Attualità - 25 dicembre 2022, 12:14

Il Natale in musica di Gianluca “Cato” Senatore: “Nel 1981 uno stereo mi ha cambiato la vita”

Il chitarrista e bassista, grande protagonista della scena underground torinese, racconta a Torino Oggi il proprio modo di vivere la feste e l'importanza di un regalo speciale

Cato Senatore, volto storico dell'underground torinese (foto credits Giorgio Violino)

Cato Senatore, volto storico dell'underground torinese (foto credits Giorgio Violino)

Il suo nome è sicuramente uno dei più noti nella scena musicale underground torinese degli ultimi 30 anni: dagli esordi come bassista degli Africa Unite fino alla lunga storia d'amore come chitarrista dei Bluebeaters con e senza Giuliano Palma, passando per collaborazioni importanti con Vinicio CaposselaSamuel dei Subsonica nella sua carriera solista e molti altri. Stiamo parlando di Gianluca Senatore, per tutti “Cato”, che a Torino Oggi ha raccontato il proprio avvicinamento al Natale, precisando come a cambiargli la vita sia stato proprio un regalo.

Come passava il Natale da bambino?

Con grande attesa e grande eccitazione per la fine della scuola e l'inizio delle vacanze, ma soprattutto per l'imminente arrivo dei regali: devo dire che i miei genitori, da questo punto di vista, ci hanno sempre tenuto a creare la giusta atmosfera preparando l'albero e il presepe, la cena con gli amici alla vigilia e il pranzo con i parenti il 25. Ricordo, in particolare, il Natale del 1981, quando una cara amica di mia madre mi regalò uno stereo vero e proprio con giradischi, amplificatore e casse; devo ammettere che quel regalo ha avuto un ruolo piuttosto importante nella mia vita”.

E ora?

Con il passare degli anni, com'è logico che sia, è cambiato il senso di responsabilità: adesso devo pensare in prima persona sia ai regali che a molte altre cose. Nonostante sia rimasta solo mia mamma, però, non abbiamo perso la tradizione di passare il pranzo di Natale insieme e la cena della vigilia con gli amici; a proposito, quest'anno ospiteremo un'amica musulmana, che pur non festeggiando la ricorrenza ha accettato il nostro invito per il puro piacere di stare in compagnia”.

È affezionato allo spirito religioso del Natale?

La mia formazione è stata profondamente cattolica: fino alle elementari sono andato a scuola dalle suore e fino all'adolescenza ho frequentato tantissimo la parrocchia Sacro Cuore di Gesù. Nonostante questo, a differenza di mia mamma che non dimentica il significato della celebrazione religiosa, l'ho sempre vissuto in modo molto laico e ricorderò al massimo una o due messe di Natale”.

Quale piatto non deve mai mancare?

Sicuramente gli struffoli, dolce tipico della tradizione napoletana a base di palline di pasta fritte e ricoperte di miele e decorate con zucchero e altri ingredienti: una bomba ipercalorica che fa esplodere la glicemia. Poi le lasagne, rigorosamente senza besciamella, il polipo con le patate e, da buoni meridionali, il gateau sempre di patate”.

Cosa regala solitamente a Natale?

Sembrerà banale ma se non sono particolarmente ispirato, conoscendo moltissime persone che leggono, regalo principalmente libri. Può anche succedere, però, che veda una cosa che ritengo particolarmente adatta per una persona e che aspetti il Natale per regalargliela”.

Cosa, invece, le piacerebbe ricevere?

A dire il vero non mi manca nulla ma, se proprio dovessi chiedere qualcosa, sarebbe sicuramente qualcosa di inedito: un disco di un genere che non ho mai considerato fino a quel momento, un libro che non ho mai letto ma che qualcuno crede che faccia per me o qualcosa che non ho mai fatto”.

Che regalo vorrebbe per l'umanità?

Mi piacerebbe che i popoli si ascoltassero, facendo in modo che quello che avviene quotidianamente nel piccolo avvenga anche nel macro”.

E per il suo settore, quello musicale?

Vorrei che ci fosse un riconoscimento vero e proprio da parte delle istituzioni e che la gente ritrovi la voglia e la curiosità di ascoltare non solo chi va in televisione e quello che già conosce, ma anche chi propone qualcosa di inedito e diverso, chi sale su un palco per esprimersi, la musica suonata”.

Marco Berton

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