Tredici nuove pietre di inciampo tra i quartieri Vanchiglia, San Salvario e borgo Vittoria.
I manufatti realizzati dall'artista tedesco Gunter Demnig, sono un monumento diffuso e partecipato per l'Europa e ricordano le singole vittime del nazismo.
Quelle incastonate per nelle strade del quartiere tra ieri e oggi si trovano in particolare in: via Giuseppe Baretti 31, dedicata a Evelina Valabrega, Anselmo, Ercole, Ida e Pasqua Ichia; via Eugenio Bava, dedicata a Nicola Battista; corso Guglielmo Marconi 11, dedicata a Vanda Maestro; via San Pio V 28, dedicata a Isacco Cohen, via Madama Cristina 18, dedicata a Nella della Rocca e Gina Sbrana; via Gaeta 18, dedicata a Marco Norzi; via Breglio 38, dedicata a Valentino Merlo; via Venaria 97, dedicata a Bartolo Gatti.
Piccole targhe di ottone poste su cubetti di pietra che sono poi incastonati nel selciato davanti all'ultima abitazione scelta liberamente dalla vittima.
La prima incastonata questa mattina, venerdì 13 gennaio, è quella dedicata a Vanda Maestro. Nata nel 1919 proprio nel luogo in cui è stata posta la pietra di inciampo, in corso Guglielmo Marconi 11, fu arrestata il 13 dicembre del 1943 e deportata ad Auschwitz nel '44, dove venne poi assassinata nello stesso anno. Una figura molto importante della Resistenza, che fu membro della banda partigiana di Levi.
Importante anche la pietra di inciampo dedicata a Valentino Merlo candidata dal Museo della Resistenza nel suo ventennale a posa pubblica. Valentino Merlo, fu un deportato politico che aveva partecipato agli scioperi del '43 e '44 e che venne deportato come comunista per vilipendio al capo del governo. Muore nel settembre del '44. "Il Museo - spiega il direttore Roberto Mastroianni - ha scelto una persona comune come posa pubblica per rispondere alla volontà di riconoscere l'importanza dell'individualità anche delle persone che non sono diventate famose per il loro sacrificio. Persone sconosciute che hanno saputo dire no di fronte alle barbarie. E' un memoriale al quotidiano eroismo dei deportati, persona sconosciuta in cui tutti si possono riconoscere".
Le pietre d'inciampo
Restituiscono la storia personale, ridanno nome a chi ne fu privato per via dell'applicazione dell'ideologia nazifascista e ricostruiscono, al tempo stesso, la storia delle città secondo i diversi luoghi da cui furono costretti ad allontanarsi o in cui vennero arrestati, o in cui risiedevano prima di scegliere la lotta partigiana, i deportati nei Lager nazisti.
L'iniziativa per l'installazione di una pietra d'inciampo parte da chiunque desideri ricordare una vittima.
Ad oggi sono state posate finora più di 90mila pietre in oltre 1800 città di 26 Paesi. A Torino, sono 143 in tutto. Quest'anno la 100 millesima pietra sarà posta dall'artista a Dachau. Lo stesso artista ieri ha partecipato alla cerimonia per il conferimento di Accademico d'Onore, come importante figura di arista che ha dedicato il suo lavoro a per combattere il negazionismo.