Pannelli con traduzione in inglese e in comunicazione aumentativa alternativa sono alcune delle novità che attenderanno i visitatori nella rinnovata sezione etnografica del Museo valdese di Torre Pellice.
Giovedì 2 febbraio termina il periodo di chiusura invernale delle sale di via Beckwith 3, divise in sezione storica, torretta e deposito visitabile, e sezione etnografica. Quest’ultima ospita una ricostruzione degli ambienti di una casa contadina dell’Ottocento, realizzata tramite elementi originali donati al museo da diverse famiglie valdesi locali a partire dagli anni ’90, tra cui macchinari, attrezzi agricoli, abiti e oggetti d’uso quotidiano. “L’esposizione non ha come obiettivo il fermare la storia – spiega Davide Rosso, direttore del museo –, ma al contrario spinge i visitatori, attraverso la ricostruzione delle nostre origini e delle nostre radici, ad analizzare e interpretare il presente. Grazie all’osservazione della vita di una singola famiglia è possibile capire molto sull’intero territorio”. I visitatori sono guidati nell’esplorazione seguendo quattro diversi percorsi di lettura: l’osservazione dei principali aspetti della vita delle comunità contadine e montane, il ciclo di vita in relazione alla religione valdese, le scuole e l’istruzione – una sala ospita anche la ricostruzione di un’aula scolastica, e il plurilinguismo tra occitano, piemontese, italiano e francese. Per questa riapertura sono stati rinnovati pavimenti e tinteggiature in modo da porre maggiormente in evidenza le vetrine e gli oggetti esposti; inoltre, la narrazione dei pannelli esplicativi è stata resa più chiara ed efficace, approfondendo il contesto territoriale e storico in cui si innestava la vita famigliare, con una nuova veste grafica e l’aggiunta di monitor per la proiezione video, già presenti nella sezione storica dal 2018. I pannelli ora presentano anche la traduzione delle spiegazioni in inglese e in comunicazione aumentativa alternativa, uno strumento di comunicazione studiato per persone con bisogni comunicativi complessi.
Il museo è poi completato dalla sezione storica, dove reperti e testi accompagnano il racconto di otto secoli di storia valdese; dal deposito visitabile, con oltre mille oggetti destinati ad allestimenti futuri, esposizioni temporanee, laboratori e programmi educativi, tra cui l’intera collezione archeologica donata dal Marchese Edoardo Ippolito e la collezione di africanistica raccolta dai missionari valdesi tra Otto e Novecento; la torretta, punto panoramico ed espositivo di reperti archeologici dalle valli valdesi. L’11 febbraio verrà inoltre inaugurata la prima mostra temporanea dell’anno, che si chiuderà il 30 giugno, con l’esposizione di oltre settanta fotografie e calendari realizzati da Roberto ‘Tini’ Jahier, pastore fotografo: “Con le fotografie, Jahier non solo mostrava il territorio, ma lo raccontava, dandone una precisa interpretazione e comunicando la realtà della vita quotidiana con allestimenti e scatti elaborati” commenta Rosso.
Il museo, che fa parte del circuito Abbonamento Torino Musei, è aperto da giovedì a domenica con orario 15-18, ed è consigliata la prenotazione telefonando allo 0121 932179 o scrivendo a bookshop@fondazionevaldese.org.