Durante l'ultima settimana di Quaresima - prosegue padre Burcescu – vengono letti i versetti del Vecchio Testamento sulla predizione di Gesù da parte dei profeti. Nel giorno della vigilia le funzioni sono invece due: la preghiera mattutina basata sui canti che annunciano la nascita e la litania serale con la benedizione del pane, del vino e dell'olio da distribuire poi ai fedeli. Il giorno di Natale viene ripetuta la preghiera mattutina e, a seguire, celebriamo la messa; un'altra usanza particolare è quella che vede impegnati bambini e ragazzi, che simboleggiano gli angeli, raggiungere le case dei fedeli per annunciare la stessa nascita di Gesù.

Dopo i 2 anni di confini blindati causa Covid-19, il Natale 2022 segnerà anche un ritorno alla normalità con un massiccio ritorno in patria per le feste:“Quest'anno – conclude - molti torneranno in Romania per le feste, a differenza di quanto accaduto ultimamente a causa della pandemia, per questo ci aspettiamo una presenza di circa 100 o 150 persone per funzione”.

Le tradizioni popolari

Ad affiancare la religione ci sono le tradizioni popolari. A raccontarle, in questo caso, è Rodica Manciu, mediatrice interculturaleex cantante di musica folcloristica rumena e studentessa di etnologia all'Università di Baia Mare: “Le feste più importanti del calendario popolare rumeno come il Natale, il Capodanno e la Pasqua - racconta – sono notturne: secondo antichi culti lunari agrari, infatti, durante la notte i cieli e le tombe si aprono, gli animali parlano e i tesori bruciano; era credenza diffusa che, guardando il cielo in quegli istanti, sarebbe stato possibile vedere Dio seduto al tavolo reale circondato dai santi più vicini ed esaudire ogni desiderio. La notte, inoltre, è il tempo propizio per la morte e la rinascita delle divinità”.

Ed è proprio in base a queste credenze popolari che si sono sviluppati i riti più disparati: “Tra questi - aggiunge Manciu – ci sono il sacrificio del maiale al santo Ignat ogni 20 dicembre, la preparazione di cibi rituali come il pane natalizio 'colac', lo spegnimento e l'accensione delle luci per celebrare la morte dell'anno vecchio e la nascita di quello nuovo, le previsioni meteorologiche degli anziani del villaggio utilizzando foglie di cipolla e gusci di noce, balli e canti dalla vigilia all'Epifania con maschere tradizionali da capra, orso e cavallo, il canto di Natale e di Capodanno dei bambini con rami di melo o abete, grida unite al suono di fruste e campane per scacciare gli spiriti maligni, i riti del 'Plugusorul', del 'Semanatul' e del 'Sorcova' per cercare la fortuna, atti di tolleranza e indulgenza”.

Marco Berton

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