Pinerolese - 21 gennaio 2023, 15:18

Il torrese Matteo Salusso in Tv, tra i ‘Soliti ignoti’

Il costruttore di telai per la tessitura a mano è stato invitato a partecipare allo show televisivo. Ha parlato del suo brevetto e di un viaggio per amore

Il torrese Matteo Salusso in Tv, tra i ‘Soliti ignoti’

Ha raccontato a milioni di telespettatori in prima serata del viaggio per amore tra Torino e Copenaghen e del suo pettineliccio tubolare che, nato in falegnameria a Torre Pellice, ha convinto anche i tessitori peruviani. Nella puntata andata in onda lunedì 9 gennaio dello show televisivo “I soliti ignoti”, Matteo Salusso, quarantunenne torrese, con la sua professione di costruttore di telai, ha messo alla prova l’intuizione dei concorrenti che, prima di arrivare a lui, hanno assegnato due volte il suo lavoro alle persone sbagliate. Per Salusso è stata l’occasione per parlare di un mondo che gli è caro: “Quando mi è arrivato l’invito in trasmissione mi sono preso un giorno per pensarci e poi ho accettato: poteva essere una buona occasione pubblicitaria e un modo per parlare della tessitura a mano”.

Salusso è figlio d’arte, suo padre era il proprietario della falegnameria di via Generale Martinat 4 a Torre Pellice, dove ora lui prepara i telai artigianali in legno che vende in tutto il mondo. Il suo è un lavoro molto di nicchia: “Oltre a me in Italia c’è solo un’altra produttrice di telai per tessitura manuale, è toscana e si chiama Sefania Rangoni. Penso di essere stato chiamato dallo show proprio perché il mio è un lavoro di ‘super nicchia’”.

Una passione di famiglia

È immerso nel mondo della produzione a mano dei tessuti fin da quando era piccolo: “A casa avevamo una stanza della tessitura, dove mia madre realizzava i tappeti”. Da lei da bambino imparò a tessere, e condivise con i genitori la stessa passione: ogni vacanza con la famiglia era un’occasione per visitare un laboratorio di tessitura, negli scantinati turchi, così come nei trulli salentini. Lo stereotipo della tessitura come attività femminile, non l’ha mai imbarazzato: “D’altronde per diverse culture nel mondo si tratta di un’attività maschile: in Mali, ad esempio, le donne non possono avvicinarsi al telaio. In passato, anche i Samurai dovevano saper tessere per prepararsi la fascia dove avrebbero infilato la spada”. Che la tessitura potesse diventare un’attività economica se ne accorse invece da studente universitario: “Ero in Erasmus a Palma de Maiorca e rimasi senza soldi: cominciai a realizzare a mano dei tessuti che riuscii a vendere”.

Tornato a casa cominciò ad affiancare il padre che produceva, tra le altre cose, anche telai. A lui toccava insegnare ad usarli: “Seguivo progetti di tessitura a mano per associazioni e nelle scuole. Proprio l’entusiasmo dei bambini mi ha fatto capire che questa arte, seppur antica, non andava chiusa in museo ma doveva essere adattata al tempo in cui viviamo”.

Il brevetto

L’esigenza di avvicinare i neofiti all’attività, l’ha spinto ad elaborare il suo brevetto che semplifica soprattutto la fase dell’orditura: il pettineliccio tubolare. “Ho avuto modo di allestirne alcuni anche in un laboratorio di tessitura in Perù e sono stati molto apprezzati” racconta. Durante i ‘Soliti ignoti’ ha presentato la sua invenzione e ha raccontato, come indizio, il viaggio per amore per raggiungere nella capitale danese la sua futura moglie. E il viaggio ha caratterizzato buona parte della sua attività di formazione: tra i paesi toccati anche il Marocco e l’Uganda. Dal 2008 Salusso è invece sempre di più a Torre Pellice perché passa buona parte del tempo dedicandosi alla produzione di telai che poi vende in tutto il modo: “C’è una cosa che mi stupisce: o sono diventato più conosciuto io, oppure la tessitura a mano sta rinascendo. Vengo contattato sempre più spesso da persone che si comprano il telaio e imparano. Molte volte si tratta di giovani che si devono reinventare e partono da lì”. D’altronde si tratta di un lavoro vecchio come il mondo: “Io sposo le teorie per cui l’uomo prima di scrivere le parole, le tesseva, e per cui la tessitura non è altro che la forma primordiale di scrittura”.

Elisa Rollino

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